La sede del Congresso generale nazionale (Cgn, parlamento), al centro di Tripoli, è stata attaccata ieri sera da un gruppo di manifestanti contrari alla proroga del mandato dei parlamentari.
Misna - Lo ha riferito il quotidiano locale Libya Herald. La stessa fonte ha precisato che nelle violenze durate alcune ore almeno due deputati sono stati feriti a colpi d’arma da fuoco e un numero imprecisato di esponenti della massima istituzione politica del paese è stato aggredito quando i circa 500 assalitori hanno invaso l’edificio. Il portavoce del Congresso, Omar Hmidane ha affermato che i manifestanti erano armati di coltelli e bastoni. Hanno chiesto con forza le dimissioni del Congresso e denunciato il rapimento di alcuni giovani che il giorno prima hanno partecipato a un sit-in di fronte alla sede della stessa istituzione. Per la scomparsa dei giovani, i manifestanti hanno già puntato il dito contro un gruppo di uomini armati affiliati alla Cellula delle operazioni rivoluzionarie della Libia, un gruppo di ex ribelli vicino ai membri del Congresso. In serata le strade di accesso al parlamento sono state bloccate dai residenti dei quartieri circostanti, che da venerdì scorso esprimono il proprio malcontento nei confronti del parlamento.
Tra gli slogan dei disordini dello scorso fine settimana ci sono state anche critiche per “l’inazione” del Congresso e del governo di fronte all’annosa crisi sul piano della sicurezza, in particolare per le situazioni di Bengasi, Sirte e Derna, tra le località più instabili a seguito della caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011. Proprio ieri a Bengasi è stato assassinato un ingegnere francese, il 49enne Patrice Réal. Leader della contestazione contro il parlamento hanno poi accusato la Fratellanza musulmana di avere il pieno controllo sul Cgn, influenzato anche da non meglio precisate “agende straniere”.
La situazione già complessa della Libia si è ulteriormente deteriorata dopo la recente decisione del parlamento di prorogare il proprio mandato, inizialmente previsto di 18 mesi e scaduto lo scorso 7 febbraio, fino al dicembre 2014. Il Congresso ha anche deciso di organizzare elezioni anticipate, ma senza stabilire alcuna data. Finora una decina di parlamentari ha rassegnato le dimissioni in segno di protesta. Alcuni dei fuoriusciti, tra cui il deputato di Tripoli Abdullatif Ramadan al Muhalhal, hanno dichiarato di aver “perso fiducia” nel Congresso, che “ha fallito nel trovare una soluzione al problema più pressante della sicurezza”, in un paese alle merce di gruppi armati e teatro di crescenti tensioni intercomunitarie.
Misna - Lo ha riferito il quotidiano locale Libya Herald. La stessa fonte ha precisato che nelle violenze durate alcune ore almeno due deputati sono stati feriti a colpi d’arma da fuoco e un numero imprecisato di esponenti della massima istituzione politica del paese è stato aggredito quando i circa 500 assalitori hanno invaso l’edificio. Il portavoce del Congresso, Omar Hmidane ha affermato che i manifestanti erano armati di coltelli e bastoni. Hanno chiesto con forza le dimissioni del Congresso e denunciato il rapimento di alcuni giovani che il giorno prima hanno partecipato a un sit-in di fronte alla sede della stessa istituzione. Per la scomparsa dei giovani, i manifestanti hanno già puntato il dito contro un gruppo di uomini armati affiliati alla Cellula delle operazioni rivoluzionarie della Libia, un gruppo di ex ribelli vicino ai membri del Congresso. In serata le strade di accesso al parlamento sono state bloccate dai residenti dei quartieri circostanti, che da venerdì scorso esprimono il proprio malcontento nei confronti del parlamento.
Tra gli slogan dei disordini dello scorso fine settimana ci sono state anche critiche per “l’inazione” del Congresso e del governo di fronte all’annosa crisi sul piano della sicurezza, in particolare per le situazioni di Bengasi, Sirte e Derna, tra le località più instabili a seguito della caduta del regime di Muammar Gheddafi nel 2011. Proprio ieri a Bengasi è stato assassinato un ingegnere francese, il 49enne Patrice Réal. Leader della contestazione contro il parlamento hanno poi accusato la Fratellanza musulmana di avere il pieno controllo sul Cgn, influenzato anche da non meglio precisate “agende straniere”.
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