Car sharing e nuove forme di noleggio flessibile stanno avendo sull'acquisto di auto un effetto negativo molto più pesante di quanto stimato finora, come mostra uno studio realizzato negli Usa.
QualEnergia -
Il modello basato sull'auto privata è destinato ad essere sempre meno centrale. La mobilità sta cambiando e l'industria dovrebbe prepararsi.
Il mondo della mobilità sta cambiando e l'industria dell'auto rischia di sottovalutare gli effetti del cambiamento. Il modello basato sull'auto privata sembra infatti destinato ad essere sempre meno centrale. Lo illustra ad esempio uno studio condotto dalla società di consulenza AlixPartners: vi si mostra come i servizi di car sharing e le nuove forme di
noleggio flessibile stanno avendo sull'acquisto di auto nuove un effetto negativo molto più pesante di quanto stimato finora.
Stando alla ricerca, condotta su 10 aree metropolitane degli Usa, ogni veicolo di una flotta di car sharing evita l'acquisto di 32 auto: un rapporto più che doppio rispetto a quello ipotizzato da altri studi. Negli Usa, stima la società di consulenza, la diffusione di servizi di car sharing ha evitato l'acquisto di circa mezzo milione di auto. Con la crescita della popolarità di questi servizi l'impatto negativo sul mercato dell'automobile potrebbe salire fino ad arrivare nel 2020 ad erodere le vendite annuali per 1,2 milioni di veicoli.
Il 51% degli intervistati nell'ambito della ricerca ha dichiarato di aver evitato l'acquisto di un'auto grazie al car sharing o a servizi analoghi, un altro 45% ha espresso la previsione di evitare l'acquisto di un veicolo nuovo in futuro. Campanello d'allarme per l'industria dell'auto, tra i più propensi a rinunciare all'auto privata ci sono i giovani e le famiglie con bambini.
Tra le motivazioni che spingono a scegliere car sharing e servizi affini in testa ci sono convenienza economica e praticità, mentre la volontà di contenere l'impatto ambientale è quella citata più di rado. Il car sharing e i modelli di affitto flessibile stanno dunque diventando “mainstream”, come dimostra la penetrazione nel settore di diverse grandi corporation, come Avis (che ha comprato l'innovativo servizio di noleggio diffuso Zipcar), Daimler e BMW. A contribuire al successo della condivisione dell'auto, spiegano gli autori del report, l'accresciuta densità abitativa (che ricordiamo negli States è comunque molto più bassa che in Europa) e la diffusione degli smartphone, che rendono più facile fruire di questi servizi. Una grossa spinta in futuro verrà – si legge nel report - dalla diffusione delle driverless car, cioè le auto che si guidano da sole, una tecnologia che, mostrano alcuni, studi potrebbe essere diffusa capillarmente già entro 12 anni. Insomma, è in atto un trend che l'industria dell'auto farebbe bene a riconoscere per tempo e possibilmente ad anticipare. Se vorrà reggere il colpo, spiega AlixPartners, dovrà prepararsi ai nuovi modelli di business, investendo nelle tecnologie che rendono possibile il car sharing e nella fornitura di servizi ausiliari: nelle parole degli autori dello studio, “dovrà adattarsi alla nuova 'sharing economy' dove per molti prodotti si preferisce il pagamento per l'utilizzo alla proprietà”.
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Il modello basato sull'auto privata è destinato ad essere sempre meno centrale. La mobilità sta cambiando e l'industria dovrebbe prepararsi.
Il mondo della mobilità sta cambiando e l'industria dell'auto rischia di sottovalutare gli effetti del cambiamento. Il modello basato sull'auto privata sembra infatti destinato ad essere sempre meno centrale. Lo illustra ad esempio uno studio condotto dalla società di consulenza AlixPartners: vi si mostra come i servizi di car sharing e le nuove forme dinoleggio flessibile stanno avendo sull'acquisto di auto nuove un effetto negativo molto più pesante di quanto stimato finora.
Stando alla ricerca, condotta su 10 aree metropolitane degli Usa, ogni veicolo di una flotta di car sharing evita l'acquisto di 32 auto: un rapporto più che doppio rispetto a quello ipotizzato da altri studi. Negli Usa, stima la società di consulenza, la diffusione di servizi di car sharing ha evitato l'acquisto di circa mezzo milione di auto. Con la crescita della popolarità di questi servizi l'impatto negativo sul mercato dell'automobile potrebbe salire fino ad arrivare nel 2020 ad erodere le vendite annuali per 1,2 milioni di veicoli.
Il 51% degli intervistati nell'ambito della ricerca ha dichiarato di aver evitato l'acquisto di un'auto grazie al car sharing o a servizi analoghi, un altro 45% ha espresso la previsione di evitare l'acquisto di un veicolo nuovo in futuro. Campanello d'allarme per l'industria dell'auto, tra i più propensi a rinunciare all'auto privata ci sono i giovani e le famiglie con bambini.
Tra le motivazioni che spingono a scegliere car sharing e servizi affini in testa ci sono convenienza economica e praticità, mentre la volontà di contenere l'impatto ambientale è quella citata più di rado. Il car sharing e i modelli di affitto flessibile stanno dunque diventando “mainstream”, come dimostra la penetrazione nel settore di diverse grandi corporation, come Avis (che ha comprato l'innovativo servizio di noleggio diffuso Zipcar), Daimler e BMW. A contribuire al successo della condivisione dell'auto, spiegano gli autori del report, l'accresciuta densità abitativa (che ricordiamo negli States è comunque molto più bassa che in Europa) e la diffusione degli smartphone, che rendono più facile fruire di questi servizi. Una grossa spinta in futuro verrà – si legge nel report - dalla diffusione delle driverless car, cioè le auto che si guidano da sole, una tecnologia che, mostrano alcuni, studi potrebbe essere diffusa capillarmente già entro 12 anni. Insomma, è in atto un trend che l'industria dell'auto farebbe bene a riconoscere per tempo e possibilmente ad anticipare. Se vorrà reggere il colpo, spiega AlixPartners, dovrà prepararsi ai nuovi modelli di business, investendo nelle tecnologie che rendono possibile il car sharing e nella fornitura di servizi ausiliari: nelle parole degli autori dello studio, “dovrà adattarsi alla nuova 'sharing economy' dove per molti prodotti si preferisce il pagamento per l'utilizzo alla proprietà”.
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