martedì, gennaio 14, 2014
Per salvare l’Italia e gli Italiani 

di Simona Santullo

14 gennaio 2014. Secondo le ultime rivelazioni dell'Istat, in un mese si sono bruciati 55mila posti e in un anno 448mila, mentre il tasso di giovani senza lavoro è al 41,6%, un record dal 1977. La disoccupazione oramai minaccia tutti, dirigenti, impiegati, operai e commessi, senza fare differenze. Con l’inizio del 2014, alla voce entrate dello Stato mancano a oggi fior di risorse conseguenti alla chiusura di moltissime attività lavorative. La popolarità del governo Letta è ai minimi e la disoccupazione è al 42%, in sostanza un record. Quantomeno si dovrebbe avere il coraggio di affermare che qualche cosa non sta funzionando nel modo giusto. L’Italia non sta crescendo, la crisi non sta passando, ma sembra che nelle stanze della politica italiana vogliano organizzarsi per possibili miracoli, tanto che da un po’ di giorni si è tornati a parlare del tanto sospirato assegno universale destinato a chiunque abbia perso il lavoro, esteso anche a chi oggi non ne avrebbe diritto, ma con l’obbligo contestuale di frequentare un corso di formazione professionale e di non rifiutare successive offerte lavorative.

La possibile cura ai mali dell’Italia questa volta, quindi, arriva dal neosegretario PD Matteo Renzi , con il suo pacchetto di proposte per il lavoro dal nome tutto americano Job act e che sarà presentata ufficialmente in Direzione Nazionale il prossimo 16 gennaio.

Come prima cosa, Il Job Act, secondo Renzi, dovrebbe contenere l’ennesima, ma questa volta assolutamente seria, revisione delle forme contrattuali, un piano di rilancio dei Centri per l’impiego pubblici, una nuova e più efficace riforma degli ammortizzatori sociali.

Il Job Act prevedrebbe la riduzione delle varie forme contrattuali, oltre quaranta. Un processo verso un contratto d’inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Un obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.

Renzi inoltre propone di ridurre del 10% il costo dell'energia per le aziende, soprattutto per le piccole imprese. Taglio alle tasse anche per chi produce lavoro mentre "chi si muove in ambito finanziario paga di più", consentendo una riduzione del 10% dell’Irap.

Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che andrà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.

Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete. Eliminazione dell’obbligo d’iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a enti territoriali pubblici. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.

Semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato. Renzi propone anche la cancellazione della possibilità di stipulare contratti a progetto ai giovani privi di particolari esperienze di lavoro; per il momento Renzi ha fatto riferimento, senza entrare nel merito, anche a forme “precarie” che dovrebbero essere eliminate.

Obiettivo dichiarato di Renzi, quindi è quello di unire equità sociale e rilancio dell’occupazione in un arco temporale limitato di soli 8 mesi, ben determinato a spingere l’acceleratore nella direzione dell’immediata creazione di un circolo virtuoso che possa attirare i capitali dall’estero, favorendo al contempo gli investimenti interni e aiuti il Paese a ripartire.

L’Italia ha ancora dati negativi contro, nonostante le belle parole, nessuno sta rispondendo ai problemi reali delle persone bisognose e non può essere un caso se già si parla di ripresa per il 2015. Quantomeno questa volta ci si aspetta che il Job Act sia una buona base da cui ripartire per rivoluzionare il mondo del lavoro italiano.


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