Rischiano la revoca dello status di religione riconosciuta se i sacerdoti continuano a essere presenti a “Maidan”, la piazza pro-Europa
di Marco Tosatti
Vatican Insider - Il Ministero per la Cultura di Kiev ha ufficialmente minacciato la Chiesa greco-cattolica del Paese di revocarle lo status di religione ufficialmente riconosciuta se i suoi sacerdoti continuano a essere presenti a “Maidan”, la piazza occupata dai manifestanti in sostegno dell’ingresso dell’Ucraina in Europa. È la prima volta da quando l’Ucraina ha riottenuto l’indipendenza che una simile minaccia viene rivolta alla Chiesa di rito greco legata a Roma. È una Chiesa che ha sofferto pesantemente per la sua fedeltà a Roma. Dopo la Seconda Guerra mondiale Stalin decretò tout court la sua sparizione; vescovi, sacerdoti e fedeli conobbero persecuzione e martirio per mano del regime comunista.
Il 3 gennaio scorso il viceministro Timofy Kokhan ha firmato e fatto consegnare la missiva. In essa fra l’altro è scritto: “I media ucraini riportano con frequenza notizie sull’attività religiosa che è condotta da esponenti della Chiesa Greco Cattolica a Piazza dell’Indipendenza a Kiev (nota come “Maidan”, n.d.r.) nel mese di dicembre dello scorso anno e all’inizio del 2014, e questa è una violazione della legislazione ucraina che riguarda la libertà di coscienza e gli incontri religiosi… La non osservanza dei principi stipulati nell’articolo 16 della legge dell’Ucraina che riguardano la libertà di coscienza e gli incontri religiosi può avere come risultato la presa in considerazione da parte della magistratura della cancellazione dell’attività delle organizzazioni religiose suddette”. La lettera è stata pubblicata da Ukrainska Pravda (Verità Ucraina, n.d.r.).
Il capo della Chiesa Greco Cattolica, Sviatoslav Shevchuk, ha risposto che la Chiesa non può tirarsi indietro quando i suoi fedeli chiedono aiuto. “La nostra Chiesa è sempre stata fedele alla missione che Cristo le ha affidato, e resterà fedele in futuro, a dispetto di ogni minaccia”. La gente che dimostra a Maidan si è rivolta alla Chiesa Greco Cattolica e alle altre Chiese chiedendo di pregare con loro, ha spiegato l’Arcivescovo. E in un momento in cui il dialogo fra governo e cittadini sembra mancare, quelli che credono in Dio avvertono un’esigenza speciale di pregare per la pace e la tranquillità in Ucraina, e di porre fine alla violenza che ha schiacciato la dignità e i diritti costituzionali dei cittadini ucraini. La Chiesa, ha aggiunto Schevchuk, “non partecipa al processo politico, ma non può restare in disparte quando i suoi fedeli chiedono aiuto spirituale. Essere con i fedeli è dovere del sacerdote, legato alla missione stessa della Chiesa”.
La posizione dei Greco-Cattolici è condivisa dalle altre Chiese cristiane. Schevchuk ha concluso: “La Chiesa si riserva il diritto di giudicare quella che è la situazione nel Paese, se ci sono violazioni dei diritti umani e dei principi della moralità pubblica che emanano dalla legge di Dio e si riflettono nella Dottrina sociale della Chiesa”. E l’unico modo di risolvere la crisi in Ucraina “è un dialogo aperto e onesto fra le parti”.
di Marco Tosatti
Vatican Insider - Il Ministero per la Cultura di Kiev ha ufficialmente minacciato la Chiesa greco-cattolica del Paese di revocarle lo status di religione ufficialmente riconosciuta se i suoi sacerdoti continuano a essere presenti a “Maidan”, la piazza occupata dai manifestanti in sostegno dell’ingresso dell’Ucraina in Europa. È la prima volta da quando l’Ucraina ha riottenuto l’indipendenza che una simile minaccia viene rivolta alla Chiesa di rito greco legata a Roma. È una Chiesa che ha sofferto pesantemente per la sua fedeltà a Roma. Dopo la Seconda Guerra mondiale Stalin decretò tout court la sua sparizione; vescovi, sacerdoti e fedeli conobbero persecuzione e martirio per mano del regime comunista.
Il 3 gennaio scorso il viceministro Timofy Kokhan ha firmato e fatto consegnare la missiva. In essa fra l’altro è scritto: “I media ucraini riportano con frequenza notizie sull’attività religiosa che è condotta da esponenti della Chiesa Greco Cattolica a Piazza dell’Indipendenza a Kiev (nota come “Maidan”, n.d.r.) nel mese di dicembre dello scorso anno e all’inizio del 2014, e questa è una violazione della legislazione ucraina che riguarda la libertà di coscienza e gli incontri religiosi… La non osservanza dei principi stipulati nell’articolo 16 della legge dell’Ucraina che riguardano la libertà di coscienza e gli incontri religiosi può avere come risultato la presa in considerazione da parte della magistratura della cancellazione dell’attività delle organizzazioni religiose suddette”. La lettera è stata pubblicata da Ukrainska Pravda (Verità Ucraina, n.d.r.).
Il capo della Chiesa Greco Cattolica, Sviatoslav Shevchuk, ha risposto che la Chiesa non può tirarsi indietro quando i suoi fedeli chiedono aiuto. “La nostra Chiesa è sempre stata fedele alla missione che Cristo le ha affidato, e resterà fedele in futuro, a dispetto di ogni minaccia”. La gente che dimostra a Maidan si è rivolta alla Chiesa Greco Cattolica e alle altre Chiese chiedendo di pregare con loro, ha spiegato l’Arcivescovo. E in un momento in cui il dialogo fra governo e cittadini sembra mancare, quelli che credono in Dio avvertono un’esigenza speciale di pregare per la pace e la tranquillità in Ucraina, e di porre fine alla violenza che ha schiacciato la dignità e i diritti costituzionali dei cittadini ucraini. La Chiesa, ha aggiunto Schevchuk, “non partecipa al processo politico, ma non può restare in disparte quando i suoi fedeli chiedono aiuto spirituale. Essere con i fedeli è dovere del sacerdote, legato alla missione stessa della Chiesa”.
La posizione dei Greco-Cattolici è condivisa dalle altre Chiese cristiane. Schevchuk ha concluso: “La Chiesa si riserva il diritto di giudicare quella che è la situazione nel Paese, se ci sono violazioni dei diritti umani e dei principi della moralità pubblica che emanano dalla legge di Dio e si riflettono nella Dottrina sociale della Chiesa”. E l’unico modo di risolvere la crisi in Ucraina “è un dialogo aperto e onesto fra le parti”.
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