sabato, dicembre 07, 2013
I nostri politici continuano a dirci che la crisi economica sta per finire…

di Simona Santullo

L’Italia è ormai divisa in due società ben distinte, lontane anni luce l’una dall’altra e che non hanno nessuna intenzione e nessuna possibilità pratica di riavvicinarsi. Da una parte ci siamo noi poveri, per la maggior parte cittadini comuni che arrancano giorno dopo giorno. Dall’altra parte ci sono loro, “pochi” ma ricchi, un calderone di gente privilegiata e saccente, spasmodicamente avvinghiata ai ruoli che oramai ricoprono da anni e agiatamente seduta su comode poltrone a studiare la prossima manovra fiscale che porterà a un nuovo aumento delle tasse, ma altrettanto impegnata ad aumentare, ovviamente, i loro stipendi già da capogiro.

Il Belpaese, nonostante le tristi e patetiche rassicurazioni di Letta, Alfano e del Presidente Napolitano, è un caso disperato e le disuguaglianze aumentano. La povertà avanza, insieme alla consapevolezza che prima o poi potrebbe toccare a tutti. La crisi che ha investito il mondo, e l’Europa in particolare, non è passata, non sta per passare e non passerà, almeno per ora. Gli italiani non ce la fanno più a pagare le rate dei mutui, le bollette, gli affitti, e il peggio, dicono, deve ancora venire. Questo è un Paese povero, sulla strada dell’esclusione sociale, come ampiamente confermato da Bruxelles e dall’Unione Europea. L’Italia è sotto osservazione da parte di tutti gli stati membri perché sono aumentati considerevolmente i dati circa la povertà che tormenta la maggior parte dei cittadini italiani. Ciò nonostante, Letta e tutto il governo insistono nel raccontare al popolo bue che in Italia è in corso una non ben identificata crescita e che l’uscita dalla recessione è ormai prossima. Mah!

Non per essere pignola, ma il World Economic Forum ha pubblicato il suo rapporto 2013-2014 sulla competitività delle economie mondiali e se l’anno scorso eravamo 42esimi su 144 paesi censiti, oggi siamo 49esimi su 148 paesi. Tra i primi dieci paesi in termini di competitività troviamo la Svizzera, Singapore, la Finlandia, la Germania, gli Usa, la Svezia, Hong Kong, l’Olanda, il Giappone e UK. Dal rapporto emerge chiaramente che nel nostro amato Paese non conviene fare business perché c’è un altissimo livello di tassazione del lavoro; le imprese manifestano enormi difficoltà di accesso al credito; la Pubblica Amministrazione è inefficiente; l’enorme pressione fiscale che è applicata su ogni genere di attività è chiaramente un forte ostacolo al fare impresa; l’instabilità politica ovviamente non è da meno, come non sono da meno il forte tasso di corruzione presente e la mancanza di infrastrutture idonee.

La crisi economica c’è ed è drammatica, ma quel che è ancora più drammatico è vedere l’indifferenza generale della politica nei confronti della “disperazione” di gran parte del popolo italiano di fronte a problemi reali come la disoccupazione, le gravi differenze sociali tra ricchi e poveri, la mancanza di prospettive, la mancanza di futuro per i nostri figli, l’impossibilità per molti di comprare anche lo stretto necessario per vivere dignitosamente. Le risposte/soluzioni che riescono a formulare sono pressoché inutili e oramai esasperanti.

Nel mercato dell’ovvietà gli italiani continuano ad aspettarsi che quelle comode poltrone che stanno presso Palazzo Chigi, sede del Consiglio dei Ministri, per una volta siano occupate da ministri pronti a dare il buon esempio al popolo, approvando finalmente i tagli agli stipendi parlamentari, l’abolizione dei vitalizi, la riduzione delle auto blu; pronti a diminuire le spese di Palazzo, dare un taglio consistente alla burocrazia, dimezzare gli esorbitanti costi della politica, riformare la legge fiscale, riformare la legge elettorale. Siamo stanchi di essere presi per scemi, e non è più tollerabile l’ipocrisia politica che, nel nome di un futuro benessere dei cittadini italiani, continua solo e soltanto a salvaguardare i propri interessi.

Vogliamo tornare a vivere in un Paese normale, con politici capaci di amministrare la cosa pubblica e di migliorare le condizioni di vita dei cittadini, riducendo magari i loro privilegi... ma tutti gli aspetti sopra citati, che messi insieme permetterebbero sicuramente di risparmiare tantissimi milioni di euro, sono e rimarranno tragicamente assenti nell’agenda politica italiana.


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