Proteste tra gli immigrati dei Centri di identificazione e espulsione in Italia.
Radio Vaticana - Quattro di loro, del Cie di Ponte Galeria, sono stati rimpatriati in Tunisia e Marocco. Mentre una decina 10 restano con le bocche chiuse con ago e filo e 50 in sciopero della fame per manifestare contro le condizioni igienico sanitarie e di permanenza nella struttura. Il premier Letta ha promesso una revisione dei Cie, del sistema complessivo dell'accoglienza e una discussione sulla legge Bossi Fini.Anche a Lampedusa prosegue la protesta del deputato Pd Khalid Chaoouki barricatosi nel Centro di prima accoglienza che con una capienza di 245 posti ospita al momento 500 migranti. “Una vergogna, le promesse del governo sono rimaste parole”, commenta padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli di Roma. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta
R. – E’ una vergogna sapere che in quel centro, a Lampedusa, dove le persone dovrebbero rimanere per un tempo limitato, ancora ci sono gli eritrei sopravvissuti alla tragedia del 3 ottobre. In quel luogo, il governo ha manifestato il cordoglio, ha avanzato timidamente delle promesse che poi però sono rimaste parole.
D. – In queste ore è in corso la protesta del deputato Pd Chaouki, barricato nel centro di Lampedusa …
R. – Ho avuto modo di comunicargli la mia solidarietà piena e la mia vicinanza, perché purtroppo in Italia funzioniamo così: se non c’è qualcuno che evidenzia queste situazioni indegne, da lager, l’opinione pubblica e le stesse istituzioni fanno finta di nulla. Non si può più aspettare e il cambiamento dev’essere importante e avvenire in tempo reale.
D. – Intanto, al Cie di Ponte Galeria, 10 nordafricani si sono cuciti la bocca in segno di protesta per denunciare le condizioni in cui si trovano a vivere …
R. – Anche lì, ci troviamo di fronte ad una vergogna, però parliamo di persone che sono trattenute in attesa di essere espulse. Questo non vuol dire che si possa procedere senza dignità, senza rispetto nei loro confronti. Sono persone che non hanno un titolo per rimanere in Italia; chiedono spesso di essere riaccompagnate nel loro Paese eppure possono rimanere mesi e mesi in quelli che sono delle vere e proprie carceri. Noi riaffermiamo la nostra contrarietà a questi luoghi. Io dico che è urgente rivedere tutta la nostra situazione in materia di migrazioni, soprattutto con un’attenzione particolare ai profughi e ai rifugiati. L’Italia non ha nessuna autorevolezza né credibilità nel momento in cui prova a portare a livello europeo queste situazioni, perché risulta mancante. Le situazioni che stiamo vivendo in questi giorni non sono altro che il segno dell’inadeguatezza, cioè dell’assoluta mancanza di volontà onesta nel governare questo fenomeno.
D. – Manca la volontà, quindi?
R. – Manca la volontà, perché se ci fosse stata una volontà onesta di fronte ai 366 eritrei morti, tra i quali donne e bambini, qualcosa sarebbe accaduto. Invece c’è stata la solita ondata emotiva e dopo l’emozione, l’indifferenza e il silenzio.
Radio Vaticana - Quattro di loro, del Cie di Ponte Galeria, sono stati rimpatriati in Tunisia e Marocco. Mentre una decina 10 restano con le bocche chiuse con ago e filo e 50 in sciopero della fame per manifestare contro le condizioni igienico sanitarie e di permanenza nella struttura. Il premier Letta ha promesso una revisione dei Cie, del sistema complessivo dell'accoglienza e una discussione sulla legge Bossi Fini.Anche a Lampedusa prosegue la protesta del deputato Pd Khalid Chaoouki barricatosi nel Centro di prima accoglienza che con una capienza di 245 posti ospita al momento 500 migranti. “Una vergogna, le promesse del governo sono rimaste parole”, commenta padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli di Roma. Paolo Ondarza lo ha intervistato: ascolta
R. – E’ una vergogna sapere che in quel centro, a Lampedusa, dove le persone dovrebbero rimanere per un tempo limitato, ancora ci sono gli eritrei sopravvissuti alla tragedia del 3 ottobre. In quel luogo, il governo ha manifestato il cordoglio, ha avanzato timidamente delle promesse che poi però sono rimaste parole.
D. – In queste ore è in corso la protesta del deputato Pd Chaouki, barricato nel centro di Lampedusa …
R. – Ho avuto modo di comunicargli la mia solidarietà piena e la mia vicinanza, perché purtroppo in Italia funzioniamo così: se non c’è qualcuno che evidenzia queste situazioni indegne, da lager, l’opinione pubblica e le stesse istituzioni fanno finta di nulla. Non si può più aspettare e il cambiamento dev’essere importante e avvenire in tempo reale.
D. – Intanto, al Cie di Ponte Galeria, 10 nordafricani si sono cuciti la bocca in segno di protesta per denunciare le condizioni in cui si trovano a vivere …
R. – Anche lì, ci troviamo di fronte ad una vergogna, però parliamo di persone che sono trattenute in attesa di essere espulse. Questo non vuol dire che si possa procedere senza dignità, senza rispetto nei loro confronti. Sono persone che non hanno un titolo per rimanere in Italia; chiedono spesso di essere riaccompagnate nel loro Paese eppure possono rimanere mesi e mesi in quelli che sono delle vere e proprie carceri. Noi riaffermiamo la nostra contrarietà a questi luoghi. Io dico che è urgente rivedere tutta la nostra situazione in materia di migrazioni, soprattutto con un’attenzione particolare ai profughi e ai rifugiati. L’Italia non ha nessuna autorevolezza né credibilità nel momento in cui prova a portare a livello europeo queste situazioni, perché risulta mancante. Le situazioni che stiamo vivendo in questi giorni non sono altro che il segno dell’inadeguatezza, cioè dell’assoluta mancanza di volontà onesta nel governare questo fenomeno.
D. – Manca la volontà, quindi?
R. – Manca la volontà, perché se ci fosse stata una volontà onesta di fronte ai 366 eritrei morti, tra i quali donne e bambini, qualcosa sarebbe accaduto. Invece c’è stata la solita ondata emotiva e dopo l’emozione, l’indifferenza e il silenzio.
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