Un tentativo di furto finito in strage a Bengasi, dove spadroneggiano le milizie salafite. Il Paese è nel caos e il governo non riesce a disarmare le brigate.
NenaNews - Roma, 29 novembre 2013, Nena News - Almeno 40 persone sono morte nell'esplosone di un deposito di munizioni vicino alla città libica di Sabha, circa 650 chilometri a sud della capitale Tripoli. Secondo la stampa, si è trattato di un tentativo di furto finito in strage: la deflagrazione è avvenuta durate un assalto al magazzino da parte di alcune decine di persone, tra cui diversi immigrati africani. La Libia è segnata dalle violenze e il governo non ha il controllo di tutto il territorio.
Sono frequenti gli scontri con i gruppi armati di ex ribelli che non hanno deposto le armi dopo la caduta di Muhammar Gheddafi, morto due anni fa, e spadroneggiano nel Paese.
Ieri è stato un altro giorno di violenze. A Bengasi, una delle zone più calde, quattro soldati sono stati uccisi in due distinti incidenti: tre marinai sono morti e sei sono rimasti feriti nello scontro a fuoco a un check point con i miliziani del gruppo salafita Ansar al-Sharia. Un altro militare è stato ucciso durante in inseguimento. Nella seconda città libica sono frequenti gli attentati dinamitardi e gli omicidi, e da un alcuni giorni proseguono gli scontri con Ansar al-Sharia, il gruppo ritenuto responsabile dell'attentato al consolato statunitense in cui morirono l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre americani. Diversi governi hanno chiuso i consolati e le compagnie aeree hanno sospeso i voli per la città.
Le milizie sono forti e non hanno ceduto alle pressioni del governo e dei vertici delle Forze armate che li hanno esortati a deporre le armi e ad arruolarsi nell'esercito regolare, come prevede una legge. Anche la capitale è stata teatro di scontri e incidenti: a metà novembre i miliziani di Misurata hanno ucciso decine di persone che manifestavano per chiedere il ritiro dei gruppi armati dalla città. Intanto, si è creata un'emergenza umanitaria denunciata da Amnesty International: le violenze hanno spinto alla fuga circa 65.000 persone e intere comunità sono costrette a subire gli abusi e le angherie delle brigate che torturano e uccidono. Molte persone sono scomparse nel nulla.
Le Nazioni Unite hanno deciso alcuni giorni fa di un'unità speciale formata da 235 uomini in Libia per proteggere il personale e le strutture Onu nel Paese. Nena News
NenaNews - Roma, 29 novembre 2013, Nena News - Almeno 40 persone sono morte nell'esplosone di un deposito di munizioni vicino alla città libica di Sabha, circa 650 chilometri a sud della capitale Tripoli. Secondo la stampa, si è trattato di un tentativo di furto finito in strage: la deflagrazione è avvenuta durate un assalto al magazzino da parte di alcune decine di persone, tra cui diversi immigrati africani. La Libia è segnata dalle violenze e il governo non ha il controllo di tutto il territorio.Sono frequenti gli scontri con i gruppi armati di ex ribelli che non hanno deposto le armi dopo la caduta di Muhammar Gheddafi, morto due anni fa, e spadroneggiano nel Paese.
Ieri è stato un altro giorno di violenze. A Bengasi, una delle zone più calde, quattro soldati sono stati uccisi in due distinti incidenti: tre marinai sono morti e sei sono rimasti feriti nello scontro a fuoco a un check point con i miliziani del gruppo salafita Ansar al-Sharia. Un altro militare è stato ucciso durante in inseguimento. Nella seconda città libica sono frequenti gli attentati dinamitardi e gli omicidi, e da un alcuni giorni proseguono gli scontri con Ansar al-Sharia, il gruppo ritenuto responsabile dell'attentato al consolato statunitense in cui morirono l'ambasciatore Chris Stevens e altri tre americani. Diversi governi hanno chiuso i consolati e le compagnie aeree hanno sospeso i voli per la città.
Le milizie sono forti e non hanno ceduto alle pressioni del governo e dei vertici delle Forze armate che li hanno esortati a deporre le armi e ad arruolarsi nell'esercito regolare, come prevede una legge. Anche la capitale è stata teatro di scontri e incidenti: a metà novembre i miliziani di Misurata hanno ucciso decine di persone che manifestavano per chiedere il ritiro dei gruppi armati dalla città. Intanto, si è creata un'emergenza umanitaria denunciata da Amnesty International: le violenze hanno spinto alla fuga circa 65.000 persone e intere comunità sono costrette a subire gli abusi e le angherie delle brigate che torturano e uccidono. Molte persone sono scomparse nel nulla.
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