Dopo la scarcerazione la giovane attivista afferma: “Non lascerò mai le Femen”
Femen è un movimento di protesta ucraino fondato a Kiev nel 2008. Il movimento è divenuto famoso, su scala internazionale, per la pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali. La colonna portante del movimento è costituita da studentesse universitarie tra 18 e 20 anni. A Kiev ci sono circa 300 manifestanti attive che fanno capo al movimento. Non mancano attivisti maschi interessati alla causa e attivamente coinvolti.
Sin dalla sua fondazione il movimento non è passato per nulla inosservato ed ha fatto parlare di sè in tutto il mondo. Soprattutto le giovani donne si sono alzate in piedi rivendicando il loro inalienabile diritto di libertà di espressione e facendo sentire la loro voce. Ne è forse il più grande esempio Amina Tyler, giovane tunisina di 19 anni, che con grande coraggio ha sfidato le autorità del suo paese. E' diventata famosa per una foto in cui si è scritta sul corpo “Il mio corpo mi appartiene e non è l’onore di nessuno, al diavolo la vostra morale“. Questo in un paese dove il clima politico vede in contrasto laici e fondamentalisti islamici, con gli ultimi che vorrebbero far entrare in vigore in tutto il paese la sharia, la legge coranica. Nei Paesi arabi una protesta come quella di Amina (e delle Femen) è da considerarsi “pericolosa”: essa mette a rischio l’incolumità di chi osa manifestare per i propri diritti, in quanto la richiesta di ‘libertà’ – che in occidente è cosa normale - colliderebbe con un sistema che non concepisce la libertà delle donne. Ma Amina è libera, ed è libero il suo pensiero. Dopo essere stata aggredita dagli stessi familiari, lo scorso 19 maggio fu arrestata a Kairouan per avere scritto “Femen” sul muro di un cimitero e perché trovata in possesso di una bomboletta di gas lacrimogeno. Accuse per le quali è stata condannata ad una ammenda di 300 dinari (poco meno di 150 euro).
Il 4 luglio durante il processo Amina decise di togliersi il velo, il Sefseri, per ribadire ancora una volta la sua libertà. In Tunisia, sempre come simbolo di protesta, ci sono delle studentesse che rivendicano la loro libertà indossando il Niqab, il velo integrale. Il loro urlo è: “Il corpo e l’anima delle donne devono essere protetti contro le aggressioni”.
Detenuta dal 19 di maggio, la giovane rivoluzionaria è stata rilasciata il 1 luglio in attesa di affrontare il processo per profanazione di cimitero, mentre è stata prosciolta per l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, accusa datale dopo aver difeso una reclusa incinta che aveva perso il bambino dopo essere stata picchiata dalle guardie.
In un'epoca come questa, dove i conflitti etnici e religiosi diventano sempre più numerosi, la lotta per gli ideali portati avanti dalle Femen infonde speranza e desiderio che l’attuale società mediorientale possa attuare un processo di cambiamento nella direzione della tolleranza e del rispetto dei diritti umani. Ciò vale non solo per le donne ma anche per tutti coloro che non riescono a vivere dignitosamente la loro vita a causa di altri che glielo impediscono con soprusi e violenze. Amina con la sua forza, la determinazione ed il grande coraggio è riuscita a trasmettere a tutto il mondo una grande lezione. Le sue azioni parlano a tutti i giovani che credono in un cambiamento e dicono: ”Non mollate, qualsiasi cosa accada portate avanti i vostri ideali e non permettete mai a nessuno di calpestare la vostra vita e i vostri diritti, siamo nati liberi! Nessuno, ha il diritto di opprimere la nostra libertà.”
Femen è un movimento di protesta ucraino fondato a Kiev nel 2008. Il movimento è divenuto famoso, su scala internazionale, per la pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali. La colonna portante del movimento è costituita da studentesse universitarie tra 18 e 20 anni. A Kiev ci sono circa 300 manifestanti attive che fanno capo al movimento. Non mancano attivisti maschi interessati alla causa e attivamente coinvolti.
Sin dalla sua fondazione il movimento non è passato per nulla inosservato ed ha fatto parlare di sè in tutto il mondo. Soprattutto le giovani donne si sono alzate in piedi rivendicando il loro inalienabile diritto di libertà di espressione e facendo sentire la loro voce. Ne è forse il più grande esempio Amina Tyler, giovane tunisina di 19 anni, che con grande coraggio ha sfidato le autorità del suo paese. E' diventata famosa per una foto in cui si è scritta sul corpo “Il mio corpo mi appartiene e non è l’onore di nessuno, al diavolo la vostra morale“. Questo in un paese dove il clima politico vede in contrasto laici e fondamentalisti islamici, con gli ultimi che vorrebbero far entrare in vigore in tutto il paese la sharia, la legge coranica. Nei Paesi arabi una protesta come quella di Amina (e delle Femen) è da considerarsi “pericolosa”: essa mette a rischio l’incolumità di chi osa manifestare per i propri diritti, in quanto la richiesta di ‘libertà’ – che in occidente è cosa normale - colliderebbe con un sistema che non concepisce la libertà delle donne. Ma Amina è libera, ed è libero il suo pensiero. Dopo essere stata aggredita dagli stessi familiari, lo scorso 19 maggio fu arrestata a Kairouan per avere scritto “Femen” sul muro di un cimitero e perché trovata in possesso di una bomboletta di gas lacrimogeno. Accuse per le quali è stata condannata ad una ammenda di 300 dinari (poco meno di 150 euro).
Il 4 luglio durante il processo Amina decise di togliersi il velo, il Sefseri, per ribadire ancora una volta la sua libertà. In Tunisia, sempre come simbolo di protesta, ci sono delle studentesse che rivendicano la loro libertà indossando il Niqab, il velo integrale. Il loro urlo è: “Il corpo e l’anima delle donne devono essere protetti contro le aggressioni”.
Detenuta dal 19 di maggio, la giovane rivoluzionaria è stata rilasciata il 1 luglio in attesa di affrontare il processo per profanazione di cimitero, mentre è stata prosciolta per l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale, accusa datale dopo aver difeso una reclusa incinta che aveva perso il bambino dopo essere stata picchiata dalle guardie.
In un'epoca come questa, dove i conflitti etnici e religiosi diventano sempre più numerosi, la lotta per gli ideali portati avanti dalle Femen infonde speranza e desiderio che l’attuale società mediorientale possa attuare un processo di cambiamento nella direzione della tolleranza e del rispetto dei diritti umani. Ciò vale non solo per le donne ma anche per tutti coloro che non riescono a vivere dignitosamente la loro vita a causa di altri che glielo impediscono con soprusi e violenze. Amina con la sua forza, la determinazione ed il grande coraggio è riuscita a trasmettere a tutto il mondo una grande lezione. Le sue azioni parlano a tutti i giovani che credono in un cambiamento e dicono: ”Non mollate, qualsiasi cosa accada portate avanti i vostri ideali e non permettete mai a nessuno di calpestare la vostra vita e i vostri diritti, siamo nati liberi! Nessuno, ha il diritto di opprimere la nostra libertà.”
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