martedì, luglio 23, 2013
La proposta di Ana Mato, ministro della salute, fa esplodere un putiferio in Spagna 

di Francesca Filippi

Secondo quanto stabilito dalla Sanità Pubblica, la fecondazione in vitro e l’inseminazione artificiale devono essere riservate solo ai nuclei familiari composti da un uomo e una donna. Il disegno di legge, che ha suscitato non poche polemiche, verrà discusso sul tavolo del Cosiglio-Stato-Regioni. Alcuni esponenti del partito socialista spagnolo, tra cui Elena Valenciano e il segretario Rubalcaba protestano sonoramente e gridano all’incostituzionalità delle norme.

La proposta di legge sarebbe stata dettata dal deficit delle casse pubbliche, che continua ad aggravarsi, nonostante l’aumento dei tagli. Gli oppositori dal canto loro ribadiscono che l’esclusività del trattamento sia discriminatorio.

Il diritto alla maternità non solo escluderebbe le coppie omosessuali ma anche le madri single. Ad intervenire su quest’argomento è Mariluz Vàzquez , appartenente all’associazione “madri single per scelta”che insiste sulla gravosità economica dei trattamenti all’interno delle cliniche private: “Un’inseminazione artificiale sfiora i 1500 euro a tentativo, e una fecondazione in vitro oscilla dai 4mila ai 6mila euro. È una discriminazione: noi dovremmo avere gli stessi diritti di tutti i cittadini, e questo significa anche l’accesso a prestazioni mediche di questo tipo”.

Oltretutto, limitare l’opportunità dell’esperienza genitoriale segnerebbe una regressione dopo le nuove riforme, che avevano approvato e riconosciuto il matrimonio gay.


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