Il presidente della Russia ha promosso in questi giorni il disegno di legge “Don’t Say Gay”.
Il testo del progetto di legge, approvato all'unanimità dalla legislatura russa lo scorso giugno, decreta come illegale qualsiasi atto in favore dell'omosessualità, ovvero fa si che sia letteralmente illegale parlare ai ragazzi circa l'omosessualità, equiparandola all'eterosessualità. Pena: galera e deportazione immediata. L'attuazione della legge “Don’t Say Gay” va in concomitanza con i violenti attacchi contro il gay pride tenutosi a St. Petersburg lo scorso marzo.
Putin così si pronuncia: “Voglio che si comprenda che in Russia non vi sono infrazioni sui diritti delle minoranze sessuali. Gli omosessuali sono persone come tutti gli altri e godono pienamente dei loro diritti e libertà.“ Il che è chiaramente un falso.
Secondo il Bloomberg News, “la legge preserva i bambini dalla pornografia ed altre informazioni dannose quali la conoscenza tra i minori di orientamenti sessuali “non tradizionali”, che comporterebbe ad una concezione distorta degli orientamenti sessuali in genere. Infatti, secondo il primo ministro russo, i matrimoni di persone dello stesso sesso non generano figli e dato che sia in Russia che in Europa attualmente il tasso di natalità è alquanto basso, è compito suo proteggere i diritti dei cittadini dagli orientamenti sessuali “non tradizionali.” D'altro canto, dozzine di sostenitori del gay pride sono state arrestate a St. Petersburg durante la manifestazione, dopo esse stare attaccate violentemente dagli oppositori, inclusa la polizia.
Benché un sondaggio pubblico in Russia abbia dimostrato una mera tolleranza verso l'omosessualità, la Corte di Mosca ha difeso lo scorso anno la decisione cittadina di proibire le parate per il gay pride nei prossimi 100 anni e Putin ha così violato gli impegni internazionali della Russia sottoscrivendo il “Don’t Say Gay”. Secondo quanto afferma Nikolai Alexeyev, attivista gay russo, la legge verrà contestata dalla Corte Costituzionale russa e dalla European Court of Human Rights.
di Irene Maria Dianda
Il testo del progetto di legge, approvato all'unanimità dalla legislatura russa lo scorso giugno, decreta come illegale qualsiasi atto in favore dell'omosessualità, ovvero fa si che sia letteralmente illegale parlare ai ragazzi circa l'omosessualità, equiparandola all'eterosessualità. Pena: galera e deportazione immediata. L'attuazione della legge “Don’t Say Gay” va in concomitanza con i violenti attacchi contro il gay pride tenutosi a St. Petersburg lo scorso marzo.
Putin così si pronuncia: “Voglio che si comprenda che in Russia non vi sono infrazioni sui diritti delle minoranze sessuali. Gli omosessuali sono persone come tutti gli altri e godono pienamente dei loro diritti e libertà.“ Il che è chiaramente un falso.
Secondo il Bloomberg News, “la legge preserva i bambini dalla pornografia ed altre informazioni dannose quali la conoscenza tra i minori di orientamenti sessuali “non tradizionali”, che comporterebbe ad una concezione distorta degli orientamenti sessuali in genere. Infatti, secondo il primo ministro russo, i matrimoni di persone dello stesso sesso non generano figli e dato che sia in Russia che in Europa attualmente il tasso di natalità è alquanto basso, è compito suo proteggere i diritti dei cittadini dagli orientamenti sessuali “non tradizionali.” D'altro canto, dozzine di sostenitori del gay pride sono state arrestate a St. Petersburg durante la manifestazione, dopo esse stare attaccate violentemente dagli oppositori, inclusa la polizia.
Benché un sondaggio pubblico in Russia abbia dimostrato una mera tolleranza verso l'omosessualità, la Corte di Mosca ha difeso lo scorso anno la decisione cittadina di proibire le parate per il gay pride nei prossimi 100 anni e Putin ha così violato gli impegni internazionali della Russia sottoscrivendo il “Don’t Say Gay”. Secondo quanto afferma Nikolai Alexeyev, attivista gay russo, la legge verrà contestata dalla Corte Costituzionale russa e dalla European Court of Human Rights.
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