“Immaginare una soluzione pacifica è difficile” dicono fonti della MISNA al Cairo, all’indomani della più massiccia mobilitazione di piazza dai tempi della caduta di Hosni Mubarak. L’esito dello scontro tra il presidente Mohammed Morsi e l’opposizione, laica, progressista o rivoluzionaria, è più che mai incerto.
Misna - L’esito dello scontro tra il presidente
Mohammed Morsi e l’opposizione, laica, progressista o rivoluzionaria, è
più che mai incerto. Gli attivisti di Tamarod, che ancora oggi presidiano le piazze dell’Egitto, hanno fissato per domani alle cinque di pomeriggio l’inizio di una campagna di disobbedienza civile “totale
”. Un’iniziativa, si legge in una nota, che scatterà se Morsi non ascolterà le richieste di dimissioni avanzate dai dimostranti.
Difficile, ora, prevedere cosa accadrà. Di certo c’è che le vittime degli scontri avvenuti durante o a margine delle manifestazioni di ieri e di questa notte sono almeno 16. Alcune di loro hanno perso la vita nell’assalto al quartier generale dei Fratelli musulmani, il movimento di Morsi. In nessun caso i dimostranti sarebbero stati colpiti da poliziotti o da militari, a conferma di un atteggiamento delle forze dell’ordine fin qui improntato alla cautela. “Dopo essere stata accusata di stare dalla parte di Mubarak e di essere ‘nemica del popolo’ – sottolineano le fonti della MISNA – la polizia ha mantenuto un profilo basso e chiarito che non sarebbe più intervenuta in piazza”. Un discorso che non vale per l’esercito, tradizionalmente ritenuto super partes. “Le Forze armate – dicono dal Cairo – intendono restare neutrali anche per poter meglio difendere i propri privilegi economici”.
Un intervento dell’esercito, in questa prospettiva, potrebbe essere solo la conseguenza di un’escalation di violenza drammatica. “Allora – ipotizzano le fonti – i militari si schiererebbero dalla parte di chi avesse riportato una vittoria morale”. Oggi piazza Tahrir è ancora presidiata dai dimostranti. A parte alcuni problemi per la circolazione stradale, però, al Cairo la situazione appare abbastanza tranquilla e molte persone sono andate al lavoro.
”. Un’iniziativa, si legge in una nota, che scatterà se Morsi non ascolterà le richieste di dimissioni avanzate dai dimostranti.
Difficile, ora, prevedere cosa accadrà. Di certo c’è che le vittime degli scontri avvenuti durante o a margine delle manifestazioni di ieri e di questa notte sono almeno 16. Alcune di loro hanno perso la vita nell’assalto al quartier generale dei Fratelli musulmani, il movimento di Morsi. In nessun caso i dimostranti sarebbero stati colpiti da poliziotti o da militari, a conferma di un atteggiamento delle forze dell’ordine fin qui improntato alla cautela. “Dopo essere stata accusata di stare dalla parte di Mubarak e di essere ‘nemica del popolo’ – sottolineano le fonti della MISNA – la polizia ha mantenuto un profilo basso e chiarito che non sarebbe più intervenuta in piazza”. Un discorso che non vale per l’esercito, tradizionalmente ritenuto super partes. “Le Forze armate – dicono dal Cairo – intendono restare neutrali anche per poter meglio difendere i propri privilegi economici”.
Un intervento dell’esercito, in questa prospettiva, potrebbe essere solo la conseguenza di un’escalation di violenza drammatica. “Allora – ipotizzano le fonti – i militari si schiererebbero dalla parte di chi avesse riportato una vittoria morale”. Oggi piazza Tahrir è ancora presidiata dai dimostranti. A parte alcuni problemi per la circolazione stradale, però, al Cairo la situazione appare abbastanza tranquilla e molte persone sono andate al lavoro.
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