martedì, luglio 02, 2013
Allattamento al seno e dieta mediterranea riducono l’obesità negli adolescenti.

Greenreport -Un progetto di ricerca finanziato dall’Unione europea, “Early nutrition programming” (Earnest) ha rivelato come la nutrizione nel ventre materno e durante l’infanzia potrebbe influenzare la nostra tendenza ad obesità, diabete, malattie cardiache e malattie polmonari croniche, nonché le funzioni comportamentali e cognitive per tutta la vita. I risultati della ricerca sono stati tradotti in consigli pratici, che potrebbero avere un impatto positivo a lungo termine sulla salute della prossima generazione di europei.

Il tema internazionale del progetto Earnest coordinato da Berthold Koletzko della Ludwig Maximilians-Universität (Lmu) di Monaco di Baviera, ha seguito più di mille bambini in 5 Paesi Ue, dalla nascita all’età di due anni, con un ulteriore follow-up più tardi ed ha identificato i fattori che sono alla base del fenomeno della “programmazione dell’alimentazione nei primi anni di vita”.

Come spiega il bollettino scientifico dell’Ue Cordis, «L’obiettivo finale era quello di studiare gli effetti dell’alimentazione infantile sull’obesità in età adulta. I risultati finora ottenuti dimostrano che i neonati alimentati con latte artificiale a contenuto proteico più basso – più simile alla composizione del latte materno – all’età di due anni avevano un peso significativamente inferiore rispetto a quelli alimentati a regime proteico più elevato e che il loro peso era più simile a quello dei bambini allattati al seno. Le differenze emergeva a partire dai 6 mesi di età e persisteva, anche dopo che i bambini avevano interrotto l’intervento e seguivano diete simili. In realtà, questa differenza di crescita precoce predice una riduzione dell’obesità a 14 – 16 anni di ben il 13%».

Una nuova tecnica di alta tecnologia applicata all’Ospedale pediatrico Hauner dell’università di Monaco di Baviera, permette di misurare un profilo di più di 200 metaboliti da una goccia di sangue del bambino, così i ricercatori sono in grado di capire come l’alimentazione infantile con differenti livelli di proteine può influenzare i percorsi metabolici che modulano la crescita e la salute dei bambini.

I ricercatori sottolineano che «Prove sostanziali sono state raccolte sui “programmatori positivi”, quali il latte materno. Il latte materno non influenza soltanto la salute futura attraverso i suoi nutrienti, ma anche eventualmente attraverso i suoi componenti non nutritivi. Questa ricerca è servita a mettere in evidenza ancora una volta gli effetti protettivi dell’allattamento al seno sul rischio di obesità in un secondo momento, mediato principalmente dal contenuto proteico inferiore del latte materno rispetto al latte artificiale. La riduzione del contenuto proteico del latte artificiale a livelli più vicini a quella che si trova nel latte materno potrebbe quindi fornire questo vantaggio protettivo per i bambini allattati con il biberon».

Un altro “programmatore positivo” è la dieta mediterranea, definita anche dieta sana, «E’ in grado di proteggere le madri dal parto prematuro, dalla pre-eclampsia e dalla depressione postnatale, nonché di migliorare la funzione immunitaria dei loro bambini e il Quoziente di intelligenza dei loro figli all’età di 5 anni».

Per quanto riguarda il pesce, sembra che sia la lunga catena di acidi grassi omega 3 a fornire i benefici, ma i ricercatori dicono che fino ad ora non sono stati in grado di identificare un effetto specifico dei folati nelle verdure. La “programmazione” ha anche un lato negativo: «I fattori ambientali come il fumo materno, l’inquinamento atmosferico e gli interferenti endocrini possono agire come “programmatori negativi” e possono influire negativamente sulla salute della madre e del bambino».

Earnest si è anche occupato degli “effetti di genere nella programmazione” e viene fatto l’esempio di uno dei test del progetto: «Gli effetti della nutrizione infantile sui risultati cognitivi successivi sono risultati diversi tra ragazze e ragazzi nati prematuramente, con effetti di maggiore entità nei maschi. Anche gli effetti della nutrizione infantile sul fattore di crescita IGF-1 erano molto diversi nelle ragazze e nei ragazzi».

Koletzko evidenzia che «Questa ricerca ha un enorme potenziale per migliorare la salute e il benessere delle generazioni future, riducendo i costi per l’assistenza sanitaria e i servizi sociali, e per migliorare la produttività e la ricchezza della società”, dice il professor. In effetti, un obiettivo importante del progetto Earnest è stato quello di tradurre i risultati della ricerca consolidati nella pratica. Per esempio, i partner del progetto hanno collaborato nello sviluppo di raccomandazioni basate sull’evidenza per l’assunzione di grassi in gravidanza, durante l’allattamento e nella prima infanzia».

Il team di ricercatori ha cercato anche di capire da cosa sono influenzate le decisioni dei genitori in materia di nutrizione e stile di vita, e quali messaggi vengono loro comunicati attraverso materiale informativo rilasciato da agenzie governative, enti scientifici e da Ong. «Si attendono tuttavia nuove scoperte stimolanti in questo campo – conclude Koletzko – Mi sento come un alpinista che ha raggiunto una vetta, solo perché dietro ad essa ne appaia un’altra. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno come i fattori ambientali influenzano negativamente i risultati a lungo termine e la misura in cui la madre è in grado di proteggere il suo bambino contro di essi».


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