domenica, giugno 02, 2013
All'Angelus, Francesco ricorda "la piaga dei sequestri di persona", conseguenza della guerra in Siria. Preghiera in silenzio con tutti i fedeli per i caduti nelle operazioni di pace nel mondo, e per i loro familiari. Il Corpus Domini ci spinge alla condivisione del poco che siamo e che abbiamo.

Asianews - Spinto dalla "preoccupazione" per il conflitto siriano che colpisce "la popolazione inerme", papa Francesco ricorda la "piaga dei sequestri di persona" e assicura la sua preghiera e solidarietà "per le persone rapite e per i loro familiari, e faccio appello all'umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime". A conclusione dell'Angelus di oggi, coi fedeli in piazza san Pietro, il pontefice ha ricordato che la guerra civile in Siria dura ormai "da più di due anni... e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione. Questa tormentata situazione di guerra porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona".

Nella situazione di insicurezza e anarchia creata dalla guerra, molti rapimenti hanno motivi economici, per ottenere riscatti, altri sembrano motivati da vendette interconfessionali o radicalismi fanatici.

Fra i rapiti più illustri vi sono ancora, da oltre un mese, i vescovi mons. Yohanna Ibrahim, vescovo della diocesi siro-ortodosso di Aleppo e Mons. Boulos Yaziji, arcivescovo della diocesi greco-ortodossa della città. A questi si aggiungono molti scomparsi, come il giornalista italiano Domenico Quirico.

Il pontefice ha concluso l'appello aggiungendo: "Preghiamo sempre per la nostra amata Siria", accolto da un lungo applauso dei circa 60 mila presenti.

Subito dopo il pontefice ha ricordato: "Questa mattina, ho celebrato la santa messa con alcuni militari e con i parenti di alcuni caduti nelle missioni di pace, che cercano di promuovere la riconciliazione e la pace in Paesi in cui si sparge ancora tanto sangue fraterno in guerre che sono sempre una follia". E citando una frase di Pio XII, fatta propria anche da Giovanni Paolo II, ha aggiunto: "Tutto si perde con la guerra. Tutto si guadagna con la pace". Chiedo una preghiera per i caduti, i feriti e i loro familiari. E la chiedo ora, facciamola insieme". E il silenzio si è diffuso in tutta la piazza.

In precedenza il papa ha sottolineato il valore della festa del Corpus Domini, che "ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi". La festa è stata celebrata in Vaticano lo scorso giovedì, ma in Italia e in altri Paesi è festeggiata alla domenica, cioè oggi.

Francesco ha commentato il vangelo della festa, quello del miracolo dei pani (Luca 9, 11-17).

"Gesù - ha detto - si preoccupa per la gente che da tante ore sta con Lui: sono migliaia, e hanno fame. Che fare? Anche i discepoli si pongono il problema, e dicono a Gesù: «Congeda la folla» perché vada nei villaggi vicini per trovare da mangiare. Gesù invece dice: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 13). I discepoli rimangono sconcertati, e rispondono: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci», come dire: appena il necessario per noi.

Gesù sa bene che cosa fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli, vuole educarli. Quello dei discepoli è l'atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi problemi: Congeda la folla, ciascuno si arrangi come può, del resto hai fatto già tanto per loro: hai predicato, hai guarito i malati...

L'atteggiamento di Gesù è nettamente diverso, ed è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla compassione per la gente, ma anche dalla volontà di dare un messaggio ai discepoli. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti. Gesù si fida totalmente del Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile. Perciò dice ai discepoli di far sedere la gente a gruppi di cinquanta - non è casuale: questo significa che non sono più una folla, ma diventano comunità, nutrite dal pane di Dio. E poi prende quei pani e i pesci, alza gli occhi al cielo, recita la benedizione - è chiaro il riferimento all'Eucaristia -, poi li spezza e comincia a darli ai discepoli, e i discepoli li distribuiscono...e i pani e i pesci non finiscono! Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l'umanità.

I discepoli videro, ma non colsero bene il messaggio. Furono presi, come la folla, dall'entusiasmo del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, quella del servizio, dell'amore, della fede".

"La festa del Corpus Domini - ha concluso - ci chiede di convertirci alla fede nella Provvidenza, di saper condividere il poco che siamo e che abbiamo, e non chiuderci mai in noi stessi. Chiediamo alla nostra Madre Maria di aiutarci in questa conversione, per seguire veramente, sempre di più, quel Gesù che adoriamo nell'Eucaristia".

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