giovedì, maggio 02, 2013
I bambini e le bambine durante i conflitti armati e nelle fasi post-conflitto, sono troppo spesso vittime di violenze sessuali.

Save the Children - Le più colpite sono le adolescenti, ma le violenze riguardano anche i maschi e bambini di pochi anni. La violenza è perpetrata soprattutto dalle milizie armate ma anche da civili: familiari, insegnanti, operatori umanitari. La frequenza e l’intensità delle violenze sessuali su bambini e adolescenti durante i conflitti è scioccante. Un rapporto di Save the Children, "Indicibili crimini contro i bambini. La violenza sessuale nei conflitti", svela che la maggioranza di coloro che hanno subito violenze sessuali durante un conflitto o subito dopo hanno meno di 18 anni .

Un dato che può arrivare all’80% del totale delle vittime e che, in numeri, si traduce in una stima di quasi 30 milioni di bambini vittime di violenza sessuale.

Nella Repubblica Democratica del Congo nel 2008 sono stati rilevati 16.000 casi di violenza sessuale contro donne e ragazze, di cui quasi il 65% nei confronti di minori, per la gran parte adolescenti ma in misura di circa il 10% anche con meno di 10 anni.

Madaleine ha 16 anni ed è una delle vittime. Lei e la sorella maggiore sono state prelevate dalla loro casa, due soldati le hanno costrette a camminare per ore per poi violentarle. Questa è la sua testimonianza:

"Due soldati sono venuti a casa nostra, avevano armi e hanno rubato tutto quello che avevamo. Hanno preso me e mia sorella dicendo che ci avrebbero ucciso, i nostri genitori non hanno potuto fare niente perché loro erano armati. Avevo tanta paura.

Ci hanno preso e ci hanno portato con loro nella boscaglia. Abbiamo camminato per 4 ore e ci colpivano per farci andare più veloce. Era notte fonda e io cadevo nel fango perché era molto buio. Siamo arrivati al loro nascondiglio, lì c'erano altri soldati. Dicevano cose che io e mia sorella non capivamo, perché parlavano un'altra lingua. Un soldato ha preso mia sorella e l'ha portata via, un altro ha preso me e mi ha violentato.

Pensavo: "Potrò tornare a casa, resterò incinta, se succede cosa farò?"

Alla fine mi hanno riportato da mia sorella e ci hanno lasciato andare. Ero molto arrabbiata e provavo molto dolore. Non l'ho detto ai miei amici, non sapevo come avrebbero reagito, mi sarei creata una brutta reputazione. La mia famiglia però lo sa e mi sostengono. È successo ad altre ragazze. Quando c'è la guerra le donne e le ragazze soffrono molto. Dobbiamo insegnare ai governi e ai leader, in modo che i soldati non facciano più queste cose.

Questa è solo una delle tante testimonianze raccolte nel rapporto e purtroppo c'è ancora molto da fare per far sì che cose del genere non accadano più.

“Per questo chiediamo ai paesi del G8 che il finanziamento di interventi di protezione dei bambini sia una priorità in ogni risposta umanitaria e che i bambini siano posti al centro dell’azione internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti”, conclude il Direttore Generale Save the Children Italia.


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