giovedì, maggio 02, 2013
Una donna, gravemente ferita, e le sue due figlie sono nelle mani di un gruppo che le accusa di praticare la "stregoneria" in Papua Nuova Guinea.

Amnesty Italia - Si teme per la loro incolumità dopo che all'inizio di aprile una donna accusata di "stregoneria" era stata decapitata. La risposta della polizia si è dimostrata finora gravemente insufficiente. Secondo fonti interne al paese, la donna avrebbe riportato gravi lesioni intorno al collo a causa di un'aggressione subita intorno al 2 aprile 2013. Gli abitanti hanno bloccato le strade per impedire alle tre donne di lasciare Lopele, distretto di Bana, sud di Bougainville, per sottoporsi a cure mediche specialistiche. Le donne sono ora trattenute in un centro sanitario rudimentale da membri della comunità che le accusano di praticare la "stregoneria". La polizia ha risposto finora solo inviando un funzionario a Lopele per negoziare la liberazione delle donne .

Intorno al 4 aprile, Helen Rumbali, attivista per i diritti delle donne e insegnante, è stata decapitata davanti all'intera comunità dopo essere stata accusata di "stregoneria". La polizia, presente sul posto, ha riferito di non esser stata in grado di intervenire a causa della ostilità della folla.

A marzo, la commissione per la riforma costituzionale della Papua Nuova Guinea ha chiesto al governo di abrogare l'atto sulla stregoneria del 1971, che attualmente riduce le pene per coloro che hanno aggredito o ucciso qualcuno accusato di stregoneria.


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