martedì, maggio 14, 2013
Banche fedeli alla Sharia

La Turchia si prepara a fare delle banche islamiche la punta di diamante del suo sistema finanziario, con l'obiettivo di triplicare la presenza di istituzioni conformi alla sharia entro il 2023. Questo intento è emerso chiaramente in occasione del meeting annuale dell'Unione delle Participation Bank, come vengono definite tecnicamente le banche che non applicano interessi al denaro prestato, in conformità a un principio della dottrina islamica.

Nel corso dell'incontro, il vice premier Ali Babacan, responsabile dell'Economia, ha spiegato che il governo si prepara a fornire nuove licenze bancarie, destinate in particolare alla participation bank. Due sono gli istituti di questo genere che si affacceranno a breve termine sul mercato turco e internazionale. Saranno lanciati da altrettante banche a partecipazione statale, vale a dire Ziraat Bank e Halkbank, e si aggiungeranno alle quattro banche islamiche che gia' operano sul mercato turco: Bank Asya, Turkiye Finans, Albaraka Turk e Kuveyt Turk. "Queste due nuove banche - ha spiegato Babacan - contribuiranno alla crescita del settore delle participation bank, che al momento ha pochi operatori in Turchia". Le quattro banche gia' attive in questo settore coprono il 5,3% del mercato, una percentuale che rispetto al 2011 ha conosciuto una crescita del 29%, per un patrimonio complessivo di 56,1 miliardi di lire turche, pari a quasi 24 miliardi di euro. Nello stesso anno, i capitali raccolti dai quattro istituti islamici e' salito del 18%, fino a 39,9 miliardi di lire (oltre 17 miliardi di euro).

L'obiettivo dichiarato del governo turco, da oltre un decennio in mano al filo-islamico Partito della Giustizia e dello Sviluppo, e' quello di creare un sistema bancario piu' inclusivo, che sfrutti i vantaggi della finanza islamica a vantaggio di un accesso al credito anche per chi gode di minori mezzi. Ma in molti vedono nella strategia un tentativo di applicare anche al mondo della finanza quel modello islamico che sempre piu' influenza la societa' turca. In un decennio, infatti, il governo di Recep Tayyip Erdogan ha adottato misure poco gradite ai sostenitori della laicita' dello stato, da quelle contro il consumo di alcool a quelle a favore del velo islamico per le donne. "Oltre 600 istituzioni finanziarie islamiche operano nel mondo - ha spiegato Babacan nel suo intervento - e controllano un mercato da mille miliardi. Una cifra che puo' sembrare enorme, ma che costituisce appena l'1% dell'intero settore finanziario. Le participation bank devono invece avere una presenza piu' forte, in modo da migliare l'accesso al settore da parte della gente e permettere al sistema di essere piu' inclusivo, come prevede anche l'agenda del G20". Nel 2011, secondo dati dell'Unione delle Participation Bank, mentre l'intero settore bancario turco conosceva un crollo dei guadagni del 10%, le banche islamiche sono state le uniche a registrare una crescita e sono arrivate a dare lavoro a 13.857 persone. Il Tesoro turco ha anche cominciato a emettere sukuk, vale a dire bond conformi alla sharia, con i quali si punta ad aggredire anche il mercato internazionale, sempre piu' interessato alla finanza turca. Cosi', se i sukuk destinati al mercato interno saranno emessi in lire, quelli destinati al mercato internazionale saranno in valuta estera.

Banche fedeli al Corano La principale differenza tra queste banche e quelle occidentali, consiste nel fatto che non possono guadagnare sugli interessi (riba) e sulla speculazione (gharar). Infatti il Sacro Corano considera gli interessi una forma di usura e non consente che il denaro, restando fermo, possa generare altro denaro. Così ad esempio, anziché concedere un mutuo ad una persona che voglia comprare un immobile, riscuotendo in cambio un interesse sulla somma prestata, la banca islamica acquista direttamente la casa, per poi cederla in affitto al cliente, il quale si impegna a versare la somma corrispondente in più rate. Una volta terminato di pagare le rate, questi diventerà il proprietario dell'immobile. Inoltre la finanza islamica si differenzia da quella tradizionale occidentale per l'importanza attribuita al carattere sociale dell'investimento. Così ad esempio sono proibiti gli investimenti, oltre che nei settori delle armi o della droga, anche nei settori delle bevande alcoliche, della carne di maiale, delle riviste scandalistiche e in tutti gli altri settori in cui vigono i divieti dettati dalla legge coranica.

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