I testi risalgono al terzo e quarto secolo, ma il comunicarsi di un’esperienza di familiarità con il Mistero vissuta nella concretezza del vivere quotidianonon ha una data di scadenza. La raccolta di testi tratti dalle Regole e dalle Omelie sono presentati da Luigi Franco Pizzolato (Edizioni Paoline).
di Patrizio Ricci
Il libro “La cura del povero e l’onere della ricchezza” affronta il tema cruciale della ricchezza e della condivisione della povertà secondo gli insegnamenti del Dottore della Chiesa San Basilio di Cesarea (330-379). La lettura ci introduce alla sua profonda spiritualità vissuta nel quotidiano, ispiratrice sia del monachesimo orientale che occidentale. Dei suoi scritti, il suo caro amico San Gregorio ha detto: “Quando leggo le sue opere, la mia anima e il mio corpo sono purificati, divento tempio degno di Dio e docile strumento dello Spirito Santo”. Il volume è composto dalle ‘Regole’ monastiche e dalle ‘Omelie sulla ricchezza’. Entrambe affrontano il tema della povertà e del giusto atteggiamento di fronte al possesso dei beni. Il tema non è trattato in modo speculativo ma frutto di una scelta personale radicale: pur avendo vissuto gli agi di una famiglia benestante, San Basilio prende ben presto consapevolezza, già in giovinezza, di aver perso tanto tempo inutilmente e confessa: “Un giorno, come svegliatomi da un sonno profondo, sono andato alla mirabile luce della verità del Vangelo ... e piansi sulla mia miserabile vita". Il suo pensiero sulla ricchezza è già ben dettagliato nelle ‘Regole’: “Bisogna essere misericordiosi e generosi, perchè quelli che non lo sono, sono messi sotto accusa” (RM 48). La sua è la profonda ragionevolezza di chi concepisce la vita per quello che è, un dono gratuito. Per questo è un’usurpazione il desiderare più del dovuto. Dono gratuito e la condivisione dei beni sono la base della vita monastica che prenderà a riferimento anche nelle predicazioni delle Omelie: “La ricchezza quando si elargisce nel modo che suggerisce il Signore è duratura mentre se viene trattenuta, ci se ne spossessa” (Omelia VII).
Dopo un’iniziale esperienza ascetica nel deserto egiziano San Basilio fonda alcune comunità monastiche. Prima della sua elevazione all’episcopato dona tutti i suoi averi alla comunità e ai poveri e denuncia la cecità dei ricchi al grido dei miseri: “Il pane appartiene a chi ha fame, l'abito che non si usa appartiene a chi è costretto ad andare nudo e le calzature che non s’impiegano sono di proprietà degli scalzi”.
Tuttavia, la preoccupazione di Basilio non è quella di dettare norme di una ‘più corretta’ morale ma di indirizzare l’attenzione al fatto che ciò che Dio ha dato in natura lo ha dato a tutti e che la ricchezza è amorale quando è vissuta senza condivisione e senza distacco. “I beni messi a disposizione da Dio non ci appartengono e non ci seguiranno, un giorno dovremo privarcene”.
Sono passati 1700 anni dall’epoca in cui è vissuto Basilio. Oggi i suoi insegnamenti sono più che mai attuali. Il mondo è andato avanti con il progresso tecnologico ma ancora non ha mostrato di aver capito: la speculazione finanziaria ha creato ingenti guadagni dal nulla, dal denaro stesso, senza alcuna attinenza con il lavoro reale; l’accaparramento delle risorse è diventato uno strumento straordinario di potere, che sovrasta l’ etica. Più che mai, il suo messaggio è attuale: "Ditemi, che cosa è il vostro? Da chi avete ricevuto?”; le sue considerazioni sono schiette: “Chi ruba ad un uomo nudo è chiamato ladro. Il non vedere un uomo nudo, merita un altro nome?”. Queste parole assumono ancora oggi carattere di denuncia perché le riforme economiche non tengono mai conto della trascendenza della vita umana. Paradossale, perché “la trascendenza della natura dell’uomo permette di inserire Dio nello scambio economico, senza tenerlo né fuori né oltre, ma dentro: come principio primo della razionalità” (pag 49).
Basilio ancora oggi è considerato ‘il più grande legislatore del monachesimo’ e con i suoi insegnamenti ha ispirato tutti i movimenti monacali, compreso quello Benedettino. Anche da Vescovo curò con intelligenza il territorio della sua diocesi. Nell’amministrarla, l’amore per Cristo lo spinse ad andare oltre la pietà devozionale tradizionale, verso una diffusione di una carità comune resa stabile. A Cesarea egli fu il motore intelligente di una ‘cittadina della misericordia’, un complesso di case dedicate ai malati, agli anziani, ai poveri, che i cittadini chiamarono “Basiliade”. L’opera era la testimonianza di una stima immensa per l’umano e per il suo scopo: “L ’uomo è una creatura che ha ricevuto da Dio l’ordine di diventare Dio per grazia”.
La raccolta di scritti è accompagnata dalla splendida presentazione del prof. Luigi Franco Pizzolato, professore emerito di letteratura antica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua introduzione ci accompagna sapientemente nella lettura, permettendoci di penetrare efficacemente nello spirito dell’autore. Con questo fondamentale aiuto, si percepisce esattamente il giudizio di valore che San Basilio ha voluto trasmettere. Le sue parole riecheggiano in quelle di Benedetto XVI: “La gratuità è presente nella vita in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza. L’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza”. (Enciclica “Caritas in Veritate ”, cap. 3°).
Ancora oggi l’ingente ricchezza di pochi sottrae il necessario a molti. E’ una ricchezza amorale che sempre chiede il conto agli ultimi: dietro non c’è una guerra, non c’è un’epidemia, non è causata dalle penurie di beni che dovette affrontare San Basilio in tempo di carestia. E’ sempre l’esito dell’avidità, la scelta dell’effimero. Sfogliamo le pagine del libro “La cura del povero e l’onere della ricchezza” e vediamo che non è l’unica strada: un uomo che si commuove, questo ci salverà. E’ l’insegnamento di San Basilio Magno: chi si affida alla Presenza storica di Cristo, sperimenterà il centuplo promesso, la novità di una capacità di affezione verso i fratelli e un gusto nuovo nel vivere.
di Patrizio Ricci
Il libro “La cura del povero e l’onere della ricchezza” affronta il tema cruciale della ricchezza e della condivisione della povertà secondo gli insegnamenti del Dottore della Chiesa San Basilio di Cesarea (330-379). La lettura ci introduce alla sua profonda spiritualità vissuta nel quotidiano, ispiratrice sia del monachesimo orientale che occidentale. Dei suoi scritti, il suo caro amico San Gregorio ha detto: “Quando leggo le sue opere, la mia anima e il mio corpo sono purificati, divento tempio degno di Dio e docile strumento dello Spirito Santo”. Il volume è composto dalle ‘Regole’ monastiche e dalle ‘Omelie sulla ricchezza’. Entrambe affrontano il tema della povertà e del giusto atteggiamento di fronte al possesso dei beni. Il tema non è trattato in modo speculativo ma frutto di una scelta personale radicale: pur avendo vissuto gli agi di una famiglia benestante, San Basilio prende ben presto consapevolezza, già in giovinezza, di aver perso tanto tempo inutilmente e confessa: “Un giorno, come svegliatomi da un sonno profondo, sono andato alla mirabile luce della verità del Vangelo ... e piansi sulla mia miserabile vita". Il suo pensiero sulla ricchezza è già ben dettagliato nelle ‘Regole’: “Bisogna essere misericordiosi e generosi, perchè quelli che non lo sono, sono messi sotto accusa” (RM 48). La sua è la profonda ragionevolezza di chi concepisce la vita per quello che è, un dono gratuito. Per questo è un’usurpazione il desiderare più del dovuto. Dono gratuito e la condivisione dei beni sono la base della vita monastica che prenderà a riferimento anche nelle predicazioni delle Omelie: “La ricchezza quando si elargisce nel modo che suggerisce il Signore è duratura mentre se viene trattenuta, ci se ne spossessa” (Omelia VII).
Dopo un’iniziale esperienza ascetica nel deserto egiziano San Basilio fonda alcune comunità monastiche. Prima della sua elevazione all’episcopato dona tutti i suoi averi alla comunità e ai poveri e denuncia la cecità dei ricchi al grido dei miseri: “Il pane appartiene a chi ha fame, l'abito che non si usa appartiene a chi è costretto ad andare nudo e le calzature che non s’impiegano sono di proprietà degli scalzi”.
Tuttavia, la preoccupazione di Basilio non è quella di dettare norme di una ‘più corretta’ morale ma di indirizzare l’attenzione al fatto che ciò che Dio ha dato in natura lo ha dato a tutti e che la ricchezza è amorale quando è vissuta senza condivisione e senza distacco. “I beni messi a disposizione da Dio non ci appartengono e non ci seguiranno, un giorno dovremo privarcene”.
Sono passati 1700 anni dall’epoca in cui è vissuto Basilio. Oggi i suoi insegnamenti sono più che mai attuali. Il mondo è andato avanti con il progresso tecnologico ma ancora non ha mostrato di aver capito: la speculazione finanziaria ha creato ingenti guadagni dal nulla, dal denaro stesso, senza alcuna attinenza con il lavoro reale; l’accaparramento delle risorse è diventato uno strumento straordinario di potere, che sovrasta l’ etica. Più che mai, il suo messaggio è attuale: "Ditemi, che cosa è il vostro? Da chi avete ricevuto?”; le sue considerazioni sono schiette: “Chi ruba ad un uomo nudo è chiamato ladro. Il non vedere un uomo nudo, merita un altro nome?”. Queste parole assumono ancora oggi carattere di denuncia perché le riforme economiche non tengono mai conto della trascendenza della vita umana. Paradossale, perché “la trascendenza della natura dell’uomo permette di inserire Dio nello scambio economico, senza tenerlo né fuori né oltre, ma dentro: come principio primo della razionalità” (pag 49).
Basilio ancora oggi è considerato ‘il più grande legislatore del monachesimo’ e con i suoi insegnamenti ha ispirato tutti i movimenti monacali, compreso quello Benedettino. Anche da Vescovo curò con intelligenza il territorio della sua diocesi. Nell’amministrarla, l’amore per Cristo lo spinse ad andare oltre la pietà devozionale tradizionale, verso una diffusione di una carità comune resa stabile. A Cesarea egli fu il motore intelligente di una ‘cittadina della misericordia’, un complesso di case dedicate ai malati, agli anziani, ai poveri, che i cittadini chiamarono “Basiliade”. L’opera era la testimonianza di una stima immensa per l’umano e per il suo scopo: “L ’uomo è una creatura che ha ricevuto da Dio l’ordine di diventare Dio per grazia”.
La raccolta di scritti è accompagnata dalla splendida presentazione del prof. Luigi Franco Pizzolato, professore emerito di letteratura antica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua introduzione ci accompagna sapientemente nella lettura, permettendoci di penetrare efficacemente nello spirito dell’autore. Con questo fondamentale aiuto, si percepisce esattamente il giudizio di valore che San Basilio ha voluto trasmettere. Le sue parole riecheggiano in quelle di Benedetto XVI: “La gratuità è presente nella vita in molteplici forme, spesso non riconosciute a causa di una visione solo produttivistica e utilitaristica dell’esistenza. L’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza”. (Enciclica “Caritas in Veritate ”, cap. 3°).
Ancora oggi l’ingente ricchezza di pochi sottrae il necessario a molti. E’ una ricchezza amorale che sempre chiede il conto agli ultimi: dietro non c’è una guerra, non c’è un’epidemia, non è causata dalle penurie di beni che dovette affrontare San Basilio in tempo di carestia. E’ sempre l’esito dell’avidità, la scelta dell’effimero. Sfogliamo le pagine del libro “La cura del povero e l’onere della ricchezza” e vediamo che non è l’unica strada: un uomo che si commuove, questo ci salverà. E’ l’insegnamento di San Basilio Magno: chi si affida alla Presenza storica di Cristo, sperimenterà il centuplo promesso, la novità di una capacità di affezione verso i fratelli e un gusto nuovo nel vivere.
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