domenica, maggio 12, 2013
Alla messa in piazza san Pietro, Francesco canonizza gli 800 martiri di Otranto, trucidati dai turchi nel 1480; suor Laura Montoya y Upuegui, prima santa colombiana, educatrice ed evangelizzatrice dei poveri e degli indios; suor María Guadalupe García Zavala, messicana, apostola dei poveri e degli ammalati. Martirio e missione nascono dall'amore di Dio e si esprimono nella testimonianza della carità. 

Asianews - "Chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che proprio in questi tempi e in tante parti del mondo ancora soffrono violenze e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene". Le aggiunte a braccio: "L'individualismo corrode la comunità cristiana e il nostro cuore... Quanti danni porta la vita comoda, l'imborghesimento del cuore"; servire gli ammalati e gli abbandonati significa "toccare la carne di Cristo. Gli ammalati, i poveri, i moribondi sono la carne di Cristo". L'appello a favore della vita fin dal grembo materno e per i diritti dell'embrione. La "fedeltà a Cristo fino al martirio"; "l'urgenza e la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti" hanno bisogno della "testimonianza della carità, senza la quale anche il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano". È quanto papa Francesco ha sottolineato oggi nella messa celebrata in piazza san Pietro insieme a circa 100mila fedeli provenienti soprattutto dall'Italia, dalla Colombia e dal Messico. L'occasione è la canonizzazione degli 800 martiri di Otranto, trucidati dai turchi nel 1480, fra i quali spicca il sarto Antonio Primaldo; la suora Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui (1874-1949), colombiana, fondatrice delle Missionarie della Beata Vergine Maria e di Santa Caterina di Siena; suor Maria Guadalupe Garcia Zavala (1878-1963), messicana, cofondatrice delle Serve di Santa Margherita Maria e dei Poveri.

Nella sua omelia, proclamata in italiano e in spagnolo, il papa ha spiegato la santità dei tre tipi di canonizzazione.

"Oggi - ha detto parlando dei martiri di Otranto - la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all'assedio e all'invasione di Otranto da parte degli Ottomani, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano - e il Cristo vivo alla destra del Padre".

La prima lettura della messa - VII domenica di Pasqua C - racconta il martirio di santo Stefano e ricorda la presenza di Saulo alla sua uccisione, divenuto poi l'apostolo Paolo. Secondo alcune testimonianze storiche, al martirio dei fedeli di Otranto, il turco Bersabei, si convertì nel vedere il modo in cui gli otrantini morivano per la loro fede e subì anche lui il martirio, impalato dai suoi stessi compagni d'arme.

"Cari amici - ha aggiunto - conserviamo la fede che abbiamo ricevuto, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità. Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che proprio in questi tempi e in tante parti del mondo ancora soffrono violenze e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene".

La seconda canonizzazione, santa Laura Montoya, prima santa colombiana, è esempio di missione. Essa, dice il pontefice "è stata strumento di evangelizzazione prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, accogliendoli con l'amore appreso da Dio e portandoli a Lui con una efficacia pedagogica che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa. Nella sua opera di evangelizzazione Madre Laura si fece veramente tutta a tutti, secondo l'espressione di san Paolo (cfr 1Cor 9,22). Anche oggi le sue figlie spirituali vivono e portano il Vangelo nei luoghi più reconditi e bisognosi, come una sorta di avanguardia della Chiesa". L'insegnamento per tutti è chiaro: "Questa prima santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo. Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell'altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrode la comunità cristiana e il nostro cuore, accogliendo tutti senza pregiudizi né costrizioni, con amore, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere e ciò che possediamo, ma solo Cristo e il suo Vangelo".

"La fedeltà dei martiri fino alla morte e la proclamazione del Vangelo a tutti - sottolinea il papa - si radicano nell'amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), e nella testimonianza che dobbiamo dare di questo amore nella nostra vita quotidiana".

Per questo aspetto egli propone la santa messicana, María Guadalupe García Zavala. "Rinunciando a una vita comoda... Quanti danni porta la vita comoda, l'imborghesimento del cuore ... per seguire la chiamata di Gesù - ha spiegato Francesco - insegnava ad amare la povertà, per poter amare di più i poveri e gli infermi. Madre Lupita si inginocchiava sul pavimento dell'Ospedale davanti agli ammalati e agli abbandonati per servirli con tenerezza e compassione" "Questo - aggiunge a braccio - significa toccare la carne di Cristo. Gli ammalati, i poveri, i moribondi sono la carne di Cristo. Anche oggi le sue figlie spirituali cercano di riflettere l'amore di Dio nelle opere di carità, senza risparmiare sacrifici e affrontando con mitezza, con perseveranza apostolica (hypomonē) e con coraggio qualunque ostacolo".

"Questa nuova santa messicana - ha aggiunto - ci invita ad amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell'amore di Dio, attraverso gesti di delicatezza e di affetto sincero".

Francesco conclude con un invito a tutti: "Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l'amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci offrono i tre Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi in questa giornata questa domanda. Sono capace di "far vedere" la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo, per intercessione della Beata Vergine Maria e dei nuovi Santi, che il Signore riempia la nostra vita con la gioia del suo amore. Così sia".

Prima della conclusione della messa, al momento del Regina Caeli, il pontefice ha ancor ricordato il valore delle tre canonizzazioni di oggi, e ha aggiunto un suo appello a favore della vita e dei diritti dell'embrione umano, in occasione della "Marcia della vita" tenutasi a Roma questa mattina. "Invito - ha detto - a mantenere viva l'attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento. A questo proposito, mi piace ricordare anche la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l'iniziativa europea "Uno di noi", per garantire protezione giuridica all'embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza. Un momento particolare per coloro che hanno a cuore la difesa della sacralità della vita umana sarà la "Giornata dell'Evangelium Vitae", che avrà luogo qui in Vaticano, nel contesto dell'Anno della fede, il 15 e 16 giugno prossimo".

In precedenza aveva ricordato la beatificazione, avvenuta ieri nella basilica di san Paolo fuori le mura del sacerdote Luigi Novarese, fondatore del Centro volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce, che in alcuni Paesi collaborano con i missionari del Pime.

Da notare un cambiamento del cerimoniale: di solito il papa saluta le delegazioni ufficiali alla fine della messa. Questa volta, papa Francesco ha salutato cardinali, vescovi, sacerdoti e ambasciatori venuti per la canonizzazione prima del Regina Caeli. Forse perché in questo modo, si dà la possibilità al pontefice di far seguire il saluto ai fedeli nella piazza subito alla fine della cerimonia. I partecipanti alla Marcia della vita sono arrivati in oltre 100mila, aggiuntisi ai partecipanti alla messa, costringendo la jeep del pontefice a percorrere tutta la via della Conciliazione gremita di persone.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa