sabato, maggio 04, 2013
Si conclude con un incredibile successo l’Iniquitour di Giuseppe Cristaldi, autore del romanzo “Macelleria Equitalia” (Lupo Editore): dal 20 al 28 aprile lo scrittore salentino ha presentato in Puglia il suo ultimo capolavoro letterario, che attraverso la narrazione di 5 storie racconta la tragedia vissuta da coloro che hanno subito dei pignoramenti. Noi di Lpl abbiamo avuto l’onore e il piacere di incontrarlo il 25 aprile a Caprarica, in provincia di Lecce, presso la Masseria Stali

di Paola Bisconti

D - Nonostante l'editoria sia in crisi, i libri continuano ad essere considerati dei mezzi potenti di comunicazione, specie se sono "audaci" come "Macelleria Equitalia". Cosa sta generando la diffusione del tuo romanzo?
R - Devo confessarti come ancora non riesca ad entrare nell’intimo di un cambiamento generato da un’opera peraltro scritta da me. Non è un qualcosa che m’impongo generalmente. Più che altro mi seduce l’idea, quasi paradossale, che certi libri finiscano per ritrovarsi incompiuti. Quando “Macelleria Equitalia” sembrerà tale vorrà dire che ogni uomo, specie il padre di famiglia vessato dallo Stato, avrà trovato il coraggio di raccontarsi piuttosto che farsi raccontare. Ecco, mi seduce la negazione dell’autore nello sviluppo di certe tematiche.

D - La scrittura può essere considerata una nobile arma per portare avanti una battaglia intellettuale e sconfiggere il degrado culturale di questi anni?
R - Quando mi si pone questa domanda penso al rimprovero che fece Voltaire a Rosseau, si espresse pressappoco così: “Tu (Rosseau) scrivi perché vale la pena scrivere e non per agire”. E’ meraviglioso pensare all’atto dello scrivere, accanto al successivo atto della lettura, come ad un flusso che nella misura in cui scorre si allarga. Considero la scrittura, appunto, un espandersi liquido, terapeutico, veemente e senza consapevolezza dimensionale. E’ un errore pensare al libro come ad un dispositivo fermo. Oggi questo movimento deve purtroppo soggiacere ad una forzatura: dato l’aumento della distanza tra lettore e scrittore, vuoi per il propagarsi della crisi, vuoi per l’avvento di una concezione multimediale (prevalentemente visiva) di cultura, uno scrittore dovrebbe assolvere a due compiti specifici, quello dello scrivere e quello di raggiungere ovunque il lettore. Ogni lettura deve essere una dolce caccia all’uomo, il cui premio finale risieda nel futuro. Ahimé, l’epoca impone ciò e nessuno deve sottrarsi.

D - A chi si rivolge "Macelleria Equitalia" e contro chi punta il dito?
R - Si rivolge al popolo, inteso come tale e non come miscuglio di individualismi bellicosi e in perenne competizione. Si rivolge al popolo proprio perché si possano rompere tutte quelle microbarriere tra uomo ed uomo, microbarriere quasi esclusivamente erette dallo Stato per sterilizzare l’energia insita in un collettivo unito. Lo Stato, si è capito, ci ha insegnato di potere esistere esclusivamente nella misura in cui la persona sia estromessa. Anche qui siamo di fronte ad un paradosso il cui parossismo si raggiunge nelle meccaniche della riscossione dei tributi. Macelleria Equitalia è la voce di uomini che hanno impiegato una vita a costruire una famiglia frammento su frammento ed ora si ritrovano di punto in bianco ad essere demoliti colpo su colpo e per giunta insultati da una pubblicità progresso che li bolla come evasori. Macelleria Equitalia è il volto di tutte quelle vedove, quelle madri, quelle donne ferite che hanno visto il declino del proprio caro e che decidono di reagire con l’azione. Mi piace pensare ad una rivolta attualizzata delle tabacchine.

D - C'è chi lo chiama "Illuminismo" e chi "Nuovo Umanesimo": lei come definisce la nuova corrente letteraria di questi ultimi tempi? E dove collocherebbe il suo libro?
R - Ho sempre pensato che la storicizzazione dei movimenti culturali, o semplicemente la nomenclatura sulla comunanza dei pensieri, non debba spettare agli artefici. Per cui preferisco non giudicare o giudicarmi in tal senso. In questa valutazione, però, è doveroso considerare tre sproni essenziali: la ricerca della verità, la letteratura intesa come servizio e la responsabilità civile. Il resto, come ho detto, è determinato dagli analisti.

D - Se dovesse consigliare la lettura di un testo ad un adolescente, quale libro gli suggerirebbe per attirare l'attenzione del giovane verso tematiche importanti e attuali?
R - Beh, è un qualcosa che mi mette in difficoltà, non fosse altro per il ventaglio di tematiche riconosciute come importanti prima e di poco conto poi, nell’arco di un solo mese, parola, o concetto. Facendo riferimento alle più recenti letture, consiglierei Sylvain Tesson e il suo libro “Nelle foreste siberiane”. E’ un magnifico romanzo-diario sull’autoisolamento concepito come minuziosa introiezione del circostante, con tutte le sue intimità, tutte le sue pericolosità. Non è un libro, è un suono; la natura (la Siberia) appare figliata da uno strumento musicale prima d’ora sconosciuto. E domanda accesso senza filtri ultramoderni e stupidi.

D - Di recente molte case editrici stanno prediligendo il graphic novel come genere letterario in grado di coinvolgere in modo particolare il lettore perché attratto anche dai disegni. Se dovesse "convertire" uno dei suoi libri in un fumetto a quale penserebbe?
R - Mi spiazza questa domanda, non ci avevo mai pensato. Però non ho difficoltà a dirti che mi piacerebbe vedere convertito il mio “Belli di papillon verso il sacrificio”. Questo libro, pur essendo stato sottovalutato, pur presentandosi come precursore nell’ambito della mattanza derivata dai pignoramenti, è un affastellamento di cartoline nitide: i pescatori, la vita che si consuma avidamente nel cerchio silenzioso di una notte, la loquela violenta, i codici degli uomini a confine di vita, l’occultamento dell’arredamento, quindi le poltrone, il comò, tutte le componenti nascoste per essere sottratte alle grinfie di uno Stato cinico. Sono fenomeni che stanno dietro le quinte di ogni linguaggio, hanno una incomunicabilità di fondo, si concedono solo ad una visione. Fugace.

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