mercoledì, maggio 08, 2013
Chi compra casa e paga il mutuo? Tutti, a parte la “casta”. Il giornalista Mario Giordano scoperchia la pentola: c’è chi compra case di lusso e, con un po’ di abilità, risparmia un sacco di soldi; dall’altra parte ci sono quelli che la perdono perché la crisi non li ha risparmiati o perché lo Stato li ha abbandonati

di Ilaria Sulla 

Della cosiddetta “casta” se ne era già parlato a lungo nel 2007, quando uscì il libro-inchiesta dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo intitolato appunto “La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili”. L’argomento ebbe talmente tanto successo che un anno dopo ne uscì una versione aggiornata con il sottotitolo “E continuano ancora ad esserlo…”. In fondo gli sprechi e i privilegi dei nostri politici sono ancora oggi un argomento all’ordine del giorno, in alcuni casi per leggi ad hoc e in altri per situazioni di "semplice prepotenza" . A volte però non sono solo i politici ad essere privilegiati, ma tutti i “potenti d’Italia”.

Un settore in cui i “potenti furbetti” del nostro paese si muovono, e che spesso resta sottaciuto, è quello immobiliare. “Il potere logora chi non ce l’ha”, diceva Andreotti. E aveva ragione, perché a volte basta essere ai vertici della politica, della burocrazia, dello spettacolo o dello sport ed ecco che diventa possibile comprare case da sogno risparmiando moltissimi soldi, alla faccia di chi una casa neanche la possiede. Secondo Mario Giordano, direttore di Tgcom24 ed autore del libro “Tutti a casa!”, per i privilegiati è possibile comprare casa con uno sconto del 30, 40 o addirittura del 70% da un ente pubblico previdenziale. Il risultato è che negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a uno “scempio” di compravendite immobiliari che, seppur nel rispetto della legge, hanno innescato meccanismi perversi ed incomprensibili. Per esempio, il giornalista svela l’esistenza di interi palazzi di Roma che, appartamento dopo appartamento, vengono comprati e rivenduti nello stesso giorno, case di lusso costate 26mila euro (più o meno quanto un camper) e così via.

Questo non dovrebbe stupirci, considerando che negli ultimi anni i fatti di cronaca ci hanno raccontato storie di questo genere: dalla casa di Scajola comprata a sua insaputa alle ville enormi di Lusi e Fiorito, e molti altri casi ancora. Accadono le stesse cose fuori dalla politica, dove altri “potenti” arraffano in modo più o meno comprensibile case meravigliose a prezzi stracciatissimi. E allora il cittadino comune si chiede: “Possibile che sia io l’unico a pagare?”. No, sono tanti a pagare, ma altrettanti a farla franca (spesso nel pieno rispetto della norma).

Dall’altra parte invece la catastrofe: gente sfrattata che non riesce più a pagare un affitto, dormitori sovraffollati e famiglie intere che ogni sera dormono sul sedile di una macchina sotto una misera copertina. Eccoli i “nuovi poveri”: quelli che oltre a non aver più un lavoro non hanno più neanche una casa. Ne sentiamo parlare ogni giorno da qualche anno a questa parte, perché la casa non è più un diritto, ma spesso un privilegio che non tutti possono permettersi. “Dormo in macchina dal maggio del 2011”, racconta l’ex guardia giurata Antonio (nome di fantasia). “Sono un esodato – continua - e contavo di andare in pensione nel 2013 grazie ai contributi versati dopo 30 anni di lavoro e il periodo di mobilità. Per colpa della riforma Fornero non so che fine farò, per adesso ritiro l’assegno di mobilità, 770 euro al mese. Con l’affitto non ce la facevo, così un anno e mezzo fa ho lasciato casa e vivo in auto. Come passo le giornate? Niente, cammino in giro, a pranzo e cena mi faccio ospitare dalle mie sorelle, ma non siamo in rapporti molto buoni. Si va in giro camminando, non si trova niente da fare”.

L’abitazione dovrebbe essere un bene inalienabile, quindi non possiamo non ricordare le vittime dell’Aquila cui, dopo il terremoto, sono state concesse delle case poi rivelatesi di “cartapesta”. Queste case al minimo terremoto (e addirittura anche in caso di venti forti) potrebbero volare via, perché costruite con materiali scadenti allo scopo di far arricchire i soliti pochi criminali che ci hanno lucrato. Ancora una volta “sfrattati” dall’ennesimo tetto, molti aquilani si ritrovano in mezzo ad una strada e si sentono “sfiduciati”, perché quello stesso Stato che aveva promesso di aiutarli li ha adesso dimenticati. Lo stesso sindaco della città minaccia: “Se entro quindici giorni non arriveranno i fondi per la ricostruzione me ne andrò”, perché, afferma, "qui stiamo letteralmente crepando ma dell'Aquila non frega niente a nessuno”.


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