Ecco il giro economico che si cela dietro la creazione di pagine dedicate a personaggi famosi... tutto rigorosamente fuori dal regolamento
di Ilaria Sulla
Da quasi dieci anni Facebook è una parte molto importante della nostra vita quotidiana. Basti pensare che nell’agosto del 2008 la piattaforma contava 100 milioni di utenti, mentre alla fine dell’anno scorso il numero di utenti si aggirava intorno ai 1000 milioni. La volontà del suo fondatore, il giovane Mark Zuckenberg, era all'inizio quella di evitare in ogni modo che la piattaforma sociale diventasse uno dei tanti siti dipendenti dalla pubblicità, ma ciò non è avvenuto, perché Facebook ha da tempo deciso di inserire gli annunci pubblicitari: se nel 2009 il fatturato annuo si aggirava intorno 550 milioni di dollari, nel 2011 si parlava addirittura di 3,7 miliardi di dollari.
Ma fin qui nulla di strano, perché una piattaforma come Facebook può decidere in tutta tranquillità di massimizzare i suoi profitti. Quando a farlo però sono gli utenti, usando gruppi o fan page finti che non c’entrano nulla con la persona a cui la pagina è intestata, qualcosa cambia. Ovviamente più il nome dell’intestatario è famoso, più è facile che questo accada. La questione diventa ancora più sgradevole se si parla di personaggi deceduti che possiedono un profilo Facebook non ufficiale (di cui i parenti non sono neanche a conoscenza) per il solo scopo di generare denaro su denaro con un semplice “click”.
Come funziona il giro economico? Entro determinati limiti, ognuno è libero di pubblicare quello che vuole sulla sua pagina Facebook. Così, il proprietario del fan club del personaggio famoso di turno, anziché postare solo foto, stati o commenti, pubblica rimandi a link esterni: può trattarsi di siti che si occupano a loro volta del personaggio del fan club, oppure (più di frequente) di siti che promettono di svelare notizie shock o curiosità irresistibili se solo si decide di cliccare su quel link. Come è facile prevedere, se si clicca si apre una pagina piena zeppa di pubblicità. Le compagnie pubblicitarie pagano quindi il proprietario del secondo sito per la presenza delle inserzioni, che a sua volta paga il proprietario della pagina Facebook per il “servizio” che gli ha prestato.
Ma il guadagno qual è? Ovviamente più persone si iscrivono a quella pagina, più alto sarà il guadagno del proprietario. Considerando infatti che Facebook non pone limiti di quantità, è possibile postare moltissimi link al giorno e così il guadagno sale vertiginosamente.
Un altro piccolo scandalo è il giro di compravendite che si nasconde dietro queste pagine. Infatti, molti vendono la propria pagina Facebook ad altri che a loro volta la gestiscono e ci guadagnano. Ovviamente, una pagina Facebook non è cedibile, per cui il tutto avviene rigorosamente in nero.
Posto che non c’è nulla di male nel creare una pagina che celebra un personaggio famoso se si tratta di una scelta per passione, per la legge italiana però bisognerebbe perlomeno chiedere il consenso al diretto interessato. In ogni caso non si potrebbe usare tale pagina a scopi pubblicitari, come abbiamo spiegato prima, perché il regolamento di Facebook lo vieta. La cosa diventa di cattivo gusto quando parliamo di personaggi defunti come Marco Simoncelli, Pietro Taricone o Alberto Sordi che, ovviamente a loro insaputa, possiedono una pagina Facebook che frutta soldi a qualcun altro, alla faccia della scelta per passione.
di Ilaria SullaDa quasi dieci anni Facebook è una parte molto importante della nostra vita quotidiana. Basti pensare che nell’agosto del 2008 la piattaforma contava 100 milioni di utenti, mentre alla fine dell’anno scorso il numero di utenti si aggirava intorno ai 1000 milioni. La volontà del suo fondatore, il giovane Mark Zuckenberg, era all'inizio quella di evitare in ogni modo che la piattaforma sociale diventasse uno dei tanti siti dipendenti dalla pubblicità, ma ciò non è avvenuto, perché Facebook ha da tempo deciso di inserire gli annunci pubblicitari: se nel 2009 il fatturato annuo si aggirava intorno 550 milioni di dollari, nel 2011 si parlava addirittura di 3,7 miliardi di dollari.
Ma fin qui nulla di strano, perché una piattaforma come Facebook può decidere in tutta tranquillità di massimizzare i suoi profitti. Quando a farlo però sono gli utenti, usando gruppi o fan page finti che non c’entrano nulla con la persona a cui la pagina è intestata, qualcosa cambia. Ovviamente più il nome dell’intestatario è famoso, più è facile che questo accada. La questione diventa ancora più sgradevole se si parla di personaggi deceduti che possiedono un profilo Facebook non ufficiale (di cui i parenti non sono neanche a conoscenza) per il solo scopo di generare denaro su denaro con un semplice “click”.
Come funziona il giro economico? Entro determinati limiti, ognuno è libero di pubblicare quello che vuole sulla sua pagina Facebook. Così, il proprietario del fan club del personaggio famoso di turno, anziché postare solo foto, stati o commenti, pubblica rimandi a link esterni: può trattarsi di siti che si occupano a loro volta del personaggio del fan club, oppure (più di frequente) di siti che promettono di svelare notizie shock o curiosità irresistibili se solo si decide di cliccare su quel link. Come è facile prevedere, se si clicca si apre una pagina piena zeppa di pubblicità. Le compagnie pubblicitarie pagano quindi il proprietario del secondo sito per la presenza delle inserzioni, che a sua volta paga il proprietario della pagina Facebook per il “servizio” che gli ha prestato.
Ma il guadagno qual è? Ovviamente più persone si iscrivono a quella pagina, più alto sarà il guadagno del proprietario. Considerando infatti che Facebook non pone limiti di quantità, è possibile postare moltissimi link al giorno e così il guadagno sale vertiginosamente.
Un altro piccolo scandalo è il giro di compravendite che si nasconde dietro queste pagine. Infatti, molti vendono la propria pagina Facebook ad altri che a loro volta la gestiscono e ci guadagnano. Ovviamente, una pagina Facebook non è cedibile, per cui il tutto avviene rigorosamente in nero.
Posto che non c’è nulla di male nel creare una pagina che celebra un personaggio famoso se si tratta di una scelta per passione, per la legge italiana però bisognerebbe perlomeno chiedere il consenso al diretto interessato. In ogni caso non si potrebbe usare tale pagina a scopi pubblicitari, come abbiamo spiegato prima, perché il regolamento di Facebook lo vieta. La cosa diventa di cattivo gusto quando parliamo di personaggi defunti come Marco Simoncelli, Pietro Taricone o Alberto Sordi che, ovviamente a loro insaputa, possiedono una pagina Facebook che frutta soldi a qualcun altro, alla faccia della scelta per passione.
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