Nella storia della Russia e nel tessuto stesso della sua cultura, non si trova un solo filo che non conduca a questo straordinario mistico e santo (edizioni Paoline 2013 – curatore Adalberto Piovano)
di Carlo Mafera
“Nella sua persona il popolo russo ha preso coscienza di sé, del proprio posto storico-culturale, della propria missione nella cultura, e solo allora, una volta consapevole, ha ottenuto il diritto storico dell’indipendenza” così affermò Pavel Florenskij nella sua principale opera ‘La mistica e l’anima russa’. Egli era il più grande pensatore russo del XX secolo a cui il regime sovietico affidò il complesso della Trinità fondato da San Sergio nel XIV secolo, per tutelarne la bellezza e la ricchezza artistica. San Sergio rappresenta l’unità dell’anima russa, colui che ha dato al popolo russo la coscienza della propria dignità. E finalmente arriva in Italia la traduzione integrale della sua vita, ad opera di Epifanio il Saggio, monaco russo discepolo di san Sergio. All’inizio del XV secolo fu lui a mettere mano all’eterogeneo materiale agiografico relativo al maestro, componendo un Encomio e la Vita, giunta a noi attraverso numerosi passaggi. Il curatore di questa edizione italiana è Adalberto Piovano, monaco benedettino, priore del monastero della ss. Trinità a Dumenza (VA), che ha compiuto gli studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma.
L’incontro con San Sergio e la sua conoscenza è portatore di grandi spunti di riflessione per il dialogo ecumenico tra le varie anime del cristianesimo orientale e occidentale, dal quale poi scaturisce il dialogo tra i popoli. Ben lo sapeva Giorgio La Pira che, nel suo viaggio a Mosca nel 1959, quando portò il messaggio di Fatima a Krusciov, andò a pregare proprio sulla tomba di San Sergio. Egli scoprì, proprio in quella occasione, la grande spiritualità del popolo russo, costretto a professare invece un ateismo di Stato innaturale e contrario alle sue radici storiche. Radici profondamente religiose cementate dalla grande devozione per questo santo. Un altro punto di contatto con San Sergio che ogni devoto italiano ha avuto, magari inconsapevolmente, è rappresentato dalla Trinità del Rublev. Infatti quest’ultimo è stato discepolo di San Sergio e molta della sua ispirazione nel dipingere questo celebre quadro è dovuta al rapporto mistico che Rublev ebbe con il santo di Radonez. Infatti Sergio fu punto di riferimento per il monachesimo della Russia settentrionale e ancora oggi il monastero della Santa Trinità fondato da Lui è meta di pellegrinaggi. Ne fondò anche altri e morì nel 1392, lasciando un’impronta profonda nei suoi discepoli e nei suoi contemporanei, sia per la sua esperienza mistica che per la sua grande carica umana, arricchita da mitezza e accogliente umiltà.
Il libro può essere un ottimo vademecum per chi abbia intenzione di fare pellegrinaggi in Russia e per coloro i quali volessero approfondire il mondo della spiritualità slava e orientale in genere.
di Carlo Mafera“Nella sua persona il popolo russo ha preso coscienza di sé, del proprio posto storico-culturale, della propria missione nella cultura, e solo allora, una volta consapevole, ha ottenuto il diritto storico dell’indipendenza” così affermò Pavel Florenskij nella sua principale opera ‘La mistica e l’anima russa’. Egli era il più grande pensatore russo del XX secolo a cui il regime sovietico affidò il complesso della Trinità fondato da San Sergio nel XIV secolo, per tutelarne la bellezza e la ricchezza artistica. San Sergio rappresenta l’unità dell’anima russa, colui che ha dato al popolo russo la coscienza della propria dignità. E finalmente arriva in Italia la traduzione integrale della sua vita, ad opera di Epifanio il Saggio, monaco russo discepolo di san Sergio. All’inizio del XV secolo fu lui a mettere mano all’eterogeneo materiale agiografico relativo al maestro, componendo un Encomio e la Vita, giunta a noi attraverso numerosi passaggi. Il curatore di questa edizione italiana è Adalberto Piovano, monaco benedettino, priore del monastero della ss. Trinità a Dumenza (VA), che ha compiuto gli studi teologici all’Abbazia di Praglia, specializzandosi poi all’Istituto Orientale di Roma.
L’incontro con San Sergio e la sua conoscenza è portatore di grandi spunti di riflessione per il dialogo ecumenico tra le varie anime del cristianesimo orientale e occidentale, dal quale poi scaturisce il dialogo tra i popoli. Ben lo sapeva Giorgio La Pira che, nel suo viaggio a Mosca nel 1959, quando portò il messaggio di Fatima a Krusciov, andò a pregare proprio sulla tomba di San Sergio. Egli scoprì, proprio in quella occasione, la grande spiritualità del popolo russo, costretto a professare invece un ateismo di Stato innaturale e contrario alle sue radici storiche. Radici profondamente religiose cementate dalla grande devozione per questo santo. Un altro punto di contatto con San Sergio che ogni devoto italiano ha avuto, magari inconsapevolmente, è rappresentato dalla Trinità del Rublev. Infatti quest’ultimo è stato discepolo di San Sergio e molta della sua ispirazione nel dipingere questo celebre quadro è dovuta al rapporto mistico che Rublev ebbe con il santo di Radonez. Infatti Sergio fu punto di riferimento per il monachesimo della Russia settentrionale e ancora oggi il monastero della Santa Trinità fondato da Lui è meta di pellegrinaggi. Ne fondò anche altri e morì nel 1392, lasciando un’impronta profonda nei suoi discepoli e nei suoi contemporanei, sia per la sua esperienza mistica che per la sua grande carica umana, arricchita da mitezza e accogliente umiltà.
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