lunedì, febbraio 18, 2013
In occasione del 413° anniversario del martirio di Giordano Bruno, filosofo lungimirante, sarebbe opportuno riflettere sull’indifferenza generale verso il gesto di ribellione di un giovane ivoriano che si è dato fuoco a Roma dopo aver ricevuto l’ennesimo rifiuto alla domanda di asilo

di Paola Bisconti

Ieri, 17 febbraio 2013, si è celebrato il 413° anniversario della morte di Giordano Bruno, che nel lontano 1600 fu condotto al rogo a Campo dei Fiori a Roma con la lingua inchiodata nella mordacchia perché le sue teorie ritenute eretiche dovevano sparire, e per questo anche i libri dell’impenitente filoso furono bruciati sul sagrato della basilica di san Pietro. Nonostante la brutalità dell’azione sentenziata dal tribunale della Santa Inquisizione Romana, la filosofia di Giordano Bruno è rimasta viva e attualissima anche a più di 4 secoli dall’evento. “Figlio del Vesuvio e della collina di Cicala, filoso e poeta italiano, unico spirito veramente libero” fu la definizione che Cyrano de Bergerac impiegò per descrivere Giordano Bruno, un gigante dell’anima europea che criticava aspramente quei meccanismi psicologici e consolatori offerti dalla religione (e da chiunque) che inducevano i fedeli a diventare “asini obbedienti”. Quella di Giordano Bruno era una battaglia contro chi, ricoprendo ruoli di potere, mirava a creare “un’umanità eterna minore” attraverso l’opportunismo e la pavidità. Se allora come oggi si contrapponesse all’ipocrisia la responsabilità morale di ciascun cittadino, si otterrebbero vantaggi l’intera comunità.

Giordano Bruno era un intellettuale scomodo perché era il simbolo dell’opposizione alla Chiesa e acclamava il pensiero laico denunciando l’ideologia cristiana intesa come uno strumento che priva l’uomo della libertà della ragione. Secondo le sue parole, è indispensabile invece che ciascuno di noi possa cogliere la “magia della conoscenza” attraverso la meraviglia del pensiero e dell’azione scacciando così la “bestia trionfante” della passività e dell’omologazione. La consapevolezza non può che indurre l’uomo a ribellarsi dinanzi alle ingiustizie sociali, a negare i privilegi di pochi e diffondere l’uguaglianza, a scegliere governanti onesti in grado di restituire i diritti a tutti. Ma la situazione politica e sociale, malgrado sia trascorso così tanto tempo, sembra non essere migliorata, visto che persino in piena campagna elettorale in pochi si sono accorti di quello che è accaduto pochi giorni fa all’aeroporto di Fiumicino. Il 14 febbraio scorso un diciannovenne ivoriano, scampato alla guerra civile che da un decennio sta traumatizzando la Costa d’Avorio, dopo essere giunto in Europa ha ricevuto l’ennesimo rigetto alla domanda di protezione internazionale. Il ragazzo ha così deciso di compiere un gesto sovversivo per protestare contro la violenza di un sistema ingiusto, quello che prevede l’espulsione degli immigrati e il loro rientro in patria: si è dato fuoco per dissenso e ribellione. dal Incredibilmente le poche testate on line che ne hanno parlato hanno raccontato di un gesto che ha creato solo tanto spavento fra i passeggeri dell’aeroporto romano, nulla di più. Ora il ragazzo, di cui si ignora il nome, verte in gravi condizioni a causa delle numerose ustioni che ha riportato su tutto il fisico, ma fortunatamente non è morto.

L’unico ad esprimersi sul fatto è stato Antonio Ingroia, candidato premier con la lista “Rivoluzione Civile”, che in questa feroce competizione elettorale ha colto il gesto di protesta del ragazzo per ribadire quelli che saranno i suoi impegni in caso di vittoria elettorale: il magistrato provvederà ad abrogare la legge Bossi-Fini, a chiudere i Cie, a dare la cittadinanza ai figli di stranieri nati in Italia, a varare una nuova legge per il diritto d’asilo. Ingroia inoltre ha dichiarato che “la politica dei respingimenti va respinta una volta per tutte”, perché, aggiungiamo noi, se a governare il nostro Paese ci fossero uomini lungimiranti come Giordano Bruno nessuno sarebbe escluso dal diritto di avere diritti.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Di Giordano Bruno molti ritengono che si parli ancora solo a motivo del suo rogo e non per la profondità e ricchezza del suo pensiero o per la sua "lungimiranza" (?). A parte questo, non vedo come poter accostare il rogo di Giordano Bruno con il tentativo di suicidio di questo giovane ivoriano. E poi chi sarebbe la persona lungimirante di cui l'Italia avrebbe bisogno in questo momento, il magistrato Ingroia? Ne dubito fortemente.

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