mercoledì, febbraio 13, 2013
La colpa: aver adottato un modello che va contro il “Washington consensus”

di Patrizio Ricci

I media hanno ribattezzato l’ostilità che corre tra il presidente argentino Cristina Kirchner e il segretario dell’FMI Christine Lagarde ‘la guerra delle due Christine’. Come sempre sotto campagna elettorale, sui principali media italiani ci sono state al riguardo solo notizie rapide e poco approfondite. Perciò il messaggio che è passato è quello di una truffa: il paese sudamericano ha ripetutamente fornito dati statistici sull’inflazione più bassi di quanto sarebbero realmente (10% anziché il 25%) e di conseguenza l’FMI ammonisce minacciando l’espulsione dall’organizzazione. La vicenda è stata dipinta come una ‘sceneggiata’ da inserire nelle solite guerre dei tanti leader populisti sudamericani comunisti, animati delle solite retoriche antimperialiste e complottiste.

Però la notizia della minaccia di espulsione desta perplessità; in proposito proviamo a riflettere senza ‘sentieri già tracciati’: in primo luogo, nessun paese è stato mai espulso dal Fondo, e in secondo luogo il paese sudamericano è nella classifica dei paesi più industrializzati del mondo. Quanto alla capacità di uscire fuori dalle crisi, l’Argentina ha ampiamente dimostrato di sapersi risollevare: subito dopo il default del 2001, ha avuto un boom economico con una crescita del PIL del 9% per i successivi 4 anni, seconda solo alla Cina.

E’ evidente che l’economia ormai viene usata abitualmente dagli organismi internazionali come uno strumento di pressione politica. E per questo aver usato la ristrutturazione del debito ed essersi risollevata da sola rifiutando l’aiuto dell’FMI costituisce un pericoloso precedente che potrebbe scatenare un ‘effetto domino’. Tale ipotesi è confortata anche dal giudizio del quotidiano britannico Guardian, che spiega così l’atteggiamento ‘poco amichevole’ nei confronti del paese sudamericano: “Il vero motivo può essere il grande successo dell'economia del paese dopo il suo default e il processo che ha portato alla ristrutturazione forzata del debito. Dopo il 2002, l’Argentina ha rifiutato le misure d’austerità promosse dal FMI, rinazionalizzato settori chiave della produzione come l'aviazione, le pensioni e recentemente il petrolifero, aumentato le protezioni sociali e i trasferimenti di reddito per i poveri, e in generale ha ridotto la povertà. I salari reali sono aumentati e le diseguaglianze sono state diminuite”.

Secondo il il Premio Nobel Joseph Stiglitz (già vicepresidente della Banca Mondiale e Presidente dei consiglieri economici di Clinton, considerato uno dei principali economisti del mondo), l’FMI segue il ‘Washington consensus’ (i dettami stabiliti dagli USA, che è il principale paese donatore del Fondo e unico paese che ha diritto di veto), quindi non protegge le economie più deboli né garantisce la stabilità del sistema economico globale, al contrario fa gli interessi del suo ‘maggiore azionista’, gli Stati Uniti, e lo fa a discapito di quelli delle nazioni più povere. Stiglitz critica il fatto che la risposta del FMI alle situazioni di crisi degli stati sia stata sempre la stessa: la riduzione delle spese dello Stato, una politica monetaria deflazionista e l'apertura dei mercati locali agli investimenti esteri. Tali scelte non possono rispondono alle esigenze di tutte le singole economie e possono anzi rivelarsi inefficaci o addirittura di ostacolo alla ripresa economica; esse privilegiano i banchieri, utilizzando anche tattiche intimidatorie.

Se ci fossero ancora dubbi sull’ostilità dei ‘club dei banchieri’ sul ‘paese reale’, ci viene in aiuto un episodio: alcuni giorni fa Cristina Kirchner ha dovuto affittare un aereo britannico della compagnia Chapman Freeborn per effettuare una visita di stato (per 800.000 $) nel timore che all’atterraggio potesse essere sequestrato l’aereo presidenziale. Se sconcerta che un aereo presidenziale possa essere sequestrato, si sappia che in precedenza dal tribunale era stato ordinato il sequestro a favore dei creditori di una nave-scuola della marina militare argentina, la fregata "Libertad", di passaggio in Ghana. Ovvio che chi compie un’azione così deve per forza avere spalle ‘molto coperte’, sino a permettersi di cambiare il diritto internazionale a proprio piacimento… Se meraviglia il fatto, stupisce ancor più la motivazione: alla base c’è una sentenza di un tribunale di New York, emessa a favore dell’Elliot Capital Management, un fondo ‘avvoltoio’ speculativo che abitualmente acquista titoli di stato ampiamente deprezzati di paesi in difficoltà (quelli argentini li ha acquistati al 10% del loro valore nominale) con l’intenzione implicita di rivalersi mediante i tribunali e pretendere poi il capitale più gli interessi. Ebbene, la sentenza obbliga l’Argentina a pagare i possessori dei bond nazionali che non hanno accettato la ristrutturazione del debito del default del 2001. Sotto attacco, l’Argentina forse pagherà gli oltre 1,3 miliardi di dollari all’Hedge Found, ma si capisce che se tutti i creditori venissero avanti con la stessa richiesta, il paese rischierebbe di nuovo il default. Come se non bastasse, l'agenzia di rating Fitch, che in precedenza ha dato ai titoli sub-prime statunitensi il massimo rating, ha abbassato il giudizio sui titoli argentini a “CC”, leggermente sopra il livello di ‘spazzatura’. Tutto una coincidenza?

I detrattori dicono che la Kirchner non è un grande esempio di presidente (il problema sociale, gli alti livelli di corruzione, la mancata ottimizzazione dello sfruttamento delle enormi risorse sono sicuramente problemi su cui intervenire strategicamente), ma che dire allora delle ‘soluzioni’ proposte dall’FMI? Tenuto conto che in 60 anni non ha salvato un solo paese dalla crisi (anzi ha sempre ottenuto il contrario), sorge spontanea una domanda: a cosa serve il Fondo Mondiale Internazionale?

Sono presenti 3 commenti

Mauro ha detto...

450.000 le sole famiglie italiane rimaste invischiate nel default argentino del 2011 con perdite sino al 70% di quanto a su tempo investito.
60.000 gli investitori italiani che tuttora aderiscono al ricorso internazionale ICSID che punta a far sì che l’Argentina paghi il suo debito nei loro confrinti.
L’Argentina “dovrebbe avere” una economia florida per il solo fatto di aver pressochè unilateralmente azzerato il suo debito nel 2001 ma il grottesco è che così non è: non solo FMI ma l’intera comunità economica internazionale sostengono che i dati economici-finanziari divulgati dal governo argentino sono falsi. Un solo dato che svela una situazione che annuncia un probabile nuovo default: l’inflazione reale del Paese (in Argentina chi solleva dubbi sull’autenticità del dato fornito dal governo è perseguito dalle autorità giudiziarie) viaggia intorno al 30%.
Ancora un piccolo appunto: mi pare del tutto lecito che chi deve ricevere dei denari si avvalga dei mezzi messi a disposizione dalle norme internazionali per avere quanto di sua spettanza.. Se la presidentessa argentina ha la coscienza a posto perché deve temere eventuali richieste di sequestro di aerei presidenziali, navi o quant’altro?

Unknown ha detto...

...e a quanto si compravano i bond argentini? A quanto stavano al mercato secondario? Al 30% del valore nominale? Allora anche di meno.
L'Argentina ha offerto 35. Oggi stanno a 30 sul mercato secondario (bond argentina scadenza 2038). Che il default sarebbe avvenuto si sapeva già da tempo, prima che accadesse: c'era tutto il tempo per disinvestire. Nel 2011 lei avrebbe acquistato bond Greci? Sono operazioni altamente speculative con rischi altissimi: l'insolvenza è in conto. Per questo offrono interessi altissimi...
Non ha azzerato il debito: ha pagato interamente quanto doveva all'FMI.
E poi... lo sa che anche i titoli italiani di nuova emissione non sono più garantiti dallo Stato?
La situazione argentina è precipitata dal 2009 con la crisi globale. La validità delle misure intraprese sono riconosciute (a posteriori) dallo stesso FMI nel rapporto annuale del 2010. Dall'FMI non sono contestati tutti i dati economici ma solo quelli sull'inflazione. La situazione attuale non è comunque accostabile a quella del periodo pre-default.
La invito a visionare questo studio: http://www.cepr.net/documents/publications/argentina-success-2011-10.pdf
Grazie , la saluto cordialmente

Mauro ha detto...


Gentile signor Patrizio,
io personalmente acquistai titoli argentini nel 1998 in un ottica di diversificazione degli investimenti ad un prezzo intorno alla pari ad un tasso di rendimento in linea con i nostri BTP dell’epoca.
Il crollo dei prezzi avvenne piuttosto repentinamente nelle settimane prima del default (dicembre 2001).
Gli speculatori acquistarono titoli argentini a 30, non certo i piccoli risparmiatori come il sottoscritto che si videro defraudati dei loro risparmi da un giorno all’altro.
Il debito argentino non è solo verso il FMI…vogliamo parlare del debito verso il Club di Parigi? vogliamo parlare del debito argentino non pagato in mano a centinaia di migliaia di famiglie di risparmiatori sparse in decine di stati del mondo? vogliamo parlare del fatto che per i titoli argentini in circolazione si parla già da qualche mese tra gli addetti ai lavori di un possibile imminente default tecnico?
L’asserita “non garanzia dello stato” sui titoli emessi dal 1° gennaio 2013 riguarda l'introduzione delle clausole collettive (CACs) nei titoli di stato…è un discorso diverso e che comunque non c’entra nulla con l’Argentina.
Nei 69 anni di storia del Fondo Monetario Internazionale non era mai accaduto che un Paese membro ricevesse una dichiarazione formale di censura per l'inaccuratezza dei propri dati economici, verifichi meglio le sue informazioni, la censura non riguarda solo i falsi dati sull’inflazione.
E comunque…le pare normale che un governo regolarmente e deliberatamente fornisca falsi dati sull’inflazione?
Cordiali saluti.

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