domenica, febbraio 03, 2013
Le mafie in Friuli Venezia Giulia, ricca regione del nord-est, territorio di frontiera e motore dello sviluppo economico italiano oggi in crisi, sono presenti?

Liberainformazione - Ci sono insediamenti mafiosi in regione? E’ percepita dalla società, così come dalle istituzioni, questa minaccia? Sono alcune delle domande dal quale prende spunto il convegno: “Le mafie in Friuli Venezia Giulia, dall’infiltrazione all’insediamento”, organizzato da Libera Informazione, in collaborazione con Libera, il Siulp regionale e il Comune di Udine. «Lo scopo del convegno che organizziamo domani è di fornire un quadro ragionato sulla presenza delle mafie in Friuli Venezia Giulia». A parlare è Roberto Declich, segretario regionale del sindacato di Polizia, e tra gli animatori della giornata di studio in programma domani a Udine.

Il quadro sulla presenza mafiosa in Friuli Venezia Giulia attualmente non è chiaro, a causa di indicazioni e valutazioni contrastanti. «Da un lato c’è il Presidente della Corte d’Appello di Trieste che sottolinea come in Friuli Venezia Giulia non ci siano state condanne per reati di 416 bis (associazione mafiosa, ndr), aggiungendo annotazioni sulle caratteristiche culturali e sociali della popolazione friulana che la rendono resistente all’infiltrazione mafiosa. Recentemente – sottolinea Declich – la ricerca condotta da Transcrime con l’Università Cattolica di Milano mette il luce come in regione l’indice di penetrazione mafiosa sia molto basso».

Altri indicatori, e altre fonti istituzionali evidenziano una tendenza differente. «L’allora ministro dell’Interno Maroni, in visita in Friuli Venezia Giulia, nel 2010 parlava di oltre 80 sequestri effettuati in regione, sequestri a cosche mafiose, dal valore di oltre 15 milioni di euro. Sempre nello stesso anno, in provincia di Udine, sono stati effettuati due notevoli sequestri, parte di una più ampia operazione coordinata dalla Dda di Palermo. Interventi importanti che, spesso, sfuggono alle statistiche perché sono misure di prevenzione patrimoniale, oppure risultano nelle statistiche del Tribunale di Palermo».

«Serve – aggiunge – un approfondimento. Obiettivo del convegno è quello di ragionare seriamente sul meccanismo di infiltrazione mafiosa nel Nord, stringendo la prospettiva nel Triveneto, per comprendere infine se questi elementi sono replicabili anche in Friuli Venezia Giulia. Paradossalmente, dopo aver ragionato e approfondito non è escluso che emerga una realtà dove le mafie non siano un problema. Occorre però discuterne».

Certo, perché la situazione non è semplice, e i clan fanno di tutto per passare inosservati, facendo buoni affari con “discrezione”. C’è, inoltre, la questione della crisi economica che in regione morde. Una situazione nella quale i boss, ricchi di enormi patrimoni illeciti, tendono a sfruttare a proprio vantaggio. «La nostra è una realtà di piccole imprese, dove l’imprenditore vede il dipendente, l’operaio, come un elemento importante con cui condivide la sua esistenza. Con la difficoltà dell’accesso al credito legale, l’imprenditore cerca ogni soluzione possibile per salvare la propria azienda e i propri dipendenti. E’ in questo contesto che può inserirsi il capitale mafioso».

La presenza delle cosche, nelle regioni diverse da quelle dove tradizionalmente sono nate e si sono sviluppate, si manifesta in maniera, subdola, sottile. I boss non puntano al controllo militare del territorio. E’ inutile e controproducente. L’obiettivo delle mafie è quello di operare con discrezione riciclando i proventi illeciti nel tessuto economico sano. E’ quello che succede in Emilia-Romagna, in Veneto, e in Friuli Venezia Giulia. «La società friulana non è abituata a situazione del genere. L’imprenditore onesto rischia di cadere nella trappola dell’usura mafiosa perché non è allertato, non è abituato a comprendere questo tipo di penetrazione mafiosa».

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