Facilitare l’accesso alle cure per persone fragili e le popolazioni a basso reddito.
Radio Vaticana - Attraverso la telemedicina questo è possibile. Al via oggi, presso l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti, un corso di formazione per medici che operano in contesti di svantaggio sociale. L’intento è di trasmettere le conoscenze e le esperienze nel campo dell’assistenza socio-sanitaria alle popolazioni fragili, immigrate e non. Alessandro Filippelli ne ha parlato con Paola Monari, responsabile del progetto e direttore della Pianificazione Strategica. ascolta
R. – Le fasce a basso reddito hanno un accesso alle cure meno facilitato rispetto alla media nazionale. Stiamo parlando di una popolazione a livello nazionale, che tutti i rapporti danno in progressivo aumento, già testata sui livelli di impoverimento intorno ad oltre il 24 per cento della popolazione italiana. Di conseguenza, agire sui medici di base, vicino all’utenza, per quanto riguarda elevare la loro capacità di risolvere già al primo punto di accesso gratuito alle cure, quindi quello del medico di base, evitando quindi l’obbligatorietà di dover scalare immediatamente verso una specialistica, che può risultare anche costosa, è evidentemente uno dei primi motivi.
D. – Quali sono le regioni interessate dal progetto incentrato sulla telemedicina?
R. –In particolare, il progetto si realizzerà nei prossimi dodici mesi con la regione Emilia Romagna, la regione Sardegna, la regione Sicilia, la regione Puglia e la regione Lazio, come nucleo di regioni pilota, per far sì che l’esperienza nel campo della mediazione culturale e quindi della medicina specialistica su questo settore delle popolazioni, sì delle fragilità in generale, ma in particolare per le popolazioni di basso reddito, si possa portare sul territorio. Il Convegno, in generale, sta vedendo un susseguirsi di esperienze sia sulla telemedicina, presso il domicilio del paziente, sia su grandi progetti di formazione tra medici per aumentare lo “skill” specialistico. Di conseguenza, questo secondo settore inserisce proprio l’intenzione ed anche la realizzazione di un progetto dell’Istituto nazionale per la salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà, indirizzato soprattutto ai medici di base.
R. – Le fasce a basso reddito hanno un accesso alle cure meno facilitato rispetto alla media nazionale. Stiamo parlando di una popolazione a livello nazionale, che tutti i rapporti danno in progressivo aumento, già testata sui livelli di impoverimento intorno ad oltre il 24 per cento della popolazione italiana. Di conseguenza, agire sui medici di base, vicino all’utenza, per quanto riguarda elevare la loro capacità di risolvere già al primo punto di accesso gratuito alle cure, quindi quello del medico di base, evitando quindi l’obbligatorietà di dover scalare immediatamente verso una specialistica, che può risultare anche costosa, è evidentemente uno dei primi motivi.
D. – Quali sono le regioni interessate dal progetto incentrato sulla telemedicina?
R. –In particolare, il progetto si realizzerà nei prossimi dodici mesi con la regione Emilia Romagna, la regione Sardegna, la regione Sicilia, la regione Puglia e la regione Lazio, come nucleo di regioni pilota, per far sì che l’esperienza nel campo della mediazione culturale e quindi della medicina specialistica su questo settore delle popolazioni, sì delle fragilità in generale, ma in particolare per le popolazioni di basso reddito, si possa portare sul territorio. Il Convegno, in generale, sta vedendo un susseguirsi di esperienze sia sulla telemedicina, presso il domicilio del paziente, sia su grandi progetti di formazione tra medici per aumentare lo “skill” specialistico. Di conseguenza, questo secondo settore inserisce proprio l’intenzione ed anche la realizzazione di un progetto dell’Istituto nazionale per la salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà, indirizzato soprattutto ai medici di base.
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