«E il governo vuole confinarci nelle sacrestie»
«“Se rimani, sei stupido”. Nessuna frase è più appropriata per descrivere una visione largamente condivisa qui in Eritrea». È quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre una voce interna alla Chiesa cattolica eritrea, che per motivi di sicurezza preferisce rimanere anonima. Sono più di un milione gli eritrei emigrati negli ultimi anni e la maggior parte dei 5.2 milioni rimasti desidererebbe seguirli. «Quasi tutti i nostri ragazzi progettano di andare a vivere all’estero». Il massiccio esodo ha ovviamente gravi ripercussioni sulla forza lavoro del Paese, dove è quasi impossibile trovare manodopera qualificata. E a questo si unisce l’obbligo di leva, che a causa del perenne stato di guerra con l’Etiopia, prevede la firma illimitata.
«In realtà il governo ingigantisce il pericolo di un conflitto – continua la fonte – servendosene come scusa per non congedare i giovani al termine del servizio militare. Alcuni sono nell’esercito da ben sedici anni». La situazione drammatica influisce pesantemente sull’operato della Chiesa, «dissanguata» delle sue forze. «L’altissimo numero di eritrei sotto le armi rende ormai impossibile prestare servizio nelle parrocchie o formare nuovi sacerdoti».
Come evidenziato dal Rapporto 2012 sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in Eritrea il personale religioso non può esimersi dagli obblighi di leva. Ai sacerdoti e ai seminaristi cattolici è concessa la possibilità di sostituire il servizio militare con un anno di servizio civile, ma sono in molti ad essere trattenuti oltre il termine previsto. Nel 2011 solo la ferma opposizione della Chiesa e la pressione diplomatica esercitata da alcuni Paesi - fra cui l’Italia - hanno impedito ad Asmara di chiamare sotto le armi seminaristi, parroci, religiosi e religiose cattolici sotto i 30 anni.
La fonte anonima denuncia inoltre ad ACS gli ostacoli incontrati quotidianamente dalla Chiesa cattolica nel portare avanti il suo lavoro pastorale e caritativo. In Eritrea i cristiani – in maggioranza ortodossi - rappresentano il 47,3% della popolazione, i musulmani il 49,2%. I cattolici sono appena il 4%, ma l’opera della Chiesa è come sempre rivolta a tutti. «Il governo invece tenta di confinarci nelle sacrestie».
«“Se rimani, sei stupido”. Nessuna frase è più appropriata per descrivere una visione largamente condivisa qui in Eritrea». È quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre una voce interna alla Chiesa cattolica eritrea, che per motivi di sicurezza preferisce rimanere anonima. Sono più di un milione gli eritrei emigrati negli ultimi anni e la maggior parte dei 5.2 milioni rimasti desidererebbe seguirli. «Quasi tutti i nostri ragazzi progettano di andare a vivere all’estero». Il massiccio esodo ha ovviamente gravi ripercussioni sulla forza lavoro del Paese, dove è quasi impossibile trovare manodopera qualificata. E a questo si unisce l’obbligo di leva, che a causa del perenne stato di guerra con l’Etiopia, prevede la firma illimitata.
«In realtà il governo ingigantisce il pericolo di un conflitto – continua la fonte – servendosene come scusa per non congedare i giovani al termine del servizio militare. Alcuni sono nell’esercito da ben sedici anni». La situazione drammatica influisce pesantemente sull’operato della Chiesa, «dissanguata» delle sue forze. «L’altissimo numero di eritrei sotto le armi rende ormai impossibile prestare servizio nelle parrocchie o formare nuovi sacerdoti».
Come evidenziato dal Rapporto 2012 sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre, in Eritrea il personale religioso non può esimersi dagli obblighi di leva. Ai sacerdoti e ai seminaristi cattolici è concessa la possibilità di sostituire il servizio militare con un anno di servizio civile, ma sono in molti ad essere trattenuti oltre il termine previsto. Nel 2011 solo la ferma opposizione della Chiesa e la pressione diplomatica esercitata da alcuni Paesi - fra cui l’Italia - hanno impedito ad Asmara di chiamare sotto le armi seminaristi, parroci, religiosi e religiose cattolici sotto i 30 anni.
La fonte anonima denuncia inoltre ad ACS gli ostacoli incontrati quotidianamente dalla Chiesa cattolica nel portare avanti il suo lavoro pastorale e caritativo. In Eritrea i cristiani – in maggioranza ortodossi - rappresentano il 47,3% della popolazione, i musulmani il 49,2%. I cattolici sono appena il 4%, ma l’opera della Chiesa è come sempre rivolta a tutti. «Il governo invece tenta di confinarci nelle sacrestie».
| Tweet |

Nicolò Renna, chitarrista palermitano, sbanca il web con il suo singolo Breathing. Lo abbiamo incontrato a Palermo. L'intervista di Paolo A.Magrì
Domenico Fioravanti, la Leggenda di Sydney 2000. Una vita da rincorrere a bracciate.Il ranista, prima medaglia d’oro azzurra alle Olimpiadi di Sydney 2000, intervistato da Emanuela Biancardi.
"L'intelligenza umana è la nostra principale risorsa". Parla Ermete Realacci, tra attivismo e sfide economiche
mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara, intervistato per LPL News 24 da Patrizio Ricci su politica europea ed immigrazione.
Max Cavallari della coppia 'I Fichi d'India', intervistato per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Laura Efrikian, Attrice, scrittrice, promotrice di 'Laura For Afrika', intervistata per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Patty Pravo festeggia cinquant’anni di successi intramotabili nel mondo della musica, tirando fuori ancora una volta pezzi da ‘90. Intervista di S. Santullo
Sergio Caputo celebra i trent’anni di “ Un Sabato Italiano”, con un nuovo omonimo album. Intervista a Sergio Caputo, di Simona Santullo
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.