Vuole che la gente lo chiami semplicemente Justin. Sarà il 105° Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e entrerà ufficialmente nella celebre cattedrale il 21 marzo 2013.
del nostro corrispondente in Gran Bretagna Renato Zilio
Sguardo mite, sorridente, leggermente intellettuale: è il nuovo designato ad Arcivescovo di Canterbury, massima autorità spirituale anglicana, che emerge in tutti giornali. La candidatura del vescovo Justin Welby, con poco più di cinquant’anni di età, è sorta come un coniglio dal cappello. Una vera sorpresa. Molto spesso, questo è anche lo stile di Dio. Sorprendere, infatti, è infrangere i calcoli umani. “È il nostro Obama” si spinge a dire il corrispondente di un giornale.
Nessuno avrebbe immaginato, all’annuncio delle dimissioni dell’attuale primate Rowam William qualche mese fa, un successore con appena qualche mese di ordinazione episcopale, per dirigere i 79 milioni di fedeli anglicani nel mondo. Un incarico altamente strategico, alla frontiera tra società civile e religiosa, tra Gran Bretagna e mondo intero. Gli elementi, tuttavia, che lo distinguono da qualsiasi nostro arcivescovo non si riducono a questo. “Il successo avuto nel mondo non ecclesiastico non lo renderà un estraneo al mondo reale” titola il Times. Ricordando così i suoi undici anni di attività in una compagnia petrolifera internazionale, di cui era diventato il tesoriere, prima di essere ordinato prete. Nella difficile e contrastata situazione del mondo anglicano, Rowam William invocava “un successore dalla solidità di un bue e la pelle di un rinoceronte”. Ciononostante, gli riconosce grazia, pazienza, saggezza e... humour. Qualità che serviranno per “mettere olio in acque agitate”, sottolineano ancora i giornali, richiamando in mente il suo vecchio mestiere. In quanto “peacemaker” nel mondo, lo sanno preoccupato poi di portare la Buona Novella e la riconciliazione prima di tutto all’interno della Chiesa.
“Può andare ad una riunione, ottenere ciò che desidera e non farsi nessun nemico,” titola entusiasticamente il Times. Secondo lo spirito pragmatico degli inglesi si vagliano le sue qualità e in particolare questa preziosa capacità di gestire i conflitti. “Gifted strategist”, stratega dotato, lo definiscono. “Persuasive and discreet,” ma non timoroso di stare sui suoi piedi. Forse, in questo messo alla prova anche nell’ambiente familiare. Infatti ha cresciuto cinque figli, anzi sei, ma uno perduto in un incidente stradale che fu una prova forte di fede, come lui stesso ricorda. Due scogli prossimamente lo attendono: l’ordinazione di donne-vescovo e la problematica del mondo gay. Ed è questa la prima linea di un’altra tradizione religiosa, ben differente dalla nostra storia e dalla nostra sensibilità. Con l’esperienza passata e la competenza in materia non mancherà di intervenire, pure, con una precisa preoccupazione per il bene comune, nel mondo della finanza, sempre più strategico nella società d’oggi con le sue pieghe più oscure.
Ricordava alla BBC che il compito di un arcivescovo è di essere cristiano. Ciò significa “una profonda e appassionata preoccupazione per la giustizia sociale nella società di oggi”. Le sue armi di fronte ai giornalisti che lo assediano sono l’auto-commiserazione e l’elogio appassionato degli altri o dei predecessori. Armi preziose, sicuramente anche nel gestire i conflitti. Umiltà ed empatia, infatti, sono la via maestra per saper vivere insieme. Ancora una lezione, pur senza salire sul pulpito.
del nostro corrispondente in Gran Bretagna Renato Zilio
Sguardo mite, sorridente, leggermente intellettuale: è il nuovo designato ad Arcivescovo di Canterbury, massima autorità spirituale anglicana, che emerge in tutti giornali. La candidatura del vescovo Justin Welby, con poco più di cinquant’anni di età, è sorta come un coniglio dal cappello. Una vera sorpresa. Molto spesso, questo è anche lo stile di Dio. Sorprendere, infatti, è infrangere i calcoli umani. “È il nostro Obama” si spinge a dire il corrispondente di un giornale.
Nessuno avrebbe immaginato, all’annuncio delle dimissioni dell’attuale primate Rowam William qualche mese fa, un successore con appena qualche mese di ordinazione episcopale, per dirigere i 79 milioni di fedeli anglicani nel mondo. Un incarico altamente strategico, alla frontiera tra società civile e religiosa, tra Gran Bretagna e mondo intero. Gli elementi, tuttavia, che lo distinguono da qualsiasi nostro arcivescovo non si riducono a questo. “Il successo avuto nel mondo non ecclesiastico non lo renderà un estraneo al mondo reale” titola il Times. Ricordando così i suoi undici anni di attività in una compagnia petrolifera internazionale, di cui era diventato il tesoriere, prima di essere ordinato prete. Nella difficile e contrastata situazione del mondo anglicano, Rowam William invocava “un successore dalla solidità di un bue e la pelle di un rinoceronte”. Ciononostante, gli riconosce grazia, pazienza, saggezza e... humour. Qualità che serviranno per “mettere olio in acque agitate”, sottolineano ancora i giornali, richiamando in mente il suo vecchio mestiere. In quanto “peacemaker” nel mondo, lo sanno preoccupato poi di portare la Buona Novella e la riconciliazione prima di tutto all’interno della Chiesa.
“Può andare ad una riunione, ottenere ciò che desidera e non farsi nessun nemico,” titola entusiasticamente il Times. Secondo lo spirito pragmatico degli inglesi si vagliano le sue qualità e in particolare questa preziosa capacità di gestire i conflitti. “Gifted strategist”, stratega dotato, lo definiscono. “Persuasive and discreet,” ma non timoroso di stare sui suoi piedi. Forse, in questo messo alla prova anche nell’ambiente familiare. Infatti ha cresciuto cinque figli, anzi sei, ma uno perduto in un incidente stradale che fu una prova forte di fede, come lui stesso ricorda. Due scogli prossimamente lo attendono: l’ordinazione di donne-vescovo e la problematica del mondo gay. Ed è questa la prima linea di un’altra tradizione religiosa, ben differente dalla nostra storia e dalla nostra sensibilità. Con l’esperienza passata e la competenza in materia non mancherà di intervenire, pure, con una precisa preoccupazione per il bene comune, nel mondo della finanza, sempre più strategico nella società d’oggi con le sue pieghe più oscure.
Ricordava alla BBC che il compito di un arcivescovo è di essere cristiano. Ciò significa “una profonda e appassionata preoccupazione per la giustizia sociale nella società di oggi”. Le sue armi di fronte ai giornalisti che lo assediano sono l’auto-commiserazione e l’elogio appassionato degli altri o dei predecessori. Armi preziose, sicuramente anche nel gestire i conflitti. Umiltà ed empatia, infatti, sono la via maestra per saper vivere insieme. Ancora una lezione, pur senza salire sul pulpito.
| Tweet |

Nicolò Renna, chitarrista palermitano, sbanca il web con il suo singolo Breathing. Lo abbiamo incontrato a Palermo. L'intervista di Paolo A.Magrì
Domenico Fioravanti, la Leggenda di Sydney 2000. Una vita da rincorrere a bracciate.Il ranista, prima medaglia d’oro azzurra alle Olimpiadi di Sydney 2000, intervistato da Emanuela Biancardi.
"L'intelligenza umana è la nostra principale risorsa". Parla Ermete Realacci, tra attivismo e sfide economiche
mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara, intervistato per LPL News 24 da Patrizio Ricci su politica europea ed immigrazione.
Max Cavallari della coppia 'I Fichi d'India', intervistato per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Laura Efrikian, Attrice, scrittrice, promotrice di 'Laura For Afrika', intervistata per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Patty Pravo festeggia cinquant’anni di successi intramotabili nel mondo della musica, tirando fuori ancora una volta pezzi da ‘90. Intervista di S. Santullo
Sergio Caputo celebra i trent’anni di “ Un Sabato Italiano”, con un nuovo omonimo album. Intervista a Sergio Caputo, di Simona Santullo
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.