Un museo ecosostenibile nel Sahara marocchino: quando tradizione e modernità si incontrano
E’ lucano, precisamente di Tricarico, il vincitore del concorso indetto dal Ministero dell’Urbanistica del Regno del Marocco e dalla Regione del Tafilalet per la realizzazione di un museo ecosostenibile, in grado di produrre acqua ed energia, nel bel mezzo del deserto. Si tratta dell’architetto e urbanista Pietro Laureano, già consulente Unesco per le zone aride, la gestione dell’acqua, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo. Il museo sorgerà nella città di Fezna, nel sud est del Marocco, territorio tra i più aridi della zona, e sarà dedicato alle “khettara”, termine usato in Marocco per indicare i tradizionali canali di captazione dell’acqua costruiti per combattere la desertificazione, preservare la biodiversità e, in molte zone, decisivi per la sopravvivenza dell’economia rurale (detti anche “qanawat” in arabo).
Il sistema delle “khettara” si basa su una fitta rete di cunicoli drenanti sotterranei, molto simili a pozzi, collegati da un canale, molto stretto, scavato a misura d’uomo, generalmente basso e con una lieve pendenza sul fondo. Tali opere cunicolari, già note nel VII secolo d.c. ed ereditate dall’antica Persia, si sono diffuse poi in tutto il Medioriente. L’idea, a dir poco geniale, consente di attingere l’acqua da una falda acquifera in modo da trasportare “l’oro blu” in superficie, senza necessità di pomparlo o aspirarlo. Infatti, l’acqua fluisce per effetto della gravità perché la destinazione è più bassa rispetto al punto di origine che - spesso - è una falda acquifera. Inoltre i cunicoli che caratterizzano le “khettara” consentono all'acqua di essere trasportata a grande distanza in quelle aree caratterizzate da un clima caldo e secco, senza perdere una grande quantità di liquido per via dell’evaporazione.
L’architetto Laureano, da grande esperto e conoscitore del territorio, promotore del recupero delle tecniche antiche dei sistemi di raccolta dell’acqua, ha potuto individuare e mappare tutte le antiche gallerie sotterranee per ricostruire l’intero ecosistema della zona. Grazie a questa mappatura è stato possibile individuare il luogo per la costruzione, la cui architettura sarà realizzata in terra cruda e pietra, e in questa struttura verrà realizzata la grotta in cui sarà prodotta l’acqua che fornirà l’energia passiva.
L’impatto ambientale sarà praticamente nullo, poiché il museo sarà del tutto autosufficiente anche dal punto di vista dei consumi elettrici, grazie ai tasselli fotovoltaici integrati con la copertura di maioliche locali. Il visitatore arrivando dal deserto scoprirà davanti a sé un giardino murato irrigato da queste “khettara” per poi scoprire attraverso un percorso a ritroso la grotta origine dell’acqua… non ci resta che attendere la sua realizzazione per visitarlo con grande curiosità!
di Mariangela Laviano
E’ lucano, precisamente di Tricarico, il vincitore del concorso indetto dal Ministero dell’Urbanistica del Regno del Marocco e dalla Regione del Tafilalet per la realizzazione di un museo ecosostenibile, in grado di produrre acqua ed energia, nel bel mezzo del deserto. Si tratta dell’architetto e urbanista Pietro Laureano, già consulente Unesco per le zone aride, la gestione dell’acqua, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo. Il museo sorgerà nella città di Fezna, nel sud est del Marocco, territorio tra i più aridi della zona, e sarà dedicato alle “khettara”, termine usato in Marocco per indicare i tradizionali canali di captazione dell’acqua costruiti per combattere la desertificazione, preservare la biodiversità e, in molte zone, decisivi per la sopravvivenza dell’economia rurale (detti anche “qanawat” in arabo).
Il sistema delle “khettara” si basa su una fitta rete di cunicoli drenanti sotterranei, molto simili a pozzi, collegati da un canale, molto stretto, scavato a misura d’uomo, generalmente basso e con una lieve pendenza sul fondo. Tali opere cunicolari, già note nel VII secolo d.c. ed ereditate dall’antica Persia, si sono diffuse poi in tutto il Medioriente. L’idea, a dir poco geniale, consente di attingere l’acqua da una falda acquifera in modo da trasportare “l’oro blu” in superficie, senza necessità di pomparlo o aspirarlo. Infatti, l’acqua fluisce per effetto della gravità perché la destinazione è più bassa rispetto al punto di origine che - spesso - è una falda acquifera. Inoltre i cunicoli che caratterizzano le “khettara” consentono all'acqua di essere trasportata a grande distanza in quelle aree caratterizzate da un clima caldo e secco, senza perdere una grande quantità di liquido per via dell’evaporazione.
L’architetto Laureano, da grande esperto e conoscitore del territorio, promotore del recupero delle tecniche antiche dei sistemi di raccolta dell’acqua, ha potuto individuare e mappare tutte le antiche gallerie sotterranee per ricostruire l’intero ecosistema della zona. Grazie a questa mappatura è stato possibile individuare il luogo per la costruzione, la cui architettura sarà realizzata in terra cruda e pietra, e in questa struttura verrà realizzata la grotta in cui sarà prodotta l’acqua che fornirà l’energia passiva.
L’impatto ambientale sarà praticamente nullo, poiché il museo sarà del tutto autosufficiente anche dal punto di vista dei consumi elettrici, grazie ai tasselli fotovoltaici integrati con la copertura di maioliche locali. Il visitatore arrivando dal deserto scoprirà davanti a sé un giardino murato irrigato da queste “khettara” per poi scoprire attraverso un percorso a ritroso la grotta origine dell’acqua… non ci resta che attendere la sua realizzazione per visitarlo con grande curiosità!
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