mercoledì, settembre 26, 2012
La traduce per noi il nostro corrispondente in Uruguay don Vincenzo Vigilante

Si prevede che tra pochi giorni la Camera dei Deputati tratterá il “Progetto di legge sull’interruzione volontaria della gravidanza” che é stata in parte ratificata dal Senato insieme con un testo sostitutivo adottato dalla Commissione speciale creata per prepararlo. Come membri dell’Università Cattolica abbiamo espressa la nostra posizione in precedenti occasioni e vogliamo farlo di nuovo ora. Il punto di partenza della nostra argomentazione é il rispetto assoluto della vita umana: si tratta di un diritto primordiale e inalienabile, tutelato dal diritto internazionale e dal nostro diritto. Questa convinzione ha le sue radici nella nostra migliore tradizione intellettuale come istituzione cattolica, e si basa anche su altre dimensioni della conoscenza, come sono la scienza e il diritto, dove convergiamo con chi non condivide la nostra fede.

La nostra ottica si nutre soprattutto di lavoro accademico, sviluppato dai nostri docenti e studenti in numerosi progetti di ricerca interdisciplinari e attività universitarie. Molti di questi progetti universitari conoscono da vicino situazioni di povertá e marginalità che cozzano contro il diritto alla vita, ed in particolare ad una vita degna; situazioni che ci sensibilizzano e ci impegnano quotidianamente a proporre interventi di cambiamento.

Alcuni giorni fa, il Consiglio Permanente dell a Conferenza Episcopale dell’Uruguay ha esposto al Parlamento una serie di appunti al “progetto di legge di interruzione volontaria della gravidanza” da una prospettiva che é condivisa certamente da gran parte degli uruguaiani, indipendentemente dalle differenze religiose o di concezioni della vita dei singoli. Il testo di questa esposizione, che é stata diffusa dai diversi mezzi di comunicazione, comincia ricordando che l’attuale sistema giudiziario, pur considerando l’aborto un delitto, riconosce numerose cause di perdono giudiziario e di scuse assolutorie, che di fatto depenalizzano l’aborto nei casi limiti o difficili. Ci sembra importante sottolineare che sono questi casi limiti quelli che, nel dibattito attuale, spesso vengono evocati per giustificare il cambio della legislazione vigente.

Il proposito del nuovo progetto di legge, come é stato approvato nel Senato, é di consacrare come diritto esclusivo della donna la interruzione volontaria della gravidanza nelle prime dodici settimane di gestazione. Il progetto consacra un diritto nel senso piú forte del termine: un diritto ad abortire , incoraggiato e promosso dallo Stato, che offrirá i mezzi umani ed economici per la sua implementazione e la realizzazione, a carico dell’Erario pubblico e, di conseguenza, finanziato da tutta la società. Un tale diritto – o anche una depenalizzazione che permetta di accedere lecitamnente ai procedimenti previsti per abortire - limitano il diritto alla vita.

Come ricordano i Vescovi nella loro esposizione , la domanda sull’esistenza o meno di un essere umano con una sua propria vita é stata importante in questo dibattito. Cosí il Dott. Tabaré Vasquez (quando era presidente della repubblica ndr) , nel veto all’anteriore progetto di legge riferito a questo tema, sosteneva che “la legislazione non puó disconoscere la realtá dell’esistenza di una vita umana nella sua tappa di gestazione, cosí come lo evidenzia la scienza. La biologia si é molto evoluta. Scoperte rivoluzionarie, come la fecondazione in vitro e il DNA con la sequenza del genoma umano, rendono evidente che dal momento del concepimento vi é una vita umana nuova, un nuovo essere”.

Il concepito non nato – che sia maggiore o minore di due settimane di gestazione - é un essere vivo della specie umana. Con caratteristiche individuali proprie, distinte da quelle di sua madre e di suo padre. Non c’è alcuna razionalitá nella distinzioine tra un concepito di dodici settimane e un concepito di due settimane e un giorno. Questa distinzione conseguentemente é arbitraria e incostituzionale, oltre che essere contraria a trattati internazionali ratificati dal nostro Paese, come la Convenzione Americana dei Diritti Umani.

D’altra parte, l’aborto provocato non é, né puó essere, un atto medico perché rinnega e snaturalizza i princípi della medicina ippocratica, che caratterizzano e esaltano il medico per la sua attivitá a favore della vita e dell’integritá fisica dei suoi simili, oltre che essere contraria alle dichiarazioni internazionali su questa materia.

Concidiamo pienamente e appoggiamo le linee della Conferenza Episcopale dell’Uruguay nell’affermare che ci sono alternative, concrete e viabili, che possono concretizzarsi in un “progetto di legge alternativo che rispetti e protegga la donna, la maternitá, la famiglia e la vita del concepito, seguendo il mandato costituzionale degli articoli 7,8,40,41,42,44,72 e 332, senza eliminare il diritto alla vita del concepito non nato”.

Come Universidad católica dell’Uruguay continuiamo nell’impegno di collaborare nella ricerca di alternative, sempre a favore del diritto alla vita umana, come parte della nostra identitá cattolica e della nostrra missione nella societá uruguaiana.

Membri del Consiglio Direttivo: P. Eduardo Casarotti SJ (rettore), Dr. Ariel Cuadro (vicerettore accademico), P. Marcelo Coppetti SJ (vicerettore del Medio Universitario), Ing. Omar Paganini (vicerettore amministrativo), Dra. Sandra Segredo (segretaria generale)

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