Un altro mito tutto italiano si avvia tristemente all’addio
Questo potrebbe ben essere l’emblema del disastro in cui versa l’economia italiana: anche l’ultimo piatto (di porcellana) va in frantumi. Il patrizio Carlo Ginori, fiorentino, senatore del Granducato, nel 1735 volle fondare una manifattura di porcellana nella sua Villa delle Corti a Colonnata di Sesto Fiorentino. A tal proposito raccolse in Toscana le migliori argille dall’Elba all’Amiata riuscendo però a produrre una porcellana grigiastra, molto inferiore a quella cinese. A migliorare il prodotto ci riuscì l’erede di Carlo, suo figlio Lorenzo, che nel 1760 studiò l’applicazione di uno smalto coprente: da quell’epoca sulle tavole dei grandi signori compaiono i primi raffinati servizi della Ginori.
Nella seconda metà dell’800, quando a dirigere la fabbrica ormai nota in Europa c’è il fratello dell’autore di “Pinocchio” Paolo Lorenzini, l’azienda è sulla cresta dell’onda: realizza lo stupendo servizio di piatti per la tavola sontuosa del Kedivè Ismail d’Egitto nello stile dei faraoni e il servizio piatti da dessert per il Re Umberto I, tutto decorato in oro. Nel 1896 diventa socio l’industriale milanese Richard, con il cui apporto l’azienda fiorentina assurge a colosso col nome di “Società Ceramica Richard-Ginori”. Vede così gli albori e si impone lo stile Liberty, successo mondiale che aumenta quando dal 1923 al 1930 il direttore artistico dell’azienda è il celebre architetto Giò Ponti, cui succederà un altro illustre nome, il designer Giovanni Gariboldi.
Oggi, dopo 277 anni di successi, schiacciata da un debito di 70 milioni di euro, l’azienda è stata obbligata alla liquidazione. Al collegio dei liquidatori però son giunte quattro proposte di acquisto per il marchio, capace di acquisire ancora commesse milionarie come quelle delle Coop. Si preferirebbe, come ha precisato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, la scelta di un imprenditore che investisse in tecnologia salvaguardando il livello occupazionale e mantenendo la produzione a Sesto Fiorentino. Una proposta è stata presentata dalla Sambonet, l’azienda piemontese che ha già rilevato le porcellane tedesche Rosenthal; poi la Lenox, che garantirebbe commesse a lungo termine; quindi la tedesca Certina, che si dice anch’essa pronta ad affittare l’azienda italiana; infine c’è una proposta di imprenditori del Nord. Ai liquidatori la difficile scelta della proposta migliore da presentare ai creditori.
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Sono presenti 4 commenti
Si sono mangiati anche i piatti!
ora magnamose pure e posate! Che schifezza.
siamo di nuovo arrivati alla fine di uno dei cicli quasi quinquennali della vita della Ginori; chi è del settore ben conosce la storia! Non molti anni or sono il gruppo Pagnossin e il relativo stabilimento di ceramica domestica, con sede a Treviso,e titolare della Ginori è stato sacrificato attraverso intrallazzi politico-sindacali per prediligere l'affiliata. Non auguro ai dipendenti della Ginori i giorni e le ore passate dai lavoratori della Pagnossin.
io ne son profondamente addolorato oltre essere un nostro vanto nazionale sono cresciuto in casa col culto delle porcellane richard ginori
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