sabato, agosto 04, 2012
Dal 1211, anno della consacrazione di Chiara d’Assisi, ad oggi si sono delineate tante espressioni del suo carisma. Il nostro percorso clariano oggi ci conduce a Bari, per conoscere la realtà delle Clarisse francescane missionarie del SS. Sacramento, attraverso le parole di suor Vittoria Sechi.

Sentirsi Clarissa, essere Clarissa non è dato da una dimensione esterna, materiale, di spazio o di luogo, ma è molto più, è una realtà più profonda, essenzialmente interiore e spirituale, che costituisce la propria identità in Dio. Io credo che la nostra fondatrice Madre Serafina Farolfi (1853 – 1917), oggi Venerabile, abbia sapientemente racchiuso la sintesi del nostro essere Clarisse nel nome che ha voluto dare al suo Istituto, quando nel 1898 insieme alle sue sorelle ha abbracciato la Regola di S. Chiara approvata da Innocenzo IV, con le Costituzioni adattate alla vita attiva: “Clarisse Francescane Missionarie del SS.mo Sacramento”. Unire in un solo cuore e in un solo respiro Chiara e Francesco, due orme di un unico passo, voci armoniche di un unico canto… Unire e sintetizzare in sé il vivere di Chiara e il vivere di Francesco: il cuore e lo sguardo di Chiara, che sa contemplare in ogni cosa le indicibili bellezze del celeste Sposo, ma le mani e i piedi di Francesco, che sanno raggiungerLo e servirLo nei fratelli più bisognosi, in uno slancio di amore e gratuità che spinge fin oltre i confini della propria terra, fin nelle lontane missioni estere… Da Chiara lo sguardo contemplativo e il primato dell’interiorità e della preghiera nella nostra vita; da Francesco lo stile missionario, per andare, annunciare, prendersi cura e prendersi carico dei bisogni e delle povertà del fratello; da entrambi lo stile della fraternità nella scelta della povertà, della letizia, della semplicità, della minorità.

A questa spiritualità francescano-clariana, la nostra Fondatrice ha poi voluto dare un cuore: l’Eucaristia, celebrata, adorata, vissuta; sorgente, forza, perno, luce, alimento, punto di partenza e punto di riferimento fisso di ogni apostolato e servizio caritativo. “Dall’amore ardente all’Eucarestia si riconoscono le Clarisse Missionarie”, diceva madre Serafina. Come Chiara, allora, chiamate a "stare con lui” nella contemplazione, meditazione e adorazione eucaristica quotidiana. Come Francesco, chiamate a “vivere il santo Vangelo” nello stile dell'itineranza, dell’apostolato, della passione evangelizzatrice, facendo dell’’incontro personale quotidiano con Lui la fonte preziosa dell'andare ai fratelli.

“La nostra vita è mista... fornita la lampada, tutto il resto va all'apostolato. Una vita di orazione e di contemplazione che non ci rende indegne dell’apostolato; un apostolato che non ci impedisca la contemplazione”. “Vivere sempre come Maria che non sa dipartirsi un solo momento dal suo divino maestro; faticare come Marta per condurre a lui tutte le anime … associare la vita contemplativa all'attiva, in modo che questa non sia priva delle dolcezze di quella; e quella accompagni e perfezioni ogni atto di questa” (Madre Serafina). Questo è il nostro alto ideale! Per sua grazia il Signore ci conceda di “renderGli fedelmente ciò che abbiamo promesso con voto, di crescere sempre più nel bene e di perseverarvi fino alla fine” (FF2915. 2852).


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