“È una decisione storica, perché interrompe un progetto di investimento miliardario (28 miliardi di reais, oltre 11 miliardi di euro), che puntava al raddoppio della ferrovia, all’apertura di nuove immense miniere e all’ampliamento del porto di São Luís come se fossero ‘opere di piccole dimensioni’, aggirando così le procedure previste”.
Misna - Raggiunto nella sua comunità di Açailândia, nello stato settentrionale del Maranhão, padre Dario Bossi commenta così alla MISNA il pronunciamento del giudice federale Ricardo Macieira che ha ordinato al colosso minerario Vale di sospendere i lavori di ampliamento della linea ferroviaria Carajás: una ferrovia che, lunga 900 km, collega le miniere di ferro dell’azienda nello stato amazzonico del Pará al terminal portuale di Ponta da Madeira, nel Maranhão, provocando impatti devastanti sulle popolazioni locali.
Il giudice ha accolto un ricorso presentato dal Consiglio indigenista missionario (Cimi), dalla Società dei diritti umani del Maranhão e dal Centro di cultura afro dello stesso stato, sostenuti dalla Rede ‘Justiça nos Trilhos’ (Giustizia sui binari), di cui padre Bossi figura tra i coordinatori. Macieira ha stabilito che la licenza ad operare è stata concessa alla Vale dall’Istituto dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili (Ibama) in modo irregolare: manca, tra l’altro, il dovuto studio di impatto ambientale che l’azienda sarà invece obbligata ad effettuare, organizzando anche anche udienze pubbliche per esporre in dettaglio il progetto in ciascuna delle 100 comunità dei 27 municipi situati lungo la ferrovia e prevedendo risarcimenti e altre misure di compensazione per le comunità interessate.
“Lo Stato brasiliano si è dimostrato ancora una volta al servizio delle multinazionali e non si è opposto a questa frode. Il governo sta incentivando grandi progetti di questo tipo, che dal suo punto di vista favoriscono lo sviluppo del paese, ma le comunità locali la pensano diversamente” puntualizza il missionario comboniano. Nel cosiddetto corridoio del Carajás, aggiunge padre Bossi, “si sollevano ogni giorno di più conflitti e impatti socioambientali provocati dalla ferrovia e dalle opere di raddoppio: incidenti, inquinamento, rumori assordanti, riduzione dell’accesso alle fonti idriche, prostituzione di adolescenti nelle aree dei lavori, violenza in aumento nelle città, espulsione di famiglie e comunità per lasciare spazio ai cantieri e ad altre infrastrutture in vista dello sfruttamento di nuove miniere e massicce ondate migratorie”.
La lotta delle comunità locali per ottenere condizioni di vita dignitose in un paese ormai divenuto sesta economia mondiale ma che mantiene un grave divario sociale ed è pesantemente afflitto dalla corruzione, va avanti su più piani. “Dall’opposizione frontale, con azioni mirate a bloccare i macchinari dell’azienda e le strade di acesso ai cantieri, alla denuncia mediatica e giuridica che in questo caso ha dato i suoi frutti. Ora – conclude il missionario – l’obiettivo è fare pressione su Brasilia, affinché a Vale e Ibama non sia concesso un ricorso e i lavori restino sospesi fino a quando non sarà effettuata la regolare procedura di assegnazione della licenza a operare. E’ importante anche continuare a parlare di cosa succede nel corridoio del Carajás, visto il silenzio assordante dei media locali”.
Misna - Raggiunto nella sua comunità di Açailândia, nello stato settentrionale del Maranhão, padre Dario Bossi commenta così alla MISNA il pronunciamento del giudice federale Ricardo Macieira che ha ordinato al colosso minerario Vale di sospendere i lavori di ampliamento della linea ferroviaria Carajás: una ferrovia che, lunga 900 km, collega le miniere di ferro dell’azienda nello stato amazzonico del Pará al terminal portuale di Ponta da Madeira, nel Maranhão, provocando impatti devastanti sulle popolazioni locali.Il giudice ha accolto un ricorso presentato dal Consiglio indigenista missionario (Cimi), dalla Società dei diritti umani del Maranhão e dal Centro di cultura afro dello stesso stato, sostenuti dalla Rede ‘Justiça nos Trilhos’ (Giustizia sui binari), di cui padre Bossi figura tra i coordinatori. Macieira ha stabilito che la licenza ad operare è stata concessa alla Vale dall’Istituto dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili (Ibama) in modo irregolare: manca, tra l’altro, il dovuto studio di impatto ambientale che l’azienda sarà invece obbligata ad effettuare, organizzando anche anche udienze pubbliche per esporre in dettaglio il progetto in ciascuna delle 100 comunità dei 27 municipi situati lungo la ferrovia e prevedendo risarcimenti e altre misure di compensazione per le comunità interessate.
“Lo Stato brasiliano si è dimostrato ancora una volta al servizio delle multinazionali e non si è opposto a questa frode. Il governo sta incentivando grandi progetti di questo tipo, che dal suo punto di vista favoriscono lo sviluppo del paese, ma le comunità locali la pensano diversamente” puntualizza il missionario comboniano. Nel cosiddetto corridoio del Carajás, aggiunge padre Bossi, “si sollevano ogni giorno di più conflitti e impatti socioambientali provocati dalla ferrovia e dalle opere di raddoppio: incidenti, inquinamento, rumori assordanti, riduzione dell’accesso alle fonti idriche, prostituzione di adolescenti nelle aree dei lavori, violenza in aumento nelle città, espulsione di famiglie e comunità per lasciare spazio ai cantieri e ad altre infrastrutture in vista dello sfruttamento di nuove miniere e massicce ondate migratorie”.
La lotta delle comunità locali per ottenere condizioni di vita dignitose in un paese ormai divenuto sesta economia mondiale ma che mantiene un grave divario sociale ed è pesantemente afflitto dalla corruzione, va avanti su più piani. “Dall’opposizione frontale, con azioni mirate a bloccare i macchinari dell’azienda e le strade di acesso ai cantieri, alla denuncia mediatica e giuridica che in questo caso ha dato i suoi frutti. Ora – conclude il missionario – l’obiettivo è fare pressione su Brasilia, affinché a Vale e Ibama non sia concesso un ricorso e i lavori restino sospesi fino a quando non sarà effettuata la regolare procedura di assegnazione della licenza a operare. E’ importante anche continuare a parlare di cosa succede nel corridoio del Carajás, visto il silenzio assordante dei media locali”.
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