Maroni e Zaia i dirigenti che possono dare un futuro alla Lega
Umberto Bossi, 71 anni, varesino, sposato due volte, un diploma per corrispondenza a Radio Elettra da perito elettronico (anche se sulle sue biografie ufficiali il caro leader scrive di aver conseguito il diploma al liceo scientifico), ex militante de Il Manifesto e del PCI, è (o almeno lo era fino ad un mese fa) il leader assoluto e incontrastato della Lega Nord, che egli stesso ha fondato negli anni ‘80. Dopo gli scandali che hanno travolto la sua famiglia, il tesoriere Belsito e altri esponenti del partito e del cerchio magico, si è dimesso da segretario federale. Al suo posto c'è un triumvirato composto da Maroni, Calderoli e la veneta Dal Lago. Ma il vero leader è l'avvocato Bobo Maroni, già ministro dell'Interno, che ha chiesto di fare pulizia all'interno della Lega senza guardare in faccia a nessuno. E, infatti sono cadute diverse teste: espulsi Belsito, Rosy Mauro e Stiffoni.
Ma stranamente Renzo Bossi, detto “il Trota”, e l'assessora allo Sport della Regione Lombardia Monica Rizzi non sono stati espulsi ma si sono limitati a dimettersi dagli incarichi che ricoprivano in Regione. Due pesi e due misure diversi. Alessandro Marmello, autista e bodyguard di Renzo Bossi, aveva rilasciato una intervista durissima al settimanale “Oggi” che non poteva non avere conseguenze: «Non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo». Il tutto viene documentato da quattro video registrati dall'autista col suo telefonino. A seguito di tutto questo, il Trota si dimette da consigliere regionale della Lombardia. Il padre Umberto così commentava il gesto: "Ha fatto bene, erano due o tre mesi che mi diceva che era stufo di stare in Regione, non si trovava". Inoltre da intercettazioni telefoniche che coinvolgevano dirigenti e amministratori di tale partito (tra cui Umberto Bossi, Rosy Mauro, Roberto Calderoli e Francesco Speroni) emergevano a carico di Renzo Bossi indizi relativi all'utilizzo per fini personali (per immobili, auto, rette universitarie e festini) di fondi pubblici destinati alla Lega Nord in qualità di rimborsi elettorali. E cosi il Trota si è fatto da parte, mentre il padre dichiarava che con un assegno personale avrebbe pagato tutte le sue spese. Ci auguriamo che l’assegno sia cospicuo e soprattutto sufficiente a coprire tutti i capricci del figlio, e ovviamente anche la ristrutturazione dell'abitazione di Gemonio. Stupisce comunque che né Renzo Bossi né la Rizzi siano stati espulsi come gli altri dirigenti: detengono qualche segreto?
Ora la Lega, dopo questi scandali, ha subito un vero terremoto. Nei sondaggi perde il 4% secco dei voti e manca un anno alle politiche. Molti di questi voti vanno a Grillo e alcuni al Partito democratico. I militanti leghisti non perdonano al cerchio magico di aver preso i soldi del finanziamento pubblico destinati al partito. Sono soldi pubblici e, contrariamente a quello che dice Bossi, sono soldi dei cittadini italiani: non è vero che poteva farne l’uso che voleva. Ora nei comizi viene fischiato, viene chiamato “ladro”, è ritenuto inaffidabile ed inattendibile. I leghisti hanno perdonato tante cose al loro leader, ma l’uso personale dei fondi pubblici no. E’ stata una vera delusione, una mazzata da cui non si riprenderanno e le cui conseguenze sono davvero nefaste.
Bobo Maroni è consapevole che la Lega Nord senza Bossi è una Lega dimezzata, ma il senatur è impresentabile con tutto il suo cerchio magico. Bossi bluffa e manda a dire: “Al prossimo congresso io mi ricandiderò”. Pensa di recuperare quel 4% dei voti che sono usciti dalla Lega, ma Bossi da 20 anni vive nel Palazzo e non è a contatto con la gente. Il Nord non perdona i politici disonesti, specie in questa congiuntura economica grave, e una sua ricandidatura favorirebbe certamente la nascita di un’altra Lega, guidata probabilmente da un veneto. Questa Lega ha esaurito infatti la sua spinta propulsiva a causa di alcuni dirigenti avidi e corrotti. Gli unici che hanno un certo prestigio sono Maroni e Zaia e, se mettono insieme le loro forze, potrebbe far nascere una nuova Lega che faccia dimenticare Bossi e il suo cerchio magico.
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