giovedì, maggio 24, 2012
L'intervista della Radio Vaticana all'europarlamentare e Presidente del Movimento per la vita

Radio Vaticana - Si valuti la sentenza della Grande chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo dello scorso 3 novembre, secondo cui il divieto di fecondazione eterologa non viola la Convenzione dei diritti dell’uomo. Questa l’esortazione con cui ieri la Corte Costituzionale ha restituito gli atti ai tre tribunali che avevano sollevato la questione della legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Tale articolo fissa il divieto di fecondazione eterologa, ossia con ovociti o gameti non appartenenti alla coppia. Su questo pronunciamento della Corte Costituzionale, Amedeo Lomonaco ha chiesto un commento all’europarlamentare Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita: ascolta.

 R. – Resta il divieto di fecondazione eterologa. La Corte fa riferimento alla sentenza della Grande camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: gli Stati possono legiferare come credono. Anzi, fa anche l’esempio di divieto assoluto di ogni forma di fecondazione eterologa oppure di un divieto parziale, come in Austria e in Germania. Questo significa che non c’è violazione dei diritti umani, perché se ci fosse una violazione, certamente gli Stati non sarebbero liberi.

D. – Si lascia agli Stati la valutazione sulla fecondazione artificiale. Questa posizione legittima quindi le scelte fatte in Italia con la legge 40… 

R. – E’ chiaro, questa è la soluzione razionale di queste decisioni, che del resto deriva in modo diretto da ciò che ha detto la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La valutazione – se c’è una violazione dei diritti del bambino o dei genitori – la deve fare il parlamento e il parlamento l’ha fatta. E bisogna rispettarla.

D. – Un diritto che dobbiamo ribadire, quando si affrontano tali questioni, è quello di un’identità genetica, giuridica, affettiva, rispettando sempre il principio della certezza delle relazioni familiari…

R. – Infatti, in tutta questa vicenda ciò che mi rattrista è che nessuno tiri fuori il tema del bambino nascituro. La legge 40 dice che “bisogna tener conto degli interessi di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”. Ci sono dei suoi interessi, dei suoi diritti o no? Cos’è il meglio per un bambino che si va, oltretutto, a generare artificialmente, cioè attraverso una possibilità di controllo totale? Qual è il meglio per questo bambino? Avere dei genitori che sono dei genitori tutti e due, anche biologicamente? Sapere quali sono le sue origini? Non rompere il nesso che lo lega, non solo ai genitori, ma ai nonni, ai bisnonni, agli zii, ai fratelli? E’ un nesso genetico: in ogni bambino che nasce, è riassunta – attraverso il genoma – tutta la linea ascendente e collaterale, che gli conferisce un’identità precisa. Rompere tutto questo artificialmente, è un bene o un male? E quando c’è una paternità e maternità legale, zoppicante – perché uno è la madre biologica e l’altro è padre non biologico, o viceversa – cosa succede in caso di crisi familiare? Sono tutta una serie di questioni complicate che è bene siano risolte dal legislatore, come ha fatto già il legislatore italiano e lo ha fatto bene.

 D. – Anche per questo, l’interesse del nascituro deve sempre avere la precedenza su quelli che sono i desideri degli adulti…

 R. – Ma è normale. Faccio anche un altro esempio: quando c’è un disastro in mare, si salvano prima i bambini e poi gli adulti, è sempre così. E’ inutile che ci vengano a dire che le coppie, poverette, devono andare all’estero... Certo, il desiderio di avere un figlio è un fatto positivo, però con la procreazione eterologa si pretende invece che un padre ed una madre - entrambi o l’uno o l’altro - generino un figlio e l’abbandonino subito, quindi è proprio un caso di abbandono legale del figlio. La nostra Costituzione, all'art. 30, afferma che i genitori hanno l’obbligo di mantenere il figlio, e non di "regalarlo" ad altri. C’è poi un altro argomento, che non è venuto fuori ma è molto importante: la legge sui trapianti dice che si può trapiantare tutto, purché non si provochi la morte del donatore, ma che non si può fare trapianti di cervello e di organi genitali, di gonadi. Perché non si possono donare? Perché alterano una linea germinale, perché cambiano l’identità delle persone. Quindi, il principio è questo: prima di tutto, guardare ai diritti ed agli interessi del figlio – come dicono le carte sui diritti del bambino – dopodiché, se si può armonizzare con l’interesse, giusto e lodevole, di avere un figlio, si cerca di armonizzarlo, ma non sacrificando i diritti e gli interessi del bambino.

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