L’azienda di distribuzione alimentare nata in Veneto accoglie la proposta delle liberalizzazioni sulle aperture domenicali dei negozi assumendo giovani studenti per farli lavorare nel solo “giorno sacro”
A seguito delle liberalizzazioni del governo Monti sulle aperture domenicali delle attività e dei centri commerciali, che permettono ai negozi piena libertà di gestione e organizzazione, il gruppo Pam/Panorama, nato nel Veneto e che si occupa della distribuzione alimentare con 130 punti vendita in Italia, ha ideato una proposta rivolta soprattutto agli studenti. L’azienda ha infatti fatto partire da qualche settimana una campagna assunzioni dal titolo: “Sei studente? Lavora con noi la domenica”. I responsabili delle filiali del gruppo Pam potranno assumere con un regolare contratto part-time ragazzi che lavorerebbero nella sola giornata domenicale per un turno di otto ore. Dall’azienda fanno sapere che mediamente, rispettando tutti i turni delle quattro domeniche del mese, un giovane potrebbe guadagnare tra i 300 e i 400 euro.
L’iniziativa del gruppo Pam (acronimo che sta per “Più a meno”) dovrebbe creare un giro di affari di 2.5 milioni di euro; l’azienda veneta, fondata dalle famiglie Bastianello, Dina e Giol nel 1958, punta ad ingrandirsi e a incrementare il suo fatturato puntando anche sulle aperture domenicali dei suoi negozi attraverso questa “operazione studenti”.
Intanto ai responsabili delle risorse umane sono giunti, attraverso il sito dell’azienda, tra le tremila e le cinquemila domande di assunzione. I giovani studenti che verranno assunti svolgeranno mansioni quali addetto alla cassa o alla vendita, con la promessa da parte dei responsabili delle varie filiali che, una volta terminato il percorso di studi, sarà possibile crescere all’interno dell’azienda ricoprendo anche ruoli manageriali. Insomma il gruppo Pam sta offrendo concrete possibilità a tutti quei ragazzi che per studiare e affrontare le spese di affitti, bollette e immatricolazioni accademiche sono costretti a trovare un lavoro affrontando numerosi sacrifici.
Le grandi imprese hanno quindi ben accolto la liberalizzazione degli orari: avendo un maggior numero di dipendenti è facilitata la loro turnazione, rispetto ad una piccola azienda che per rimanere al passo (se ci riesce) con i grandi colossi deve raddoppiare la propria attività lavorativa. E forse occorre tener conto di tale disparità.
Comunque le numerose richieste di assunzione arrivate alla società veneta mostrano la necessità urgente di lavorare di molti giovani. Certamente con l’attuale crisi occupazionale e le alte spese delle famiglie, sembra automatico privarsi del tempo del riposo. Eppure non rispettare il valore domenicale in fondo, oltre che religiosamente, è anche eticamente sbagliato. E infatti non sono solo i cattolici ad essere contrari alle aperture domenicali delle attività commerciali: la Cgil del settore commercio si è opposta ribadendo l’importanza del riposo settimanale e l’unione familiare, spesso in pericolo per l’assenza delle madri che proprio nel weekend lavorano come commesse.
La liberalizzazione dell’apertura domenicale dei negozi è quindi un aspetto delicato, perché porta lavoratori, famiglie, ragazzi a compiere scelte delicate: da una parte la necessità di avere uno stipendio e dall’altra l’etica, la sacralità e al diritto del riposo, di cui l’uomo ha assolutamente bisogno per ricaricarsi proprio per affrontare la settimana. Qual è la strada appropriata?
A seguito delle liberalizzazioni del governo Monti sulle aperture domenicali delle attività e dei centri commerciali, che permettono ai negozi piena libertà di gestione e organizzazione, il gruppo Pam/Panorama, nato nel Veneto e che si occupa della distribuzione alimentare con 130 punti vendita in Italia, ha ideato una proposta rivolta soprattutto agli studenti. L’azienda ha infatti fatto partire da qualche settimana una campagna assunzioni dal titolo: “Sei studente? Lavora con noi la domenica”. I responsabili delle filiali del gruppo Pam potranno assumere con un regolare contratto part-time ragazzi che lavorerebbero nella sola giornata domenicale per un turno di otto ore. Dall’azienda fanno sapere che mediamente, rispettando tutti i turni delle quattro domeniche del mese, un giovane potrebbe guadagnare tra i 300 e i 400 euro.
L’iniziativa del gruppo Pam (acronimo che sta per “Più a meno”) dovrebbe creare un giro di affari di 2.5 milioni di euro; l’azienda veneta, fondata dalle famiglie Bastianello, Dina e Giol nel 1958, punta ad ingrandirsi e a incrementare il suo fatturato puntando anche sulle aperture domenicali dei suoi negozi attraverso questa “operazione studenti”.
Intanto ai responsabili delle risorse umane sono giunti, attraverso il sito dell’azienda, tra le tremila e le cinquemila domande di assunzione. I giovani studenti che verranno assunti svolgeranno mansioni quali addetto alla cassa o alla vendita, con la promessa da parte dei responsabili delle varie filiali che, una volta terminato il percorso di studi, sarà possibile crescere all’interno dell’azienda ricoprendo anche ruoli manageriali. Insomma il gruppo Pam sta offrendo concrete possibilità a tutti quei ragazzi che per studiare e affrontare le spese di affitti, bollette e immatricolazioni accademiche sono costretti a trovare un lavoro affrontando numerosi sacrifici.
Le grandi imprese hanno quindi ben accolto la liberalizzazione degli orari: avendo un maggior numero di dipendenti è facilitata la loro turnazione, rispetto ad una piccola azienda che per rimanere al passo (se ci riesce) con i grandi colossi deve raddoppiare la propria attività lavorativa. E forse occorre tener conto di tale disparità.
Comunque le numerose richieste di assunzione arrivate alla società veneta mostrano la necessità urgente di lavorare di molti giovani. Certamente con l’attuale crisi occupazionale e le alte spese delle famiglie, sembra automatico privarsi del tempo del riposo. Eppure non rispettare il valore domenicale in fondo, oltre che religiosamente, è anche eticamente sbagliato. E infatti non sono solo i cattolici ad essere contrari alle aperture domenicali delle attività commerciali: la Cgil del settore commercio si è opposta ribadendo l’importanza del riposo settimanale e l’unione familiare, spesso in pericolo per l’assenza delle madri che proprio nel weekend lavorano come commesse.
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