sabato, marzo 03, 2012
Continua il nostro appuntamento con il teatrino della politica italiana

di Silvio Foini

Pare, come sussurra big Giulianone Ferrara, che il cavaliere nazionale sia risalito sul destriero e, impugnata saldamente l’alabarda, abbia iniziato a galoppare al piccolo trotto alla riconquista del perduto. Calata la visiera o la celata dell’elmo di Scipio, attraverso le sue feritoie osserva il panorama del torneo. Là in fondo il prode Casini con la croce sulla gualdrappa, al suo fianco Fini, il cavaliere nero, che avendo perso il colore originale pare piuttosto color fumo di Londra, e, a corona dei due, un manipolo si scudieri, ovviamente senza cavalcatura ma carichi dei fardelli dei cavalieri. La scena del torneo, l’Italia che aspetta l’inizio. Si udranno il clangor dell’arme, gli scalpitii degli zoccoli dei destrieri? Non pare davvero.

I tre prodi (nessun riferimento all’eroe dell’Euro) si avvicinano lentamente gli uni agli altri ma invece di sguainare i possenti spadoni si sfilano i ferrei guanti e si stringono le mani. Stupore! Ma non erano l’un contro l’altro armati? Il popolo pagante a che spettacolo dovrà assistere? Niente tenzoni, niente disarcionamenti (quelli ci sono già stati), niente ferali colpi... nulla. I tre, con i loro seguiti, riportano i destrieri (anche i cavalli sembra siano di destra) alle stalle, si tolgono le pesanti armature e sottobraccio si avviano alla taverna del noto oste Ciuccatones a farsi un bicchiere e un panino con salame del porcellum. Resi edotti dalle suadenti parole del cavalier Miconsenta sull’opportunità di far casa e cassa comune, il cavalier crociato Casini e quello grigio Fini daranno vita ad un’altra solida struttura. Il popolo delle libertà verrà con somma cura riposto nelle soffitta del granaio ed al suo posto vedrà la luce un qualcosa di politicamente s-corretto dal nome roboante: “Tutti per l’Italia”. Io che son fuor della tenzone l’avrei chiamata “L’Italia per tutti”, nome sicuramente più appropriato!

Ma siamo onesti una volta: ci stava incominciando a mancare il nostro teatrino! Monti e la sua squadra di arcigni professori fanno poco ridere. Piangere lo sanno far, molto e bene. Dicono sia per l’Italia. Per adesso ci stiamo ma che non duri a lungo. Credo che la vera democrazia nasca dal confronto tra le parti: qui invece impera il detto “si fa così e basta”. Finita l’emergenza ci auspichiamo il ritorno della politica del confront,o ma quella vera però, quella che, imparata la dura lezione dell’emarginazione, si occupi solo e davvero del bene della nostra amata nazione, una volta chiamata col suo vero nome: Patria. La terra dei padri, nata dal loro sangue e consegnata a noi sfolgorante di gloria.

Allora forza, prodi cavalieri, come nella storica disfida di Barletta dimostrate al mondo chi siano davvero gli italiani. Noi ce la facciamo sempre!

Sono presenti 3 commenti

caludia 82 ha detto...

Questo si chiama scrivere. La politica raccontata in questo modo é persino interessante. Seguita a scrivere Foini. Sei grande!

Anonimo ha detto...

certo scrive bene.E'uno scrittore. L'ho conosciuto alla presentazione di un suo libro.E'anche un bell'uomo il che non guasta mai. Anonima di Como

Anonimo ha detto...

Mi è sembrato di leggere una pagina dell'ORLANDO FURIOSO,come sempre i tuoi scritti stupiscono per originalità, dovizia di particolari e scioltezza del discorso qualunque sia l'argomento trattato; quanto l'argomento del pezzo..speriamo di non vedere sul campo di battaglia i cadaveri delle riforme intraprese dai proff, che non fanno ridere!!!! perchè allora piangeremmo ancor più di adesso.

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