sabato, marzo 03, 2012
Dalla Siria grazie ad Internet, sebbene controllata capillarmente dai sicari di Assad, continuano ad arrivare testimonianze agghiaccianti. Bilal Breigeche intervista per Lpl Um Mohammad, madre di 6 figli e nonna di 6 nipoti, che abita a Al Tal, vicino Damasco. Bilal invece è figlio di immigrati siriani venuti in Italia alla ricerca di un Paese democratico. Bilal è cresciuto in Italia e si è costruito la sua famiglia: oggi ha figli italo-siriani. Né lui né i suoi figli hanno mai visto il loro Paese d'origine, perché il regime non glielo ha mai permesso.

D - Qual è la situazione attuale a Damasco, quali sono i quartieri assediati e come si evolve la situazione generale? Abbiamo letto che in alcuni quartieri è guerra urbana con cadaveri ovunque…
R - La situazione a Damasco, in particolare nella cintura periferica fatta da cittadine e paesini, è drammatica. La repressione è pesantissima, specialmente negli ultimi 4 giorni, con uso di carri armati di ultima generazione ed elicotteri da parte del regime. La resistenza dei manifestanti, così come quella dei pochi “resistenti” male armati, è eroica. Vengono sfondate le porte delle abitazioni con uccisioni di intere famiglie, ci sono cadaveri di cittadini inermi gettati per strada, tanti hanno le mani legate come monito per terrorizzare la popolazione.

D - Cosa fanno le donne siriane in questo momento, dove sono, scendono in piazza, combattono? Abbiamo letto che si è costituito un gruppo armato di donne che combatte nell'esercito libero siriano: chi sono? Da dove vengono? Sono in grado di combattere contro degli uomini?
R - Per quanto riguarda il gruppo armato composto da donne “pubblicizzato” su facebook, questo non è ancora stato confermato. Il movimento delle donne comunque è molto attivo e ben organizzato, nonostante la precarietà delle condizioni. Le donne siriane sono chiaramente meno visibili degli uomini, dato che fanno molto lavoro dietro le quinte sia a livello di media sia di supporto agli uomini che escono a manifestare tutti i giorni: organizzano incontri segreti, curano i feriti, partecipano anche alle manifestazioni, dove però gli uomini, a protezione delle proprie mogli, madri e figlie, chiedono alle donne di stare tra le prime e le ultime file, per evitare di essere colpite.

D - Chi sono le leader del movimento delle donne? L'attrice Fadwa Suleman ha scelto di rimanere a combattere in Siria, mentre Souheir al Atassi e Samar Yazbek sono fuggite in Francia: che ruolo ha Fadwa? Ci sono altre leader donne nel movimento? Vorrei che mi raccontassero il coraggio delle donne siriane che lottano, perché so quanto sono forti.
R - L'artista e attrice Fadwa Sulaiman è la donna più “visibile” mediaticamente, appare quasi tutti i giorni a Homs e dirige ed incoraggia le manifestazioni. Ci sono diversi attori e personalità che si sono schierati a favore della rivoluzione: per le donne un altro esempio è l'attrice May Skaf, di Damasco, che in seguito ad una manifestazione organizzata da attori e registi siriani per la richiesta di maggiori diritti è stata arrestata e maltrattata per diversi giorni. Dal giorno del rilascio vive in clandestinità cambiando abitazione ogni giorno e spostandosi in continuazione (il suo link : www.facebook.com/pages/free-may-skaf/148253375250379)
Un’altra pagina facebook interessante che riguarda le donne della rivoluzione siriana è www.facebook.com/free.syriaa.girls?ref=pb

D - So che Asma al-Assad ha tentato la fuga ed è stata fermata; lei aveva dato tante speranze di apertura e di libertà al popolo siriano, e poi è rimasta in silenzio e accanto al marito. Cosa pensano le donne siriane di Asma? Si sentono tradite? Avevano sperato che lei, come Rania di Giordania, potesse dare una svolta di libertà alla Siria? Perché Asma, di fronte alle uccisioni dei bambini, non ha fatto nulla?
R - Asma nel 2009 prese posizione contro l'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza dicendo che era una barbarie. Perché oggi non prende posizione sulla morte atroce dei bambini siriani? Le donne siriane sono molto deluse... effettivamente, all'inizio sembrava una persona aperta, sensibile alle richieste della società siriana, e la giovane età, la formazione e la vita in Gran Bretagna facevano sperare bene. Purtroppo, la realtà è molto amara: la sig.ra Asma non fa altro che seguire le orme del marito e del suo clan, senza nessuna pietà per la popolazione. Vorremmo attirare l'attenzione sul fatto che probabilmente Asma non risiede più in Siria da oltre 6 mesi, ma è in Gran Bretagna presso i suoi genitori. Le foto fatte vedere dalla televisione siriana qualche giorno fa di lei con i figli durante il discorso lampo del presidente sono molto probabilmente un fotomontaggio “posticcio” fatto ad arte per impressionare la popolazione. Ci sono più conferme che la sig.ra Asma è a Londra ed ha abbandonato il paese al suo destino senza una parola a favore delle migliaia di morti. E questo dice tanto.....

D – Cosa sa la popolazione delle torture e delle morti dei bambini? Quest'estate, ad Amman, una mia amica mi ha raccontato che prima di uccidere i bambini, li torturano e li evirano, e poi ridanno i corpi indietro perché devono essere da monito per gli altri, devono essere un esempio per far desistere la gente dalla lotta, una sorta di punizione esemplare. E’ vero?
R - Certo, tutti noi in Siria sappiamo bene e vediamo tutti i giorni come vengono torturati i bimbi. Basta pensare all'origine della rivolta in Siria: presso la cittadina di Dara'a, a sud di Damasco, a marzo un gruppo di ragazzini delle elementari e delle medie scrisse sui muri con i gessetti “Il popolo vuole la caduta del regime”, a imitazione di quanto succedeva in Tunisia ed Egitto. Questi bimbi vennero immediatamente sequestrati dalla polizia e imprigionati. Al terzo giorno, i capi tribù di Dara'a andarono a supplicare i rappresentati del regime per la liberazione dei bimbi, ma vennero umiliati ed insultati pesantemente. Questa è stata la prima scintilla della rivoluzione; in seguito alle prime proteste, i bimbi vennero scarcerati dopo pesanti torture, con unghie strappate e pesanti percosse. Rimane l'esempio del bimbo Hamza al Khatib, torturato a morte dopo essere stato evirato, un esempio terribile tra i tanti altri.

D - Quando ero a Damasco, la gente viveva apparentemente tranquilla ma in realtà aveva paura: mi ricordo che parlavano sottovoce per paura delle spie, e nessuno poteva essere contro Bashir: "I giornali sono tanti - mi dicevano - ma sono tutti dello Stato, non è permesso dissentire". Ma allora perché il popolo siriano si è alzato solo adesso? Cosa è stato a far scattare la molla? Perché ad un certo punto la Siria non ha più avuto paura di dire basta?
R - Effettivamente qui in Siria abbiamo addirittura 17 diversi apparati dei servizi di sicurezza, e negli ultimi 40 anni il governo ci ha plagiati costringendoci a sospettare e dubitare sempre di tutto e di tutti. Il popolo siriano si è sollevato ora probabilmente incoraggiato dai movimenti rivoluzionari in Libia, Egitto e Tunisia: la libertà, una volta “assaggiata”, è difficile da dimenticare.

D - Oggi la Russia ha emesso il suo veto all'intervento dell’ONU in Siria: cosa pensano le donne siriane al riguardo?
R - E' chiaro che siamo estremamente deluse dall'ostruzionismo russo, così come lo siamo nei confronti del regime iraniano che arma il regime siriano e lo alimenta finanziariamente e con frequenti carichi di armi, così come con gli specialisti militari iraniani che partecipano alla repressione dei cittadini siriani (vedi testimoniane di iraniani catturati dalla opposizione siriana vicino a Homs e Aleppo)

D – Ci sono altre storie da raccontare? Noi siamo qui ad ascoltare e a raccogliere ciò che nessun altro racconta.
R - Noi viviamo nella cittadina di Al Tal, molto vicino a Damasco, tanto da essere considerati “periferia di Damasco”. Siamo vicini anche alla cittadina di Rankous, tristemente passata alle cronache per i massacri dell'esercito siriano degli ultimi quattro giorni. Da giorni ci hanno tagliato completamente la corrente elettrica, anche il gas per il riscaldamento, e da ieri manca anche il pane. Viviamo nelle nostre case nel freddo e nella fame, nel terrore, siamo sempre vestiti, anche quando andiamo a dormire, dato che in qualsiasi momento i soldati di Assad possono sfondare le porte e entrare con violenze nelle nostre case per terrorizzarci, violentarci ed ucciderci. Le ultime “iniziative” degli agenti di sicurezza di Assad sono state quelle di entrare nelle case, prendere tutte le coperte ed i vestiti invernali, accatastarli davanti alle abitazioni e bruciarli davanti a tutti. In questa maniera vogliono fare morire di freddo la popolazione, vogliono piegare la volontà delle donne e dei bimbi in particolare. I miei figli escono a manifestare scalzi o con dei vecchi infradito, nella neve e nel fango. Pregate per noi, sentiamo le vostre attività e il vostro sostegno dall'estero per la nostra causa: non dimenticateci!

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