lunedì, marzo 05, 2012
Intervista ad Alberto Biondo, neolaurato italiano che ha trascorso sei mesi in Senegal come volontario

di Chiara Bartoli

Alberto Biondo, 27 anni, è un giovane neolaureato italiano che ha scelto di fare un'esperienza di volontariato europeo in Senegal. Il Servizio Volontariato Europeo, come indicato sul suo sito, è un “programma della Commissione Europea che permette a ragazzi tra 18 e 30 anni di vivere fino a 12 mesi in un altro paese per collaborare ad un progetto di volontariato”. Le attività da svolgere nel paese ospite possono essere le più disparate, e i costi sono quasi nulli, in quanto l'Unione Europea copre ben il 90% delle spese relative a viaggio, vitto e alloggio. In un clima in cui il lavoro è precario e difficile da trovare, fare una scelta così coraggiosa implica cambiamenti profondi nel nostro modo di guardare alla vita. Alberto infatti, come ci racconta, ha potuto sperimentare nuove esperienze e sviluppare nuovi punti di vista.

D - Innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Per circa sei mesi hai portato avanti insieme ad altri volontari il progetto Voices From Around the World, che è giunto alla sua terza edizione. In cosa consiste?
R - “Voices from around the World” è un progetto SVE del Ce.S.I.E. (Centro Studi e Iniziative Europeo) di Palermo in partnership con alcune organizzazioni europee. Ha luogo in tre paesi non europei (Senegal, India e Nepal) e invia in questi paesi volontari del Vecchio Continente – solitamente uno per ogni organizzazione partecipante - per svolgere attività di volontariato. Nel mio caso, a Sédhiou, in Senegal, eravamo 3 volontari provenienti dall'Italia, dalla Francia e dall'Ungheria. Attualmente si trovano altri sei volontari nella stessa cittadina, provenienti da Italia, Francia, Ungheria ed Estonia.

D - Quali sono stati nello specifico i tuoi compiti?
R - Le attività cambiano a seconda delle attitudini e del background del singolo volontario. Le mie andavano dall'ambito della prevenzione a quello ludico-formativo: clown therapy presso l'ospedale locale e presso il Poste de Santé della città, corsi d'Inglese per i bambini e per gli adolescenti e attività ludiche presso una scuola materna. Ad inizio SVE ho avuto l'occasione – seppur per poco tempo – di svolgere attività anche con i bambini disabili.

D - Le attività che hai nominato sono molto interessanti e sicuramente possono contribuire alla crescita della comunità. La popolazione senegalese come ha recepito i vostri sforzi?
R - Il feedback è straordinariamente positivo, e non è stato altro che un ulteriore stimolo per continuare le nostre attività di volontariato. Fuori dalle nostre attività l'accoglienza è stata meravigliosa, un ulteriore incentivo per il nostro servizio e per la vita all'interno della comunità. Anche dopo la fine del mio SVE ho avuto continue risposte positive a quello che ho fatto: due settimane fa mi è stato detto dai volontari che si trovano attualmente in Senegal che un gruppo di bambini è venuto a cercarmi con un piccolo bigliettino da farmi recapitare.

D - Cosa avete fatto in occasione della Giornata mondiale contro l'AIDS?
R - L'attività di sensibilizzazione contro l'HIV è stata una delle mie personali attività. Qualche giorno prima del primo dicembre ho organizzato una giornata di sensibilizzazione con sketch teatrali su diversi temi, importanti a livello locale (gravidanza precoce e HIV, prevenzione della trasmissione del virus dalla madre al bambino, stigmatizzazione delle persone sieropositive) seguiti da interventi dei medici per domande e risposte. In più, musica e artisti locali per attirare i giovani. Inoltre, durante la giornata abbiamo distribuito diverso materiale informativo per promuovere il test HIV.

D - Quali sono le maggiori difficoltà che un italiano della tua età può incontrare in Senegal?
R - La maggiore difficoltà che ho incontrato è stata la diversa concezione del tempo. Se noi europei siamo abituati a scappare dal tempo, qui il tempo è proprio nelle mani dei senegalesi, lo vivono in pieno. E' davvero difficile da spiegare ma vi posso garantire che qui il tempo è davvero tutta un'altra cosa.

D - Come hai vissuto il rientro in Italia dopo 6 mesi di permanenza in Senegal?
R - Paradossalmente il rientro in Italia ha un impatto molto più forte della prima volta in cui ho messo piede in Senegal. Questo perché tutte le esperienze, i punti di vista e i modi di vedere conosciuti e acquisiti durante la mia esperienza SVE si sono ritrovati tutti insieme in un contesto che ovviamente è quello di casa mia ma che adesso viene visto con altri occhi e una nuova consapevolezza. Capisci il valore di alcune cose a cui forse prima non avevi dato molta importanza, comprendi ancora di più la bellezza della diversità del mondo e si rafforza la volontà di proteggerla e salvaguardarla. Sono ormai due mesi che sono tornato, ma ancora ci sono cose che sto maturando: questi sei mesi mi hanno dato davvero tanto e hai bisogno di tempo per “metabolizzare” tutto.

D - Consigli ai giovani italiani di fare un'esperienza di volontariato all'estero? E se sì, per quali motivi?
R - Sicuramente consiglio ai giovani italiani un'esperienza in generale di volontariato all'estero di questo tipo: è un arricchimento unico ed essenziale su tutti i livelli, da quello culturale a quello personale. E' nuova aria per la mente e soprattutto per l'anima, un modo ulteriore per diventare veri e propri cittadini globali.

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