Sono lì dal 1956 a presidiare il fronte orientale. Il Pd Scanu vuole chiuderne due: la guerra fredda è finita, ormai quelle basi sono inutili
E-ilmensile - Mentre in Val di Susa vanno avanti le proteste contro la Tav, e nel resto d’Italia le grandi opere contestate sono addirittura 330 (fonte: Osservatorio Nimby), in Sardegna si riapre un caso che va avanti, ormai, dal 1956: quello delle tre grandi basi militari della Nato, messe lì a presidiare il fronte orientale durante la ‘guerra fredda'. Il senatore del Pd, Gian Piero Scanu, presenterà nei prossimi giorni a palazzo Madama una mozione per chiedere un atto di indirizzo volto a chiudere due dei tre poligoni di tiro in funzione sull’isola: quelli di Capo Frasca e di Capo Teulada. In totale, sono 35mila gli ettari occupati tuttora in Sardegna dalle servitù militari e dalle aree demaniali connesse: l’80 percento del territorio italiano complessivamente riservato a questi scopi. Durante le esercitazioni, tra l’altro, viene interdetto alla navigazione, alla pesca e alla sosta uno specchio di mare di oltre 20 mila chilometri quadrati intorno all’isola, poco meno della sua stessa superficie. Rispetto alle altre Regioni di confine a statuto speciale, la Sardegna rappresenta da sola quasi il 60 per cento, contro il 31,6 del Friuli-Venezia Giulia, il 6,8 del Trentino-Alto Adige, lo 0,78 della Valle d’Aosta e lo 0,76 della Sicilia.
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