giovedì, marzo 22, 2012
Esiste davvero un nesso di causa ed effetto tra l’uso del telefono cellulare e la comparsa di tumori al cervello?

di Chiara Bartoli

Il telefono cellulare è diventato oggi un imprescindibile strumento senza il quale ci sentiamo persi. In Italia, secondo l’Eurostat (l’Ufficio Statistico dell'Unione Europea) ci sono circa 100 milioni di cellulari, quasi due a testa. Il problema cruciale che la scienza medica si è posta negli ultimi anni, e che ha suscitato un notevole dibattito, riguarda la possibilità che un uso eccessivo o scorretto del cellulare possa far insorgere negli utenti forme cancerogene. Purtroppo, allo stato attuale della ricerca non è possibile dare una risposta certa e chiara a questi perplessità.

Nonostante le innumerevoli difficoltà nel mettere in luce tale possibile correlazione, il procuratore Raffaele Guariniello ha aperto un’inchiesta presso l’Osservatorio sui tumori professionali della Procura di Torino riguardo la vicenda che vede protagonista un autotrasportatore torinese: l’uomo, 45 anni, dopo 20 anni di uso intensivo e prolungato del telefono cellulare (che utilizzava per ben 7 ore al giorno senza auricolare né vivavoce), ha scoperto di avere un glioblastoma (tumore al cervello). L'inchiesta prevede varie perizie tese a verificare se il sopraggiunto tumore nell'uomo possa essere davvero causato dall'uso massiccio del cellulare.

In Italia il dibattito della comunità scientifica al riguardo fu stato sollevato nel maggio 2011 dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). In tale occasione un gruppo di 34 esperti si pronunciò circa i campi elettromagnetici dei cellulari, classificandoli al 3° livello in una scala fino a 5 e definendoli “possibili cancerogeni”. Christopher Wild, direttore della Iarc, in attesa di ulteriori ricerche affermò che "è importante prendere misure pragmatiche per ridurre l'esposizione, come auricolari e vivavoce, oppure l'uso di sms". Dello stesso parere fu Jonathan Samet, coordinatore del gruppo di lavoro, che affermò che "la nostra classificazione implica che ci potrebbe essere qualche rischio e che tuttavia dobbiamo continuare a monitorare con attenzione il link tra i cellulari e il rischio potenziale. Nel frattempo è importante prendere misure pragmatiche per ridurre l'esposizione, come l'uso di auricolari o il preferire i messaggi di testo alle telefonate ove possibile".

In seguito a queste affermazioni, l’ex ministro della salute Ferruccio Fazio interrogò il Consiglio superiore di Sanità, richiedendo un giudizio tecnico. Il Consiglio rispose affermando che fino a quel momento non era stato dimostrato “alcun rapporto di causalità tra l'esposizione a radio frequenze e le patologie tumorali” e che “le conoscenze scientifiche oggi non consentono di escludere l'esistenza di causalità quando si fa un uso molto intenso del telefono cellulare''. L'invito, a seguito di tali dichiarazioni, era quello di educare, soprattutto i giovani, “ad un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del cellulare”.

Uno studio contrapposto alla Iarc fu quello pubblicato dal British Medical Journal, che affermava chiaramente l'assenza di legame tra l'uso dei telefoni cellulari e la comparsa di tumori. Gli studiosi avevano monitorato la salute di circa 358.000 persone con in media 18 anni.

I membri della Gsma, associazione dei più importanti gestori di telefonia cellulare nel mondo, assicurano il finanziamento di studi indipendenti e sottolineano il fatto che in tale situazione di potenziale pericolosità si trovino anche i sottaceti e il caffè, cibi che consumiamo quotidianamente. Riguardo lo studio dello Iarc, la Gsma sottolinea che quest'ultimo suggerisce un rischio possibile ma non probabile. Ribadisce inoltre che gli standard di sicurezza sono ancora validi e che sono necessari ulteriori studi di approfondimento di lungo periodo.

In attesa, dunque, che i futuri studi chiariscano definitivamente se ci sia o meno correlazione, è bene essere prudenti. Anche il direttore del dipartimento di Oncologia medica dell'Istituto Tumori di Aviano, prendendo parte al dibattito, si espresse a favore di un atteggiamento maggiormente prudente da parte degli adulti, auspicando che “gli adulti usino sempre di più l'auricolare, non solo in macchina, nell'attesa di studi ulteriori” ma sottolineando che “in questo contesto la cautela è d'obbligo, anche perché l'esposizione è stata limitata nel tempo, considerando che 25 anni fa i telefonini non c'erano. Resta l'incognita delle conseguenze della durata dell'esposizione prolungata nei prossimi decenni". Il direttore conclude raccomandando cautele soprattutto riguardo ai bambini, che in fase di crescita sono più esposti a rischi sul nervo acustico e al cervello.

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

chissà il wifi

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