martedì, febbraio 14, 2012
Ora chi potrà mai ripagare i danni della distruzione di un’esistenza? Lo Stato forse?

di Silvio Foini

Sono trascorsi ben 21 anni dal giorno in cui un pover’uomo, Giuseppe Gulotta, faceva il suo ingresso nel carcere condannato per l’accusa di aver ucciso due giovani carabinieri durante un blitz nella caserma di Alcamo Marina (Trapani.) nel lontano 1976. All’epoca Gulotta aveva solamente 18 anni e fu travolto da una bufera giudiziaria, in quanto accusato da un giovane anarchico di essere l’omicida. Solo che l’accusatore confessò il falso sotto tortura fisica e psicologica subita dai carabinieri, così come conferma un ex brigadiere che con le sue dichiarazioni aveva dato il via alla riapertura del processo. Gulotta si è sempre dichiarato innocente "Ho sempre creduto nella giustizia, ho accettato la sentenza di condanna, ho sofferto per il carcere ma alla fine siamo arrivati ad un esito positivo, hanno riconosciuto che io non c'entro niente". Fin qui la notizia.

Vorrei indurre il lettore ad una profonda riflessione ed a calarsi per un momento nei panni di quest’uomo che ha saputo accettare un’ingiustizia tanto profonda e avvilente. Strappato con la menzogna dal suo mondo, quello in cui stava muovendo, da giovane uomo, i primi passi, sicuramente strappato ai propri affetti più cari e all’aspettativa di una vita normale, oggi perdona e spera che un’opera di giustizia sia fatta anche per le due giovani vittime per la cui morte, innocente, ha dovuto pagare. Onore a uomo di tal fatta che non inveisce, non impreca, non maledice nessuno.

Gli anni migliori della sua vita gettati alle ortiche: non tornerà certo a ritroso il tempo, non saranno quei quattro soldi o qualche scusa formale a ripagarlo. Io credo che nel cuore di questo piccolo ma grande uomo ci sia qualcosa di più grande e nobile che le parole non sanno descrivere. Cercatevele da voi.

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