Grande partecipazione e tanta emozione per la festa dell’Epifania che ieri si è svolta presso il Centro internazionale "Domus Galilaeae", gestito dal Cammino Neocatecumenale, sul lago di Tiberiade.
Radio Vaticana - Momento centrale è stata la rappresentazione dell’arrivo dei Re Magi. Benedetta Capelli ne ha parlato con padre Francesco Voltaggio, rettore del Seminario diocesano “Redemptoris Mater” che ha sede proprio nella "Domus Galilaeae": ascolta
R. - Quanto è accaduto ci sorprende sempre di più, di anno in anno. Anzitutto, perché oggi sono venuti moltissimi ebrei, circa 800, avevamo a malapena posto per accoglierli. C’erano tantissimi bambini per questa festa dei Re Magi. L’ambiente era meraviglioso. Posso condividere solamente una piccola esperienza, per dare un’idea: una signora mi ha ringraziato dicendo: “Io non sono un’ebrea religiosa, ma voi date una parola di fede senza fare politica. Io spero che le cose che oggi avete detto si avverino nella mia vita”. Abbiamo fatto canti di Natale in lingua, anche in ebraico, anche canti della tradizione ebraica. Abbiamo letto il profeta Isaia, abbiamo anche cantato il Vangelo e dopo hanno anche battuto le mani, c’è un ambiente molto aperto. Quindi siamo molto contenti; anche i bambini hanno fatto molte domande ai Re Magi, e questo ci ha dato l’occasione di dare testimonianza di Gesù e anche manifestare la nostra amicizia verso il popolo ebraico.
D. - Come siete riusciti a creare questo clima di comunione?
R. – Non è stato un nostro merito: è stata una Grazia che ci ha dato il Signore, grazie alla Domus Galilaeae, progettata da Kiko Argüello, e anche grazie al direttore della casa, padre Rino Rossi, perché sia dai primi tempi sono venuti tantissimi ebrei a farci visita – noi non ce lo aspettavamo – attratti dalla bellezza del luogo, il Monte delle Beatitudini, e anche dalla meravigliosa estetica della casa. È stato un dono, che ci ha fatto anche Giovanni Paolo II, che ha inaugurato questa casa. Gli ebrei sono attratti perchè si sentono voluti bene e anche perché il nostro cristianesimo ha radici in questo popolo, vengono e si sentono voluti bene, si sentono accolti.
D. - Non è il primo anno che un’esperienza di questo tipo – vivere l’Epifania insieme ad altre confessioni religiose – accade: quale bilancio si può fare di questa esperienza?
R. - Normalmente, facciamo anche un evento con la chiesa locale, con gli arabi, con i cristiani della Galilea che partecipano in numerosi. L’anno scorso sono venuti 1500. Quest’anno, a causa di un altro evento, una sinfonia che abbiamo organizzato a Betlemme, non lo abbiamo fatto per non sovraccaricare troppo di impegni … Il bilancio è molto positivo: noi cerchiamo di fare un regalo sia al popolo di Israele che al popolo ebraico, ai nostri fratelli ebrei e ai cristiani di varie confessioni, specialmente cattolici ed ortodossi, che vengono numerosissimi per questa festa dei Re Magi. Iniziano ad affacciarsi anche alcuni musulmani, attratti dalla parola di fede…
D. – “Promuovere iniziative per un dialogo più profondo tra chiesa cattolica e mondo ebraico”: questa era una frase di Giovanni Paolo II. Questo si sta realizzando, oppure registrate delle difficoltà, peraltro anche naturali in contesti di questo tipo?
R. - Difficoltà ci sono sempre, quando si apre una strada nuova come quella della Chiesa con il Concilio. Però quello che noi riteniamo importante è manifestare senza paura la nostra identità, la nostra fede in Gesù Cristo, con il sincero amore che ci dà il Messia che viene con noi i cristiani per aiutare il popolo ebraico, per amarlo… Vediamo come questo si sta realizzando, e anche qui, in questa terra, vediamo come sia fondamentale il fatto che gli ebrei si sentano voluti bene. Però non dobbiamo mai nascondere la nostra identità, non dobbiamo avere paura di manifestare la nostra fede, con molta delicatezza, come facciamo in questa casa con gli ebrei che ci visitano, dando anzitutto una testimonianza del nostro amore volendogli bene, e poi anche trasmettendogli la nostra esperienza. (bi)
Radio Vaticana - Momento centrale è stata la rappresentazione dell’arrivo dei Re Magi. Benedetta Capelli ne ha parlato con padre Francesco Voltaggio, rettore del Seminario diocesano “Redemptoris Mater” che ha sede proprio nella "Domus Galilaeae": ascoltaR. - Quanto è accaduto ci sorprende sempre di più, di anno in anno. Anzitutto, perché oggi sono venuti moltissimi ebrei, circa 800, avevamo a malapena posto per accoglierli. C’erano tantissimi bambini per questa festa dei Re Magi. L’ambiente era meraviglioso. Posso condividere solamente una piccola esperienza, per dare un’idea: una signora mi ha ringraziato dicendo: “Io non sono un’ebrea religiosa, ma voi date una parola di fede senza fare politica. Io spero che le cose che oggi avete detto si avverino nella mia vita”. Abbiamo fatto canti di Natale in lingua, anche in ebraico, anche canti della tradizione ebraica. Abbiamo letto il profeta Isaia, abbiamo anche cantato il Vangelo e dopo hanno anche battuto le mani, c’è un ambiente molto aperto. Quindi siamo molto contenti; anche i bambini hanno fatto molte domande ai Re Magi, e questo ci ha dato l’occasione di dare testimonianza di Gesù e anche manifestare la nostra amicizia verso il popolo ebraico.
D. - Come siete riusciti a creare questo clima di comunione?
R. – Non è stato un nostro merito: è stata una Grazia che ci ha dato il Signore, grazie alla Domus Galilaeae, progettata da Kiko Argüello, e anche grazie al direttore della casa, padre Rino Rossi, perché sia dai primi tempi sono venuti tantissimi ebrei a farci visita – noi non ce lo aspettavamo – attratti dalla bellezza del luogo, il Monte delle Beatitudini, e anche dalla meravigliosa estetica della casa. È stato un dono, che ci ha fatto anche Giovanni Paolo II, che ha inaugurato questa casa. Gli ebrei sono attratti perchè si sentono voluti bene e anche perché il nostro cristianesimo ha radici in questo popolo, vengono e si sentono voluti bene, si sentono accolti.
D. - Non è il primo anno che un’esperienza di questo tipo – vivere l’Epifania insieme ad altre confessioni religiose – accade: quale bilancio si può fare di questa esperienza?
R. - Normalmente, facciamo anche un evento con la chiesa locale, con gli arabi, con i cristiani della Galilea che partecipano in numerosi. L’anno scorso sono venuti 1500. Quest’anno, a causa di un altro evento, una sinfonia che abbiamo organizzato a Betlemme, non lo abbiamo fatto per non sovraccaricare troppo di impegni … Il bilancio è molto positivo: noi cerchiamo di fare un regalo sia al popolo di Israele che al popolo ebraico, ai nostri fratelli ebrei e ai cristiani di varie confessioni, specialmente cattolici ed ortodossi, che vengono numerosissimi per questa festa dei Re Magi. Iniziano ad affacciarsi anche alcuni musulmani, attratti dalla parola di fede…
D. – “Promuovere iniziative per un dialogo più profondo tra chiesa cattolica e mondo ebraico”: questa era una frase di Giovanni Paolo II. Questo si sta realizzando, oppure registrate delle difficoltà, peraltro anche naturali in contesti di questo tipo?
R. - Difficoltà ci sono sempre, quando si apre una strada nuova come quella della Chiesa con il Concilio. Però quello che noi riteniamo importante è manifestare senza paura la nostra identità, la nostra fede in Gesù Cristo, con il sincero amore che ci dà il Messia che viene con noi i cristiani per aiutare il popolo ebraico, per amarlo… Vediamo come questo si sta realizzando, e anche qui, in questa terra, vediamo come sia fondamentale il fatto che gli ebrei si sentano voluti bene. Però non dobbiamo mai nascondere la nostra identità, non dobbiamo avere paura di manifestare la nostra fede, con molta delicatezza, come facciamo in questa casa con gli ebrei che ci visitano, dando anzitutto una testimonianza del nostro amore volendogli bene, e poi anche trasmettendogli la nostra esperienza. (bi)
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