venerdì, gennaio 27, 2012
Reporter sans frontier Italia: «Giornalisti minacciati da mafie condiziona informazione nel Paese»

Liberainformazione - Più di dodici giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata nel Paese, tentativi di "legge bavaglio" e ipotesi di regolamenti per controllare blogger e utenti del web. Questi sono alcuni dei fattori che fanno retrocedere di dodici posizioni il nostro Paese nella speciale classifica stilata ogni anno da Reporter sans frontier. Dal 49° posto l'Italia slitta sino al 61° e si trova superata da paesi come Haiti, Bosnia Erzegovina e Guyana.

Non è una novità, accade da alcuni anni. In passato, il cappio al collo della libertà di stampa secondo gli analisti di Rsf Italia, era rappresentato dal conflitto d'interessi dell'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Un elemento che ha parzialmente influito anche sulla classifica del 2011. Ma il dato negativo registrato da Reporter sans frontier, per l’anno che si è appena concluso è il consistente numero di giornalisti minacciati.

Scarica il rapporto di Reporter sans frontier

Il rapporto di Reporter sans frontier su Europa/Italia

Si tratta di un fenomeno che da sempre appartiene a questo Paese, in buona parte soffocato dalla criminalità organizzata di stampo mafioso. Per anni è accaduto in Italia che boss, collusi e corrotti "facessero pressioni" su giornalisti, con intimidazioni e attentati e solo di rado si parlasse dell'argomento, dei fatti e si tutelassero i colleghi, soprattutto delle piccole emittenti o testate locali. Nonostante in Italia siano stati uccisi dalla mafia nove giornalisti, otto solo in Sicilia. Il dato registrato da Rsf nel rapporto, dunque, è il frutto di un nuovo percorso di consapevolezza e informazione sulla situazione in cui versano gli operatori dell’informazione in questo Paese. Un impegno assunto da Federazione nazionale della stampa e Ordine dei giornalisti, attraverso l’osservatorio sui cronisti minacciati, “Ossigeno per l'informazione”, diretto da Alberto Spampinato, che in questi ultimi anni è impegnato a portare alla luce questi casi, stare accanto ai giornalisti minacciati e sotto tutela da parte delle forze dell'ordine e ragionare sul rapporto informazione e mafie nel Paese, insieme ad una vasta rete di associazioni come Libera e Articolo 21 e la Fondazione Libera Informazione.

Secondo Rsf Italia, dunque, è proprio questo dato emergente a segnalare l'anomalia più grande che ci fa retrocedere al 61° posto per lo stato di salute dell'informazione. «Riteniamo – dichiara Pasquale Quintadamo, segretario di Rsf Italia - che questo dato, da noi segnalato per il report europeo, abbia fatto scivolare il nostro Paese così in basso». «Rsf – continua Quintadamo – già da anni ha inserito la mafia all’interno delle organizzazioni criminali, che al pari di organizzazioni terroristiche o di regimi dittatoriali, determina in negativo la libertà di stampa di quel Paese. In particolare, Rsf stila una classifica chiamata “i predatori della libertà di stampa” in cui si occupa dell’incidenza di questi sui giornalisti e la loro possibilità di lavorare in un Paese».

Sessanta paesi stanno meglio dell’Italia per la libertà d’informazione ma la responsabilità è anche di altri fattori concomitanti. Fra questi Quintadamo ricorda «la concentrazione delle risorse editoriali in poche mani, il controllo da parte dei partiti politici, trasversalmente, del servizio pubblico radiotelevisivo, i tanti tentativi fatti per far approvare la cosiddetta “legge bavaglio” e così anche per il rischio di imbavagliare il web». Rsf, inoltre, sottolinea un ulteriore fattore che è stato segnalato, attraverso la compilazione del consueto questionario che porta annualmente al rapporto internazionale: l’autocensura. «E’ stato difficile da quantificare – conclude Quintadamo – ma abbiamo provato a farlo poiché è stato riscontrato più volte, anche nel servizio pubblico radiotelevisivo una frequente tendenza all’autocensura e anche quella è una forma di “pressione” che incide sullo stato di salute dell’informazione in Italia come all’estero».

Se la situazione dell’Italia in questi ultimi 12 mesi è peggiorata, per altri paesi le cose sono andate meglio, a sorpresa è stato così per la Nigeria e Capoverde, come è possibile vedere dalla mappa realizzata da Rsf e scaricabile qui.

Nei primi 10 posti, dopo Finlandia e Norvegia, risultano in ordine: l'Estonia e l'Olanda, L'Austria, l'Islanda e il Lussemburgo, la Svizzera, per la prima volta, appunto, Capo Verde, e poi il Canada. Negli ultimi dieci posti della classifica figurano invece: il Sudan, lo Yemen, il Vietnam, il Barhein, la Cina, l'Iran, la Siria, il Turkmenistan, la Corea del Nord, e ancora l'Eritrea all'ultimo posto. Comincia a migliorare la situazione in Tunisia (134/o), mentre l'Egitto, che ha conosciuto numerose violenze ai danni dei giornalisti, perde 39 punti nel 2011 (166/o). Il ''trio infernale'' resta composto da Eritrea, Turkmenistan e Corea del Nord. In particolare in Europa, Finlandia e Norvegia confermano il loro primo posto, in Europa sono, invece, la Bulgaria (80°) e la Grecia (70°) ad occupare le peggiori posizioni.

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