mercoledì, gennaio 04, 2012
Il gioco d'azzardo “è una nuova droga da cui bisogna guardarsi. Le istituzioni intervengano”.

Radio Vaticana - Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, questa mattina a margine di una Messa celebrata a Genova per i giostrai. “Al microfono di Paolo Ondarza, Maurizio Fiasco sociologo della Consulta Nazionale Antiusura: ascolta

R. – La Chiesa ha colto una vistosa omissione nel recente decreto salva Italia: è curioso che un settore come il gioco d'azzardo che l’anno scorso, nel 2011, ha prodotto 76 miliardi di spesa, oltre il nove per cento del consumo totale di beni e servizi delle famiglie, non sia stato oggetto di una meditazione sia per gli effetti etico-sociali, ma soprattutto per gli effetti finanziari: produce infatti una voragine nel debito pubblico e di questo particolare nella manovra non vi è traccia.

D. – A fronte di tutto ciò, continuano ad aprire nelle principali città italiane altri casinò, ed è sempre più diffuso il gioco on line...


R. – Abbiamo dei centri fisici: sono decine di migliaia di installazioni, diffuse capillarmente nelle città, anche in prossimità di luoghi molto frequentati da minori. E poi abbiamo dei casinò dentro casa: le abitazioni domestiche diventano il terminale, la dependance di un casinò reale, dove c’è tutta la gamma dei giochi d’azzardo.


D. – C’è un problema sociale. In questo momento di crisi l’idea di poter accedere a guadagni facili, attraverso il gioco è molto allettante...


R. – E’ una fantasia che viene sfruttata dal marketing, cioè dalla pubblicità operativa, concretamente messa in atto dai concessionari. Chi ha di meno è più spinto ad azzardare. Su questa propensione, senza nessun intervento dell’Authority sulle comunicazioni e sulla pubblicità, si è costruito un marketing pervasivo ed insistente.


D. – Il gioco di azzardo, come ha detto il cardinale Bagnasco, è una nuova droga, produce dipendenza?


R. – Lo è letteralmente, come hanno spiegato illustri neurologi: ha gli stessi meccanismi di una droga. I meccanismi neurologici che attiva sono esattamente gli stessi e su questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato una definizione molto precisa, ma i nostri governi – da 20 anni – non l'hanno recepita.


D. – E le ricadute non sono solo individuali...


R. – La sofferenza è una sofferenza di tipo familiare: la sofferenza va sul coniuge, va sui figli e va sugli anziani, perché porta anche ad un disimpegno degli obblighi di assistenza familiare verso tutti i congiunti, a partire dai congiunti più deboli. (ap)


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