Un’esperienza preziosa su un piano missionario e religioso, ma anche civile e politico: così i comboniani in Uganda ricordano padre Tarcisio Agostoni, il loro confratello scomparso ieri all’età di 91 anni dopo una vita al servizio della Chiesa e dei diritti umani in Africa
Agenzia M
isna - Padre Hategek’Imana Sylvester, superiore provinciale dei comboniani in Uganda, dice alla MISNA di aver ricevuto i messaggi di condoglianze e di partecipazione di molti vescovi. “È una grande perdita – sottolinea il missionario – per i comboniani, per la Chiesa e per la gente dell’Uganda, un paese dove ha lasciato un segno profondo su un piano sia religioso che politico”.
Nato a Desio, nell’arcidiocesi di Milano, il 23 novembre 1920, padre Agostoni ebbe il suo primo apostolato “Ad gentes” a Gulu, nel nord dell’Uganda. Da allora cominciò un impegno missionario che lo portò tra l’altro ad assumere incarichi nelle comunicazioni sociali e a fondare “Leadership”, una rivista tesa a favorire una formazione sociale e politica centrata sui valori cristiani. “Quell’impegno – dice padre Sylvester – lo spinse a offrire un contributo indiretto ma decisivo alla nascita del Partito democratico ugandese di Paul Semogerere, favorendo nel medio e nel lungo periodo la nascita di una generazione più pluralista e aperta”.
L’impegno di padre Agostoni per l’Africa è continuato anche dopo l’esperienza in Uganda e l’incarico di superiore generale dei comboniani ricoperto tra il 1969 e il 1979. Cruciale in questo senso il libro “Lo Stato ha diritto di uccidere? Una domanda dall’Africa” (2002), nel quale il missionario definisce la pena di morte “una violazione del diritto alla vita, il diritto umano fondamentale stabilito da Dio”.
“Da alcuni anni – evidenzia il superiore provinciale dei comboniani – l’Uganda si sta muovendo verso l’abolizione completa della pena di morte: anche questa è un’eredità lasciata da padre Agostoni, da sempre in grado di esercitare un’influenza sulla dirigenza politica”.
Agenzia M
isna - Padre Hategek’Imana Sylvester, superiore provinciale dei comboniani in Uganda, dice alla MISNA di aver ricevuto i messaggi di condoglianze e di partecipazione di molti vescovi. “È una grande perdita – sottolinea il missionario – per i comboniani, per la Chiesa e per la gente dell’Uganda, un paese dove ha lasciato un segno profondo su un piano sia religioso che politico”.Nato a Desio, nell’arcidiocesi di Milano, il 23 novembre 1920, padre Agostoni ebbe il suo primo apostolato “Ad gentes” a Gulu, nel nord dell’Uganda. Da allora cominciò un impegno missionario che lo portò tra l’altro ad assumere incarichi nelle comunicazioni sociali e a fondare “Leadership”, una rivista tesa a favorire una formazione sociale e politica centrata sui valori cristiani. “Quell’impegno – dice padre Sylvester – lo spinse a offrire un contributo indiretto ma decisivo alla nascita del Partito democratico ugandese di Paul Semogerere, favorendo nel medio e nel lungo periodo la nascita di una generazione più pluralista e aperta”.
L’impegno di padre Agostoni per l’Africa è continuato anche dopo l’esperienza in Uganda e l’incarico di superiore generale dei comboniani ricoperto tra il 1969 e il 1979. Cruciale in questo senso il libro “Lo Stato ha diritto di uccidere? Una domanda dall’Africa” (2002), nel quale il missionario definisce la pena di morte “una violazione del diritto alla vita, il diritto umano fondamentale stabilito da Dio”.
“Da alcuni anni – evidenzia il superiore provinciale dei comboniani – l’Uganda si sta muovendo verso l’abolizione completa della pena di morte: anche questa è un’eredità lasciata da padre Agostoni, da sempre in grado di esercitare un’influenza sulla dirigenza politica”.
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