Soltanto la disponibilità a collaborare e la fiducia nell’altro permetteranno di raggiungere risultati concreti al vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici in corso a Durban: lo dice alla MISNA monsignor Geoff Davies, direttore dell’Istituto per l’ambiente delle comunità religiose dell’Africa australe (Safcei).
Agenzia Misna - “Ai dirigenti politici – sottolinea monsignor Davies, vescovo anglicano di Umzimvubu – chiediamo di mettere i valori umani davanti agli interessi economici e finanziari”. Con le stesse richieste e lo stesso spirito sabato migliaia di persone hanno raggiunto in corteo il complesso delle Nazioni Unite dove, ancora per cinque giorni, si sta svolgendo la diciassettesima Conferenza dei paesi firmatari della convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc). “I sudafricani – sostiene il vescovo – vogliono che i negoziatori mettano l’uomo e il pianeta prima del profitto”.
Il corteo è stato animato dalla protesta per la mancanza di intese a pochi giorni dalla chiusura del vertice. Durante la prima settimana dei lavori, l’Unione Europea ha proposto un prolungamento del Protocollo di Kyoto sui tagli alle emissioni di gas serra e, allo stesso tempo, la firma di un’intesa separata per i paesi non legati da quell’accordo ormai in scadenza. Dagli Stati Uniti al Canada, dall’Arabia Saudita all’India, diversi paesi continuano però a opporsi alle riduzioni obbligatorie. Secondo monsignor Davies, i rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina, le principali potenze industriali, “sono il simbolo della mancanza di fiducia e di collaborazione”.
Segnali differenti arrivano dall’area sub-sahariana, la regione del mondo che rischia di subire le conseguenze più gravi del surriscaldamento planetario. Il Sudafrica, il paese che organizza il vertice, sta guidando i negoziati per un accordo vincolante per tutti ma sta anche cercando di dare l’esempio: un piano di sviluppo nazionale presentato da Pretoria prevede tagli alle emissioni del 34% entro il 2020 e del 42% entro il 2025.
Agenzia Misna - “Ai dirigenti politici – sottolinea monsignor Davies, vescovo anglicano di Umzimvubu – chiediamo di mettere i valori umani davanti agli interessi economici e finanziari”. Con le stesse richieste e lo stesso spirito sabato migliaia di persone hanno raggiunto in corteo il complesso delle Nazioni Unite dove, ancora per cinque giorni, si sta svolgendo la diciassettesima Conferenza dei paesi firmatari della convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc). “I sudafricani – sostiene il vescovo – vogliono che i negoziatori mettano l’uomo e il pianeta prima del profitto”.Il corteo è stato animato dalla protesta per la mancanza di intese a pochi giorni dalla chiusura del vertice. Durante la prima settimana dei lavori, l’Unione Europea ha proposto un prolungamento del Protocollo di Kyoto sui tagli alle emissioni di gas serra e, allo stesso tempo, la firma di un’intesa separata per i paesi non legati da quell’accordo ormai in scadenza. Dagli Stati Uniti al Canada, dall’Arabia Saudita all’India, diversi paesi continuano però a opporsi alle riduzioni obbligatorie. Secondo monsignor Davies, i rapporti tra gli Stati Uniti e la Cina, le principali potenze industriali, “sono il simbolo della mancanza di fiducia e di collaborazione”.
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