I ministri degli Esteri riuniti a Rabat hanno dato tre giorni di tempo ad Assad per porre fine alla repressione armata e permettere l’ingresso di osservatori nel Paese, e chiedono una “soluzione della crisi senza alcun intervento straniero”. La Francia e il Marocco richiamano gli ambasciatori dopo gli attacchi alle ambasciate.
Damasco (AsiaNews) - La Lega araba ha dato tre giorni di tempo alla Siria per porre termine allo spargimento di sangue e permettere l’ingresso di osservatori; al termine del periodo scatteranno sanzioni non meglio specificate. “Smetteremo di perdere tempo. La gente continua a essere uccisa” ha detto durante una conferenza stampa il ministro degli Esteri del Qatar, Hamad bin Jasim al-Thani. Non è stato fornito alcun dettaglio sulle sanzioni che verranno adottate se il governo siriano non pone fine alla repressione armata, in base a quanto previsto dal piano di pace della Lega stessa.
Lo sceicco Hamad bin Jasim al-Thani ha dichiarato anche: “Non vogliamo parlare di un tentativo da ultima trincea, perché non vogliamo che questo suoni come un avvertimento. Ma posso dire che siamo vicini alla fine della strada per quanto riguarda gli sforzi della Lega araba su questo fronte”. Il testo del comunicato finale emesso dai ministri degli Esteri riuniti a Rabat afferma: “Osservatori devono essere inviati in Siria se il governo siriano firma l’accordo entro tre giorni a partire da oggi e la violenza e le uccisioni si fermano. Gli osservatori si assicureranno che la sicurezza e le milizie pro-governo non attacchino i dimostranti pacifici”.
La riunione di ieri ha confermato la sospensione di Damasco dalla Lega, se non ritira i mezzi corazzati dalle città, libera gli oppositori arrestati e non da’ inizio a colloqui con l’opposizione. Che, nel frattempo, assume un volto armato; un gruppo chiamato Free Syrian Army, composto da soldati e ufficiali che hanno disertato, ha attaccato ieri un comando della sicurezza siriana a sud-ovest di Damasco. Il comunicato della Lega araba afferma anche che “I ministri hanno sottolineato l’importanza dell’unità e della stabilità della Siria e il bisogno di una soluzione della crisi senza nessun intervento straniero”.
L’aumento della violenza è responsabilità del regime di Assad. E' quanto dichiara il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner: “Sia molto chiaro - ha detto - che sono le tattiche brutali di Assad e del suo regime nell’affrontare ciò che è cominciato come un movimento non violento a portare ora la Siria su un sentiero molto pericoloso”. La Francia e il Marocco hanno richiamato i loro ambasciatori da Damasco, dopo l’assalto di elementi pro-Assad alle rappresentanze diplomatiche dei due Paesi, oltre che degli Emirati arabi e del Qatar. Il ministro marocchino degli Esteri +, Taib Fassi Fihri ha dichiarato: "La decisione è stata presa da re Mohammed VI per protestare contro un sistema che non riesce a rinnovarsi".
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La riunione di ieri ha confermato la sospensione di Damasco dalla Lega, se non ritira i mezzi corazzati dalle città, libera gli oppositori arrestati e non da’ inizio a colloqui con l’opposizione. Che, nel frattempo, assume un volto armato; un gruppo chiamato Free Syrian Army, composto da soldati e ufficiali che hanno disertato, ha attaccato ieri un comando della sicurezza siriana a sud-ovest di Damasco. Il comunicato della Lega araba afferma anche che “I ministri hanno sottolineato l’importanza dell’unità e della stabilità della Siria e il bisogno di una soluzione della crisi senza nessun intervento straniero”.
L’aumento della violenza è responsabilità del regime di Assad. E' quanto dichiara il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Mark Toner: “Sia molto chiaro - ha detto - che sono le tattiche brutali di Assad e del suo regime nell’affrontare ciò che è cominciato come un movimento non violento a portare ora la Siria su un sentiero molto pericoloso”. La Francia e il Marocco hanno richiamato i loro ambasciatori da Damasco, dopo l’assalto di elementi pro-Assad alle rappresentanze diplomatiche dei due Paesi, oltre che degli Emirati arabi e del Qatar. Il ministro marocchino degli Esteri +, Taib Fassi Fihri ha dichiarato: "La decisione è stata presa da re Mohammed VI per protestare contro un sistema che non riesce a rinnovarsi".
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