Migliaia di fedeli manifestano stamattina in difesa della parrocchia di Thai Ha, contro l’illecita appropriazione di ciò che resta dei suoi terreni. Protestano anche per la campagna di diffamazione porta avanti contro di loro dalla televisione di Stato.
Asianews - Migliaia di cattolici sono scesi in piazza questa
mattina a Hanoi (nella foto), chiedendo giustizia per la parrocchia di Thai Ha e l’annesso monastero dei redentoristi. “Non invadete i nostri terreni religiosi”, “Restituite quello che avete preso”, “Basta con la diffamazione” si legge in alcuni dei cartelli innalzati dai presenti. All’origine della protesta, l’iniziativa del Comitato del popolo del quartiere di Dong Da che vuole impossessarsi di ciò che resta del terreno della comunità, per costruirvi un impianto per il trattamento delle acque usate dal vicino ospedale. Il terreno è ciò che resta dei 61.455 metri quadrati proprietà dal 1928 dei redentoristi, ridotti, con gli espropri a soli 2.700 mq. La disputa sui terreni ha raggiunto il suo apice fra il 2008 e il 2009, quando migliaia di cattolici hanno manifestato per giorni e conclusa in un processo farsa con la condanna per disturbo dell’ordine pubblico di otto cattolici.
L’attuale vicenda ha avuto inizio l’8 ottobre, quando il parroco, padre Joseph Nguyen Van Phuong, viene convocato nella sede del Comitato popolare del quartiere di Dong Da e informato della decisione di usare il terreno della parrocchia. Alle proteste dei religiosi e dei fedeli fa seguito il 3 novembre, l’attacco da parte di centinaia di poliziotti e militari con cani e picchiatori, seguiti da una troupe della televisione: urla, insulti con i megafoni, lancio di pietre e distruzione del portone. A fermare l’attacco fu l’accorrere di fedeli anche dalle parrocchie vicine, chiamate dalle campane della chiesa.
Il 16 novembre, più di 500 agenti e uomini delle forze di sicurezza hanno scortato decine di bulldozer che hanno dato il via alla realizzazione dell’impianto, a pochi metri dalla chiesa.
Oggi è proprio davanti alla sede del Comitato popolare che si svolge la manifestazione, che le autorità hanno tentato di prevenire, minacciando rappresaglie. E anche oggi, agenti in borghese fotografano e filmano i partecipanti. “Non ho paura”, dice ad AsiaNews Peter Tuan Nguyen. “Voglio - spiega – alzare il velo sulle ingiustizie che si commettono in Vietnam”. “Perché siamo qui? – gli fa eco Maria Thanh Tran – Per protestare di fronte alla comunità internazionale per le crescenti persecuzioni che stiamo sopportando da almeno 70 anni”. Non lontano dalla donna un cartello portato dalla parrocchia di Dong Anh dice “Non trasformate un luogo sacro in un luogo di dissipatezza”, riferendosi alla protesta della chiesa per l’appropriazione di un terreno parrocchiale trasformato in un dancing.
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mattina a Hanoi (nella foto), chiedendo giustizia per la parrocchia di Thai Ha e l’annesso monastero dei redentoristi. “Non invadete i nostri terreni religiosi”, “Restituite quello che avete preso”, “Basta con la diffamazione” si legge in alcuni dei cartelli innalzati dai presenti. All’origine della protesta, l’iniziativa del Comitato del popolo del quartiere di Dong Da che vuole impossessarsi di ciò che resta del terreno della comunità, per costruirvi un impianto per il trattamento delle acque usate dal vicino ospedale. Il terreno è ciò che resta dei 61.455 metri quadrati proprietà dal 1928 dei redentoristi, ridotti, con gli espropri a soli 2.700 mq. La disputa sui terreni ha raggiunto il suo apice fra il 2008 e il 2009, quando migliaia di cattolici hanno manifestato per giorni e conclusa in un processo farsa con la condanna per disturbo dell’ordine pubblico di otto cattolici.L’attuale vicenda ha avuto inizio l’8 ottobre, quando il parroco, padre Joseph Nguyen Van Phuong, viene convocato nella sede del Comitato popolare del quartiere di Dong Da e informato della decisione di usare il terreno della parrocchia. Alle proteste dei religiosi e dei fedeli fa seguito il 3 novembre, l’attacco da parte di centinaia di poliziotti e militari con cani e picchiatori, seguiti da una troupe della televisione: urla, insulti con i megafoni, lancio di pietre e distruzione del portone. A fermare l’attacco fu l’accorrere di fedeli anche dalle parrocchie vicine, chiamate dalle campane della chiesa.
Il 16 novembre, più di 500 agenti e uomini delle forze di sicurezza hanno scortato decine di bulldozer che hanno dato il via alla realizzazione dell’impianto, a pochi metri dalla chiesa.
Oggi è proprio davanti alla sede del Comitato popolare che si svolge la manifestazione, che le autorità hanno tentato di prevenire, minacciando rappresaglie. E anche oggi, agenti in borghese fotografano e filmano i partecipanti. “Non ho paura”, dice ad AsiaNews Peter Tuan Nguyen. “Voglio - spiega – alzare il velo sulle ingiustizie che si commettono in Vietnam”. “Perché siamo qui? – gli fa eco Maria Thanh Tran – Per protestare di fronte alla comunità internazionale per le crescenti persecuzioni che stiamo sopportando da almeno 70 anni”. Non lontano dalla donna un cartello portato dalla parrocchia di Dong Anh dice “Non trasformate un luogo sacro in un luogo di dissipatezza”, riferendosi alla protesta della chiesa per l’appropriazione di un terreno parrocchiale trasformato in un dancing.
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