sabato, settembre 24, 2011
Continua il nostro appuntamento con le Fiabe di Silvio Foini

Nel bel mezzo del mare un’onda correva felice assieme alle sue sorelle. Ve ne erano alcune più grandi ma anche alcune più piccole, e lei si divertiva un mondo a superarle tutte in velocità e ad alzare la sua cresta per poi ritornare piccolina. Le sorelle la guardavano osservando il suo strano comportamento. Una di loro le domandò: “Scusami se te lo chiedo, ma che stai facendo? Non potresti correre tranquilla sino alla riva come facciamo tutte noi?”. L’ondina rispose spumeggiando: “Sai sorellina, sto facendo le prove per diventare grande come te. Mica posso arrivare sulla spiaggia senza nemmeno farmi notare. Ne convieni?”. “Grande o piccina, che differenza vuoi che faccia? Noi non abbiamo compiti specifici. Di come arriviamo e come ci infrangiamo sugli scogli non importa nulla davvero a nessuno”, rispose sbuffando la sorella. La piccola onda fece le spallucce sollevando con questo movimento una stella marina e due cavallucci di mare che si indispettirono alquanto. “Non puoi lasciarci stare in pace? Noi non desideriamo venire con te… magari ci getterai su uno scoglio facendoci morire! Cerca di correre per conto tuo. Non gradiamo la tua compagnia”. Dette queste parole se ne tornarono verso il fondo, al sicuro.

Intanto il mare con il suo perpetuo movimento seguitava a spingere le sue figliole verso le sponde lontane e il viaggio della piccola ondina continuava. Su e giù monotonamente. Ci fosse stato almeno un buon vento, magari un buon Scirocco, si sarebbe divertita moltissimo. Invece solamente qualche refolo di Maestrale senza nessuna particolare intensità. “Mi toccherà una vita piatta a quel che vedo – pensò tristemente – Non sarò servita a nulla purtroppo”.

Mentre triste triste si avviava verso una bella spiaggia assolata dove tanta gente stava a divertirsi, vide da lontano un bambino che frignava e scalciava perché non voleva ubbidire alla sua mamma che gli ordinava di uscire dall’acqua. L’ondina birichina capì di aver trovato lo scopo della propria esistenza e raddoppiò l’andatura. In men che non si dica, raggiunse la spiaggia, si diede una bella spinta, alzò la sua cresta più che poté e con un bel salto piombò sul bambino spaventandolo moltissimo tanto che questi uscì correndo a rifugiarsi fra le sicure braccia della mamma. La mamma rise a crepapelle: “Visto che accade ai bambini che non danno mai ascolto? Ben ti sta!”. Poi ringraziò mentalmente la piccola onda che si ritirò dalla riva soddisfatta. “Anch’io sono servita a qualcosa – pensò felice ritornandosene in seno a suo padre, il mare…

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